Acto Da Primavera

Manoel de Oliveira

Sog.: dalla rappresentazione popolare di Auto da Paixão (il Mistero della Passione) di Francisco Vaz de Guimarães; Scen., Fot., Mo., Su.: Manoel de Oliveira; Cons.: Padre José Carvalhais, José Regio; Co.: Jayme Valverde; Int.: Nicolau Nunes da Silva (Gesù Cristo), Ermelinda Pires (Maria), Maria Madalena (Maddalena), Amélia Chaves (Veronica), Luís de Sousa (accusatore), Francisco Luís (Pilato), Renato Palhares (Caifa), Germano Carneiro (Giuda), José Fonseca (la spia), Justiniano Alves (Erode), João Miranda (San Pietro), João Luís (San Giovanni), Manuel Criado (il diavolo) e gli abitanti di La Curalha (Trás-os-Montes); Manoel de Oliveira; Pri. pro.: 10 aprile 1963

 

 

 

 

 

 

 

info_outline
T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

 

Acto da Primavera, di Manoel de Oliveira, segna l’inizio del cinema moderno in Portogallo, e rende l’autore un riferimento importante per tutta una nuova generazione di registi, dentro e fuori dai confini del suo paese. Nonostante fosse presentato come un documentario sulla rappresentazione teatrale popolare della Passione di Cristo (una tradizione rurale medievale), il film non ha nulla a che vedere con i normali documentari sul folklore contadino, che erano finanziati dal governo di Salazar all’epoca. La modernità del cinema di de Oliveira si può sintetizzare nell’urgenza, sia estetica che etica, di filmare sempre “non l’artificio della realtà, ma la realtà dell’artificio”, citando le parole dello storico Luis de Pina. È per questa ragione che la struttura del film sottolinea costantemente la doppia identità degli attori: personaggi di una commedia medievale ed allo stesso tempo abitanti di un villaggio rurale del Portogallo degli anni ’60. È proprio il rispetto per l’artificio del cinema che permette alla performance medievale di aprirsi al mondo moderno: con l’uso di immagini d’archivio sull’incubo nucleare si ritrae il viaggio di Cristo all’inferno; le immagini del risveglio primaverile della campagna, che chiudono il film, rappresentano invece la Resurrezione ed il rinnovarsi di tutte le cose.
Nel 1989 dal negativo originale Eastman si erano prodotti un master positivo e un internegativo; le copie positive risultanti da questo processo, però, soffrivano di una forte perdita di risoluzione e di saturazione. Nel 2008, nel Laboratorio dell’ANIM – Cinemateca Portuguesa, sono stati prodotti nuovi elementi di preservazione: matrici di separazione cromatica a contatto, poi ricombinati in un nuovo duplicato negativo. La qualità delle risultanti copie positive ci ha convinto sull’attualità e sulla validità di questa dimenticata tecnica foto-chimica.
Tiago Baptisa e Luigi Pintarelli, Cinemateca Portuguesa

 

La prima cosa che ho fatto è stata la riduzione del testo, che si divideva in due parti: una propriamente d’azione, e l’altra evocativa, in cui si ricorda l’Antico Testamento, si racconta la Bibbia. (…) Ho tagliato tutta la parte evocativa, lasciando solo quella d’azione. Ciò ha abbreviato molto il tempo della rappresentazione. Non ho mai pensato di filmare la rappresentazione in tutta la sua durata. Inizialmente avevo l’intenzione di realizzare un documentario, ma erano necessarie varie macchine da presa per poter girare tutto in un solo giorno. Poi capii che sarebbe stato meglio conversare con gli attori e provare la rappresentazione a lungo. Vale a dire non filmare la rappresentazione dell’“Atto” ma allestire la rappresentazione appositamente per le riprese… (…) La pièce evoca praticamente tutta la storia biblica, dall’Antico Testamento fino alla fine del Nuovo. Si tratta di un “Atto” del XVI secolo di Padre Francisco Vaz de Guimarães, con finalità pedagogica e dottrinale. (…) Volevo mostrare anche che si stava rappresentando un avvenimento accaduto duemila anni prima, riscritto nel XVI secolo e reinterpretato nel XX con le cineprese, il magnetofono. Ho voluto riprendere le macchine da presa mentre filmavano, il registratore in azione ecc. Abbiamo quindi il tempo di Cristo, il XVI e il XX secolo. Tutto allo stesso tempo, visibile simultaneamente. Solo il cinema può rendere questo artificio. Ed è questo il suo fascino. (…) Credevo di poter realizzare i due film [A Caça e Acto da Primavera] nello stesso tempo. Se pioveva ne approfittavo per girarne uno, se c’era il sole per girare l’altro. (…) Ma poco dopo capii che sarebbe stato impossibile: mi concentravo a tal punto su un film che non potevo realizzarne un altro. Per questo (…) abbandonai immediatamente A Caça per dedicarmi esclusivamente a Acto da Primavera. Solo al termine delle riprese di quest’ultimo ripresi a girare A Caça. Quindi ho realizzato Acto pensando solo ad Acto, e A Caça pensando solo ad A Caça.

Manoel de Oliveira, Il cinema: al di là del sipario nero a cura di João Bénard da Costa, in Manoel de Oliveira, a cura di Simona Fina e Roberto Turigliatto, Torino Film Festival, Torino 2000

 

Copia proveniente da