Un progetto nato da alcuni preziosi fondi filmici e documentali conservati dalla Cineteca di Bologna: il fondo Vittorio Martinelli, la collezione Fausto Correra, il fondo Leda Gys. Il ‘pittoresco’ napoletano e l’emigrazione, nelle immagini di fine ‘800 e primi ‘900, confrontate al mondo della Little Italy rievocata dalla famiglia Scorsese in Italianamerican. Una mostra rende omaggio alla figura del tenore Caruso, protagonista di My Cousin.

Sezione a cura di Elena Correra e Luigi Virgolin

Il 1910 è l’anno in cui per la prima volta finisce l’anonimato dei cineasti e si afferma il carisma dei nomi di attori e registi, ossia la mitologia del divismo: Falena, Feuillade, Novelli, Bertini, Perret, Jasset, Denola, Monca, Capellani e altri. Il nostro programma propone anche un ventaglio di film europei che compongono un lungo viaggio ideale nel 1910 che, da Parigi, percorre Vienna, Praga, l’Italia per arrivare fino all’Himalaya.

Sezione a cura di Mariann Lewinsky

Dalle prime “perle” dei fratelli Lumière alla versione integrale di Metropolis, dall’irriverente Boudu di Renoir a una “sacra rappresentazione” di de Oliveira, passando dall’inferno dell’Indocina secondo Schoendoerffer (317me Section) a una rara storia d’amore di Bergman e da un classico del noir come Night and the City di Dassin, nella inedita versione britannica, a un cortometraggio ritrovato di Rossellini: una scelta di capolavori e di film rari o inediti restaurati dalle cineteche di tutto il mondo e restituiti alla loro bellezza.

Sezione a cura di Peter von Bagh, Gian Luca Farinelli e Guy Borlée

L’artista della modernità Fellini è uno dei protagonisti del Cinema Ritrovato con il grandioso affresco visionario sulla capitale, Roma, restituito al suo splendore luministico e cromatico da un nuovo restauro. Inoltre un dossier su un misterioso progetto di ‘metamorfosi’, nato dalla collaborazione con Bernardino Zapponi, presenterà dei documenti inediti sul laboratorio felliniano. Si scopriranno anche le sequenze tagliate dello Sceicco bianco.

Sezione a cura di Roberto Chiesi

La presentazione, se pur parziale, di L’arte di far ridere, ‘cavalcata comica’ realizzata da Alessandro Blasetti andata in onda sulla Rete 1 della RAI in cinque puntate tra il 1973 e il 1974, si propone come il primo di una serie di approfondimenti dedicati alla lunga e prolifica collaborazione di Blasetti con la televisione, per la quale ha realizzato diversi programmi dagli inizi degli anni ‘60 fino alla fine degli anni ‘70: da Gli italiani del cinema italiano (1964), a Storie dell’emigrazione (1972) e I racconti di fantascienza(1979) fino a Il mio amico Pietro Germi (1980) per citarne alcuni.

Programma a cura di Alfredo Baldi e Michela Zegna

Benvenuto a Stanley Donen, cineasta classico e moderno, maestro americano di musical e commedia. Da ritrovare, nell’incanto d’uno schermo grande e avvolgente, un musical urbano di magnetica energia coreografica come It’s Always Fair Weather, la fantasia romantica e fashionist Funny Face, l’irresistibile divertimento thriller sentimentale Sciarada e Due per la strada: prove di come il cinema di Donen abbia mantenuta salda la sua cifra fulgida e leggera. E naturalmente Singin’ in the rain, il musical all’apogeo della sua felicità.

Sezione a cura di Guy Borlée e Peter von Bagh

Jean-Luc Godard è anche l’autore occulto delle bande-annonce dei suoi film, che si susseguiranno in un programma speciale. Inoltre Alain Bergala presenterà un dossier sulle matrici filmiche di Pierrot le fou, André S. Labarthe il suo leggendario rendez-vous fra Fritz Lang e Godard e Dominique Païni un filmato inedito sul dietro le quinte della tormentata esposizione Voyage(s) en utopie.

Sezione a cura di Roberto Turigliatto, Rinaldo Censi, Alain Bergala, Dominique Païni e André S. Labarthe 

Anni 1945-1948, la guerra vera è finita e la guerra fredda non è ancora cominciata. Mentre gli schieramenti ideologici si contendono il mondo, tutti sembrano aver voglia di cinema, e al cinema sembra si possa dire, finalmente, ciò che si vuole. I film della rassegna presentano “una varietà di storie tutte dentro la Storia”, nate con fertile dirompenza ai margini del canone neorealista. Il clima convulso e angosciato del dopoguerra si manifesta anche in una scelta di film francesi, inglesi, tedeschi e svedesi.

