LA 317ème SECTION

Pierre Schoendoerffer

T. it.: 317° battaglione d’assalto; Sog.: dal romanzo omonimo di Pierre Schoendoerffer; Scen.: Pierre Schoendoerffer; F.: Raoul Coutard; Mo.: Armand Psenny; Mu.: Pierre Jansen; Su: Jean Nény, Te Hak Kheng; Int.: Jacques Perrin (tenente Torrens), Bruno Cremer (maresciallo Willsdorff), Pierre Fabre (sergente Roudier), Manuel Zarzo (caporale Perrin), Boramy Tioulong (sergente ausiliario Ba Kut); Prod.: Georges de Beauregard, Benito Perojo per Les Productions Georges de Beauregard/ Producciones Benito Perojo/Rome Paris Films; Pri. pro.: 31 maggio 1965. 35mm. D.: 94’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Georges de Beauregard aveva prodotto i miei primi tre film, La Passe du diable (I figli di Gengis Khan, 1958), Ramuntcho (1958) e Pêcheurs d’Islande (1959), che erano stati dei successi. Gli ho proposto un progetto di film sulla guerra d’Indocina. “La vostra storia di boy-scout non m’interessa!”, mi aveva risposto. Tanto che il progetto è rimasto bloccato per cinque anni. Piuttosto di gettare nella spazzatura tutti gli appunti che avevo preso, ho deciso di farne un libro, che è andato molto bene. A quel punto, Beauregard ha convenuto che si potesse prendere in considerazione l’idea di trarre un film dal libro. È stato realizzato con mezzi derisori, il che non mi ha preoccupato veramente perché dicevo sempre che la guerra d’Indocina è stata “una guerra di poveri”. Allora fare “un film di poveri” andava nel senso di quello che volevo raccontare. (…) Uno dei miei ricordi della guerra d’Indocina sono le lunghe marce estenuanti nella giungla, sotto delle piogge incessanti. (…) C’era questo sentimento paradossale di pericolo, di isolamento in un mondo straniero e la gioa di vedere questi paesaggi, come dice Willsdorff (il personaggio interpretato da Bruno Cremer): “Com’è bello”. Questo paese ci affascinava. (…) Il découpage era concepito in funzione della natura del territorio. L’ambiente era importante come i personaggi. Coutard aveva un’équipe di assistenti cameraman che erano tutti reduci dall’Indocina e che formavano una sorta di zoccolo duro (…). Io volevo che si restasse tutto il tempo con la sezione e che non si uscisse dalla giungla. (…) Volevo che la mdp fosse un soldato invisibile pur appartenendo ad un gruppo. (…) Non volevo che la mdp vedesse i Viet più di quanto non li vedessero i soldati. Quando vedete i Viet, anche loro vi vedono. (…) Il film è un’eco dell’esperienza che avevo vissuto per tre anni in Indocina. Ero cameraman, filmavo i generali comandanti in capo, i ministri che venivano a tastare il polso della situazione della guerra d’Indocina, i re, ed ero anche assieme alla truppa per le lunghe marce, condividevo con loro la pioggia, il sole e i proiettili. Sono stato ferito, mi hanno fatto prigioniero e sono andato in fondo alla miseria umana: i tre quarti dei miei compagni non sono ritornati e sono morti per strada, nei campi. Ho vissuto tre anni di cui riempire una vita. Ho sentito il bisogno di testimoniarlo in un momento in cui cercavo quale potesse essere la mia strada nel cinema.

Pierre Schoendoerffer, Entretien avec Pierre Schoendoerffer, a cura di Bernard Payen, 13 aprile 2010, da La 317éme Section, Cinémathèque Française, Parigi 2010

 

Questo film di Pierre Schoendoerffer, senza dubbio il più bel film di guerra del cinema francese, è un racconto di finzione documentaria. La storia che racconta è vera, vissuta nei minimi dettagli. Tutto appare preciso, frutto di un’osservazione e di un’esperienza sul terreno anche da parte di coloro che hanno realizzato questo film: Pierre Schoendoerffer aiutato da Raoul Coutard, suo direttore della fotografia. Entrambi si erano conosciuti durante la guerra d’Indocina, uno era corrispondente di guerra, l’altro fotografo dell’esercito. Questo film magnifico in bianco e nero, più il grigio delle uniformi inzuppate e il folto fogliame della Cambogia (dove fu girato), pudico e rigoroso, reca le tracce della loro esperienza militare durante gli scontri del maggio 1954, vale a dire gli ultimi giorni della caduta di Dien Biên Phu, decisiva disfatta militare francese. È quindi la storia di un battaglione comandato dal giovane tenente Torrens (Jacques Perrin), assistito dal maresciallo Willsdorff (Bruno Cremer), un reduce della Wehrmacht. Il film racconta la loro avventura, la traversata delle linee nemiche, gli scontri, le intemperie, l’acqua, il fango e la dissenteria, la traversata delle risaie e dei fiumi, i feriti e i morti. La bellezza deriva dalle inquadrature, dal senso straordinario delle inquadrature ravvicinate che permettono di vedere ogni fogliame, ogni filo d’erba, come se si fosse lì, e consente di seguire lo spostamento casuale e caotico di questo battaglione militare in una giungla che si chiude su se stessa come una trappola. Pierre Schoendoerffer è fautore di un cinema verità. Più per lasciare una traccia nella memoria degli avvenimenti che per piacere. (…) Solo la bella musica di Pierre Jansen, moderna e liturgica, si eleva al di sopra di questi uomini e annuncia il loro funesto destino. Girato nel 1964, La 317ème Section ricorda allo stesso tempo il cinema di Jean Rouch e la Nouvelle Vague che dilagò qualche anno prima. (…) I codici militari, la gerarchia fra gli uomini, il linguaggio e la gestualità sono rievocati nell’azione mostrata con una precisione stupefacente.

Serge Toubiana, Le plus beau film de guerre du cinéma français, da La 317ème Section, Cinémathèque Française, Parigi 2010

Copia proveniente da

Restaurato dalla Cinémathèque Française e da StudioCanal con il supporto della Franco-American Cultural Fund