MICHEL CIMENT, LE CINÉMA EN PARTAGE

Simone Lainé

F.: Georges Diane, Serge Vincent; Mo.: Marie Da Costa; Mu.: Chadi Chouman, David Trescos ; Su: Didier Charentin; Int.: Michel Ciment, Quentin Tarantino, Wim Wenders, Joel Coen, Arnaud Desplechin; Prod.: Magali Chirouze (Adalios), TV Rennes 35 – Rennes cité media, Réaction en chaines, CinéCinéma, TLSP (Union des Télévisions Locales de Service Public) Digibeta. D.: 52’; Col .

info_outline
T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Critico di cinema, giornalista, scrittore, docente, Michel Ciment è un testimone di primo piano della storia del cinema di questi ultimi cinquant’anni. Grande analista di questo universo in perpetuo movimento, scopritore di nuovi talenti, aggressivo contro i “tiepidi”, incline alle invettive, ci fa condividere il suo insaziabile appetito e la sua passione, rimasti intatti col passare degli anni. (…)
Michel Ciment meritava il ritratto realizzato con amore da Simone Lainé. Il documento è appassionante, proprio perché lo è Michel Ciment. Simone Lainé lo ha intervistato perché descrivesse il suo percorso iniziato dal 1963 alla redazione di “Positif”, ma ha anche interpellato numerose personalità della settima arte che hanno accompagnato il suo itinerario e gli portano un profondo rispetto e ammirazione, alcuni anche una profonda riconoscenza.
Nei primi istanti del film, Michel Ciment racconta che, prima di diventare critico, aveva a sua volta divorato e digerito i testi critici degli altri. Propone nel 1963 alla redazione di “Positif” un articolo su Il processo di Orson Welles. Il testo, con sua grande sorpresa, viene pubblicato e, a partire da quel momento, la rivista e il giovane cinefilo legano i loro destini per un’intera esistenza.
Ciment si riconosce con più naturalezza in “Positif” che nei “Cahiers du Cinéma”, le due testate che si combattevano una guerra senza pietà dalle rispettive colonne. La loro rivalità è un aspetto della leggenda delle due riviste ma anche della critica di cinema in generale. Ciment riconosce in “Positif” un’appartenenza ai valori della sinistra che gli sono cari. Soprattutto trova in “Positif” il giornale ideale per esprimere il proprio punto di vista sul cinema e anche sul mondo. Il giovane giornalista non è interessato soltanto ai film. Ciment vuole condurre oltre la sua riflessione, incontrare i cineasti per comprendere meglio la complessità delle loro démarche artistiche per la realizzazione di un film. Percorrerà sempre il mondo per incontrare dei cineasti e dedicherà numerosi libri ad alcuni di loro (Kubrick, Boorman, Anghelopulos etc.). Nel documentario, Michel Ciment afferma di essere arrivato in quel mondo in un momento privilegiato, un momento cerniera della storia del cinema, quando i grandi cineasti classici come Mankiewicz erano al crepuscolo e quando debuttavano quelli che oggi sono considerati come i maestri del presente. Ciment menziona soprattutto Scorsese (…).
Il Kubrick di Ciment non è solo un libro che ha permesso, grazie alla grande chiaroveggenza del suo autore, di dissezionare e comprendere il cinema di Kubrick, i legami fra i suoi film etc. Il libro presenta anche, nel modo più eloquente, i fondamenti stessi della cinefilia di Michel Ciment. (…)
Nel documentario, Michel Ciment è elogiato da alcuni grandi cineasti. Tarantino, cinefilo inveterato che ha assunto anch’egli, in un altro registro, un ruolo di modello di riferimento, parla di Ciment come di un professore. Gli altri cineasti interpellati (Wenders, Joel Coen, Arnaud Desplechin etc.) esprimono anch’essi la loro ammirazione. Dicono che Ciment non è un critico come gli altri, si distingue per la sua capacità di percepire nei film quello che non vede nessuno. Così, Ciment ha potuto stringere delle relazioni quasi privilegiate con i cineasti perché riconoscono in lui, più che il maestro-campione della critica talvolta descritto da alcuni, anche un testimone sincero e appassionato di cinema, il cui vettore principale è la condivisione. (…)
Il ritratto tracciato da Simone Lainé è certo assai benevolo, tutto elogi, ma ciononostante costituisce una testimonianza sincera, appassionante e giusta, del ruolo che detiene Michel Ciment nel mondo del cinema. (…) Come racconta Ciment, che cita Truffaut, “tutti esercitano due mestieri: il proprio e quello di critico cinematografico”. Tutti possono emettere un parere sui film, e Ciment lo spiega molto bene. Suggerisce anche, maliziosamente, che si appronti una sorta di licenza di critica, sul modello della licenza di guida, dove il candidato dovrebbe provare una certa competenza prima di vedersi accordato il diritto di guidare gli spettatori (o no) verso un film o un altro. (…)

Copia proveniente da