Sezione a cura di Goffredo Fofi, Gian Luca Farinelli e Peter von Bagh

Tra il maggio e l’autunno del 1946 Robert Florey lavorò come assistente alla regia di Charlie Chaplin al film Monsieur Verdoux. Di quei mesi conserviamo tra l’altro alcune lettere all’amico e confidente Maurice Bessy (editore della rivista “Cinémonde”, collezionista, collaboratore di Welles e Duvivier, uomo di cinema…) con il quale qualche anno dopo Florey firmerà il libro Monsieur Chaplin ou le rire dans la nuit. Nessuno di esterno ai fedelissimi – Reeves, Bergman, Totheroh e pochi altri – era stato fino a quel momento così vicino a Chaplin da poterne raccontare le zone d’ombra, i malumori e le insicurezze.Florey era senz’altro consapevole dell’eccezionalità della sua posizione tanto che arrivò a far stenografare le indicazioni (e le imprecazioni) di Chaplin ai suoi collaboratori durante una delle scene girate insieme. Eppure dalla corrispondenza con Bessy dallo scrapbook di disegni, schizzi, appunti, presumibilmente sottratti dal set, trapela ancora l’ammirazione incondizionata di Florey per ‘Charlot’ come lo chiama, o ‘le vieux Maître’.Siamo nel 1946 e forse per la prima volta Chaplin, che aveva incarnato i suoi tempi come nessun altro prima di lui (“come se il ritmo stesso del suo corpo in movimento fosse quello del mondo” aveva detto Cocteau) avvertiva uno scollamento dal cinema e dal linguaggio del cinema, dalla sua epoca e dal ‘Sistema America’. Verdoux è la metamorfosi di Charlot nel suo contrario” scriverà Bazin. L’occhio di Florey registrò questa metamorfosi.

Sezione a cura di Cecilia Cenciarelli

In collaborazione con Kevin Brownlow

Tutti i film muti esistenti di Ford: una riscoperta storiografica, un’opera dal respiro largo e profondo, molto più di un preludio alla maturità. Dall’esordio di Straight Shooting attraverso titoli come The Iron Horse, Hangman’s House, Four Sons: nascita di un linguaggio, di un epos, di una nazione. Prende forma una poetica dei generi nel primo sonoro di Ford, e scorrono contrasti virili nella U.S. Naval Academy, prison movie con venature comiche, avventure militari, storie di solitudine e di famiglie: fino a Pilgrimage, primo capolavoro sonoro.

Sezione a cura di Peter von Bagh e Guy BorléeCon la collaborazione di Caitlin Robertson e Schawn Belston (Twentieth Century Fox) 

Continuiamo a esplorare il cinema femminile delle origini: tocca quest’anno alle donne senza paura, miti e scatenate in film francesi, italiani, americani, russi… Sono spie e ladre sportive, amazzoni e acrobate, donne forti e forzute: tutte immagini di una femminilità in movimento, in transizione dalle convenzioni del vecchio mondo alle promesse di una modernità ancora da inventare.

Sezione a cura di Monica Dall’Asta e Mariann Lewinsky

Questi anni disastrosi in cui viviamo, almeno un merito lo hanno avuto, ci stanno restituendo la lucentezza e la molteplicità dei colori di cento anni di cinema.

Il colore cinematografico, chimera di tutti gli sperimentatori che, fin dai primi vagiti, immaginarono un cinema colorato; se ancora non era possibile registrarlo s’inventavano il pennello, l’imbibizione, il viraggio; e poi il pochoir.

Il colore doveva servire ad avvicinare il cinema alla realtà, ma è evidente che, al contrario, lo allontanava: meraviglioso principio d’infedeltà, solo il tempo, in un film, è più falso dei suoi colori!

Programma Il Colore nel Muto a cura di Mariann Lewinsky

Programma Alla ricerca del colore dei film a cura di Gian Luca Farinelli e Peter von Bagh

Il nostro programma presenta una prima panoramica di 24 film del regista francese Albert Capellani (1874-1931), abbracciando gli otto anni della sua carriera in Francia: dal debutto registico Le Chemineau che vide la sua prima nel gennaio del 1906 fino a Le Chevalier de Maison-Rouge con il suo esordio nel gennaio del 1914, ultima opera di Capellani distribuita in Francia prima della guerra. La conclusione è rappresentata da The Red Lantern con Alla Nazimova nel ruolo principale, film girato da Capellani negli USA (1919): questo in vista delle prosecuzione l’anno prossimo, dove – accanto a un’ulteriore serie francese di pellicole di Capellani, in parte oggetto di nuovi restauri – esploreremo anche la sua produzione americana.

Sezione a cura di Mariann Lewinsky

Come ogni anno, studiosi d’ogni parte del mondo e ‘scavatori di tesori’ porteranno a Bologna materiali rari o mai visti su grandi cineasti che saranno oggetto di altrettanti dossier: come scoprire tutto il mondo in un’ora sola…

Sezione a cura di Gian Luca Farinelli e Peter von Bagh