THE LIFE AND DEATH OF 9413, A HOLLYWOOD EXTRA

Robert Florey e Slavko Vorkapich

Scen.: Robert Florey, Slavko Vorkapich; Int.: Jules Raucourt (9413), George Voya (la star), Robert Florey (direttore del cast), Adriane Marsh (13); Prod.: Robert Florey; Pri. pro.: 17 giugno 1928. 35mm. D.: 11’ a 24 f/s. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

The Life and Death of 9413 – A Hollywood Extra fu […] certamente il primo tentativo importante e compiuto di Florey di realizzare un film non commerciale. Il periodo di gestazione fu lungo. Pochi anni dopo il suo arrivo a Hollywood, Florey concepì l’idea di fare un cortometraggio sulle impressioni di un attore “qualunque” che giunge nella capitale del cinema con il sogno di diventare una stella ma vede le proprie speranze infrangersi. L’idea fu forse ispirata a Florey ai tempi in cui faceva il corrispondente per “Cinémagazine”, quando era in contatto con molti aspiranti attori più o meno fortunati la cui carriera si trovava a dipendere dai capricci del pubblico e dalle bizze dei produttori. […] [Slavko] Vorkapich fu incaricato della costruzione dei set in miniatura, fatti per lo più con cubi di carta, scatole di sigari, lattine, giocattoli e altre carabattole. Ci misero giorni per realizzarli. Florey ritagliava dei quadrati dalle sagome di cartone delle camicie e Vorkapich li dipingeva in maniera impressionistica per farli sembrare degli edifici. L’”effetto del suolo lastricato d’oro” in paradiso fu ottenuto con “l’abile disposizione di scatole di sardine lucidate”. […] Dopo averlo finito Florey mostrò il suo piccolo film a Charlie Chaplin, che ne fu così impressionato da guardarlo cinque volte e poi invitò i pezzi grossi di Hollywood a una proiezione a casa sua. Il pubblico si aspettava una delle trovate comiche dell’attore. Florey, temendo che gli ospiti reagissero negativamente alla sua satira di Hollywood, si nascose nella cabina di proiezione e cancellò il suo nome dai titoli. Ma inaspettatamente “i produttori e le star […] si interessarono molto a questa nuova tecnica e alle insolite angolazioni delle riprese”. Quando Chaplin rivelò l’identità dell’autore, Florey raccolse gli applausi del pubblico. Douglas Fairbanks si appassionò così tanto che mise a disposizione di Florey la sua sala di montaggio perché potesse preparare A Hollywood Extra per la proiezione nelle sale. L’entusiasmo fu condiviso perfino da un regista tradizionale come Henry King: “Piacque da pazzi a tutti […] Era molto in anticipo sui tempi […] un colpo di genio […] l’idea più originale che avessi mai visto”.

Brian Taves, Robert Florey, the French Expressionist, The Scarecrow Press, Metuchen/New York/London 1987