Albert Capellani: Un Cinema di Grandeur

Grazie al sostegno di molti archivi e della Fondation Jérôme Seydoux-Pathé, il nostro programma presenta una prima panoramica di 24 film del regista francese Albert Capellani (1874-1931), abbracciando gli otto anni della sua carriera in Francia: dal debutto registico Le Chemineau che vide la sua prima nel gennaio del 1906 fino a Le Chevalier de Maison-Rouge con il suo esordio nel gennaio del 1914, ultima opera di Capellani distribuita in Francia prima della guerra. La conclusione è rappresentata da The Red Lantern con Alla Nazimova nel ruolo principale, film girato da Capellani negli USA (1919): questo in vista della prosecuzione l’anno prossimo, dove – accanto a un’ulteriore serie di pellicole francesi di Capellani, in parte oggetto di nuovi restauri – esploreremo anche la sua produzione americana.

Salvo errori, questa è la prima grande rassegna su Capellani. Michel Marie ha osservato alla fine del suo saggio su Germinal (in: La Persistance des images, 1996, pp. 40-41) che Capellani è probabilmente il più sottovalutato regista degli anni Dieci. E lo è – aggiungo io – anche per gli anni precedenti. Questa retrospettiva è nata grazie a film come Les Deux Soeurs (1907), Amour d’Esclave (1907) o Samson (1908), che mi hanno fatto notare dal 2006 (1906) in poi, durante le sistematiche visioni in preparazione delle rassegne “Cento anni fa” la sorprendente qualità dei film di un certo Albert Capellani, impressione che nella scorsa edizione, con L’Assommoir (1908) et La Mort du Duc d’Enghien, si è consolidata. L’opera di Capellani merita d’essere mostrata per esteso, di essere conosciuta e apprezzata, ben oltre la ricerca storiografica. Nei lavori di Richard Abel, Ben Brewster e Lea Jacobs, Tom Gunning, Michel Marie, Eric Le Roy, Bernard Basset-Capellani e tanti altri ancora, vengono sottolineate la statura e l’importanza di Capellani; sulla S.C.A.G.L. (La Société cinématographiques des auteurs et gents de lettres) sono anche stati pubblicati dei saggi dove compaiono alcuni film del regista, senza che il suo nome venga riportato neppure una volta.

La sezione non è articolata in modo cronologico, bensì suddivisa in diversi capitoli tematici. I programmi sono delle configurazione filmiche per delineare alcuni tratti particolari di questa grande ‘Oeuvre’.

Capellani è un regista di narrazioni importanti, intreccia luoghi e personaggi in maniera così sorprendente da conferire a film brevi un’estensione e un’ampiezza tali che le indicazioni sulla lunghezza in metri o minuti risultano spesso incredibili: come può essere che L’Épouvante sia lungo solo 11 minuti? E Pauvre mère e Mortelle Idylle solo 6 minuti ciascuno? Capellani lavorava nei primi anni con regolarità a quel genere in cui presero vita i film più lunghi e dove erano frequenti le grandi produzioni di 275m fino a 400m (15-20min), le Scènes de féerie et contes. La féerie teatrale, nella Francia del 19° secolo una forma popolarissima e prolifica del teatro musicale, trovò nel cinema antecedente al 1910 il suo ultimo erede (per noi una documentazione preziosa di questo spettacolo estinto). Capellani ha creato, nel 1907, un’affascinante versione cinematografica di Le Pied de mouton, cent’anni dopo la nascita dell’ originale, l’omonimo mélodrame-féerie comique del 1806 di Alphonse Martainville e César Ribié musicata da Taix, la più celebre opéra-féerie dell’800, accanto agli adattamenti di successive féeries come Cendrillon (1810, film del 1907) e Aladin (1822, film del 1906) di Nicolas Isouard.

Capellani proveniva dal teatro e come suo fratello Paul era un attore professionista. Presso la Bibliothèque Nationale sono conservati documenti che testimoniano delle esibizioni di Albert Capellani per delle produzioni teatrali di Antoine che vanno dal 1904 al 1907 – quindi le sue due carriere hanno proceduto in parallelo per almeno due anni. Stando a una sintetica biografia (databile al 1911 e ristampata in Henri Bousquet, Catalogue Pathé 1896-1906, 1996, pp. 970-971) era il Sovrintendente del teatro Alhambra quando la Pathé lo ingaggiò come regista nel 1905 per farlo diventare presto, nell’estate del 1908, direttore artistico della neonata S.C.A.G.L., “où il débuta par un coup de maître: L’Arlésienne” (op.cit).

