PROTÉA

Victorin-Hippolyte Jasset

F.: Lucien Andriot; Int: Josette Andriot (Protéa), Lucien Bataille (L’Anguille) Charles Krauss (Barone di Nyborg) Henri Gouget (M. de Robertsau); Prod.: Eclair

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Josette Andriot non aveva certo il profilo delle “prime attrici” d’anteguerra. Scritturata nel 1910 da Jasset per le sue qualità di cavallerizza, si rivelò di volta in volta campionessa di nuoto e acrobata, prima di dar prova di disponibilità illimitata nel ruolo di Protéa. Si trattava di un personaggio che rivoluzionava la tradizione dell’avventura, la cui espressione passava di solito attraverso un eroe di sesso maschile. Dovuta incontestabilmente a Jasset, l’innovazione doveva essere perfezionata in seguito da Feuillade. Il film d’azione ne uscì rinvigorito. Gli americani appresero la lezione: nei serial che lanciano dal 1915 alla conquista della Francia, affidano regolarmente il ruolo principale a una donna: Pearl White, Ruth Roland, Helen Holmes, Juanita Hansen…. La prima avventuriera del cinema muto, nel 1913, è dunque Protéa. Tre anni prima della comparsa di Mata Hari e Martha Richard, è la prima eroina di un nuovo genere, che non si chiama ancora „film di spionaggio“, ma film patriottico“. È una Mata Hari che oltre a saper ballare ha imparato a domare le belve feroci e a lanciarsi nel vuoto al volante di un’auto, una Martha Richard che oltre a saper pilotare un aereo ha imparato a saltare da un ponte in fiamme a bordo di una bicicletta. Prodotto e distribuito dalla casa Eclair nel settembre 1913, Protéa rappresenta l’apoteosi di un’attrice fin qui usata da Jasser in ruoli sì notevoli ma troppo furtivi per poterle conferire quello statuto divistico che avrebbe poi ben dimostrato di meritare. Il successo di questo primo film della serie si deve tanto al genio di Jasset quanto alla personalità della giovane attrice.

Francis Lacassin, in La Persistance des images, 1998, p 36

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