Four Sons
T. it.: L’ultima gioia; Sog.: dal racconto Grandma Bernle Learns Her Letters di I. A. R. Wylie; Scen.: Philip Klein; Didascalie: Katherine Hilliker, H. H. Caldwell; F.: George Schneiderman, Charles G. Clarke; Mu: S. L. Rothafel, Erno Rapee e Lew Pollack (canzone Little Mother); Int.: Margaret Mann (Frau Bernle), James Hall (Joseph Bernle), Earle Foxe (Maggiore Von Stomm), Charles Morton (Johann Bernle), Francis X. Bushman, Jr. (Franz Bernle), George Meeker (Andres Bernle), Albert Gran (portalettere), Frank Reicher (direttore), Hughie Mack (albergatore), Michael Mark (inserviente di Von Stomm), August Tollaire (borgomastro), June Collyer (Annabelle Bernle), Wendell Phillips Franklin (James Henry), Ruth Mix (ragazza di Johann), Jack Pennick (amico americano di Joseph), Leopoldo Arciduca d’Austria (capitano tedesco), Robert Parrish (bambino), L. J. O’Connor (locandiera); Prod.: William Fox Film Corp.; Pri. pro.: 13 febbraio 1928. 35mm. D.: 99’ a 24 f/s. Bn.
Scheda Film
Il capolavoro del 1927 di F.W. Murnau Sunrise: A Song of Two Humans fece un’impressione enorme a Hollywood. In partenza per la Germania, dove avrebbe incontrato Murnau, Ford concesse un’intervista al “Moving Picture World” che riferiva: “Dopo aver visto dei giornalieri di Sunrise, Ford ha affermato di ritenere che si tratti del più grande film mai prodotto. Ford ha detto di dubitare che nei prossimi dieci anni possa essere realizzata una pellicola migliore”. L’esplicita e finanche eccessiva imitazione di Murnau, girata da Ford nel 1927 e distribuita all’inizio dell’anno successivo con una colonna sonora musicale ed effetti sonori sincronizzati, si intitolava Four Sons. Fotografato sontuosamente da George Schneiderman e Charles G. Clarke, con l’impiego di frequenti movimenti di macchina, il film rende ancora più esplicito l’omaggio stilistico a Murnau evocando le sofferenze di una famiglia tedesca decimata dagli orrori della Grande guerra. Ford considerava Four Sons la “prima storia veramente buona” che avesse mai girato (era l’adattamento di un racconto, apparso sul “Saturday Evening Post”, di A.R. [Ida Alexa Ross] Wylie, che gli fornì anche il materiale di partenza per Pilgrimage, del 1933).
Il film narra di una madre bavarese (Margaret Mann) che giunge in America dopo la morte in battaglia di tre dei suoi figli. Ford passa da una descrizione comica e quasi da operetta della vita provinciale d’anteguerra a scene da incubo, stilizzate all’estremo, di massacri su un campo di battaglia avvolto nella nebbia. Il regista comunica efficacemente dramma di una donna normale travolta da eventi epocali che sfuggono al suo controllo, ma la stravaganza visiva del film soffoca a volte la semplicità emotiva della storia, la situazione tipicamente fordiana di una famiglia del Vecchio Continente distrutta e ricostituita in un nuovo paese.
(da Searching for John Ford)