Come più avanti per Lubitsch o per Ophüls, l’esperienza teatrale di Capellani riemergerà nella sua attività di regista nella sua capacità di gestire gli attori e il loro rapporto con il pubblico: Capellani possedeva un grande senso per la scenografia, gli effetti spettacolari, il valore delle vedettes per il cinema – lavorava con Mistinguett, Napierkowska e Nazimova, le quali, sotto la sua regia, da star del palcoscenico si trasformarono in star dello schermo (o quantomeno, nei film di Capellani offrirono le migliori interpretazioni della loro carriera) – inoltre, Capellani aveva sensibilità per il backstage in quanto setting attrattivo e per il casting; per le sue produzioni cinematografiche chiamò a raccolta le sue colleghe e i suoi colleghi del teatro Antoine come per esempio Alexandre Arquillière al quale affidò il ruolo del Coupeau in L’Assommoir (1908). Arquillière reciterà poi a partire dal 1911 la parte di Zigomar nella serie di Victorin-Hippolyte Jasset. 

Anche ai lettori meno attenti non può certo essere sfuggita la concentrazione di titoli letterari nella filmografia di Capellani, dal primo Le Chemineau (fine 1905) della durata di cinque minuti (Les Misérables, 1862, di Victor Hugo) fino al Chevalier de la Maison Rouge del 1914 che invece dura ben due ore (A. Dumas père, 1846), e da L’Arlesienne del 1908 (Alphonse Daudet, 1869) fino a Germinal del 1913 (Emile Zola, 1885).

Ma anche i lettori più accaniti forse non sanno quanto velocemente e sistematicamente nell’Ottocento furono trasformati, spesso dagli stessi autori, in pièces o libretti d’opera – come nel caso di La Glu – romanzi e novelle di successo. Oggi, i libri di successo diventano dei film, e – una fase nuova – film di successo vengono adattati per il palcoscenico Capellani conosceva e consultava i romanzi e le illustrazioni che li accompagnavano (lo si sa per certo per Les Misérables) ma le sue versioni cinematografiche normalmente erano tratte da adattamenti per il teatro.

Non solo sapeva dare a film brevi una dimensione di ‘grandezza’, ma fu anche fra i primi registi in grado di padroneggiare la drammaturgia del lungometraggio. Il suo L’Assommoir (1908) di 740m (40 minuti) è ritenuto di essere la prima lunga Scène dramatique, e negli anni 1911-1914 gira, oltre a numerosi corti, alcuni film lunghi o lunghissimi come La Glu e Le Chevalier de Maison- Rouge.

Capellani era motore, autore, produttore e rappresentante della grandeur, della qualità e creatività della Pathé durante i dieci anni della sua maggiore gloria. Era un uomo di successo e del mainstream culturale e non un martire dell’avanguardia; un uomo di lettere, delle celebrate produzioni teatrali, delle popolari vedette di vaudeville e della messa in scena scrupolosa di materiali storici – e non del burlesque, quello che successivamente sarebbe tanto piaciuto ai surrealisti nel cinema prima della Grande Guerra. Capellani si prestava a essere un “cattivo” oggetto per la storiografia del cinema, oggi molto superata, che respingeva il cosiddetto “teatrale” e che promuoveva ciò che era considerato “filmico”. Forse questo è uno dei motivi per cui lo si è sottovalutavo così a lungo.

Ma la più grande sorpresa che incontriamo fin da principio nell’oeuvre di Capellani è invece proprio la forte presenza del filmico accanto al teatrale, filmico non solo nella fluidità della narrazione e nell’efficiente montaggio drammaturgico, ma anche nel registro delle riprese in esterno che sono di una bellezza pura, qualità che non si riscontra in nessun altro suo collega contemporaneo (se non a volte nelle Scènes d’art et d’industrie o nelle Scénes de plein air). Capellani e i suoi cameraman captarono la fotogenia di una strada bagnata dalla pioggia in Mortelle Idylle (1906), della luce e dell’ombra delle foglie in Femme du Lutteur (1906) e L’Arlesienne (1908) e quella di un ponte come elemento architettonico, rafforzato con una lieve ripresa dall’alto, nella fuga notturna di Cenerentola (Cendrillon,1907).

Nell’elencare i suoi vari talenti, nessuna pubblicazione d’epoca venne meno nel nominare anche la personalità affabile di Capellani. E’ stato molto amato dai suoi collaboratori e attori.

Il già più volte citato testo del catalogo Pathé termina con una frase in cui si dice che la S.C.A.G.L. deve il suo prestigio ad Albert Capellani, è la più bella fioritura della sua corona.

(Mariann Lewinsky)

Sezione a cura di Mariann Lewinsky