Italianamerican
T.it.: Italianamerican; Adat.: Lawrence D. Cohen, Mardik Martin, Martin Scorsese; F.: Alec Hirschfield; Mo.: Bertram Lovitt; Su: Lee Osborne; Int.: Charles Scorsese, Catherine Scorsese, Martin Scorsese (loro stessi); Prod.: Saul Rubin, Elaine Attias per National Communications Foundation; 35mm. D.: 45’; Col.
Scheda Film
Penso che mia madre fosse molto brava nel raccontare storie. Ho imparato parecchio da lei, dal suo modo di raccontare; la sua mimica era un elemento fondamentale (…) Ho fatto loro [i miei genitori] qualche domanda, loro ci hanno preso gusto e io ho imparato molto su di loro. Ho imparato cosa volesse dire essere un Italo-americano ed essere un immigrato siciliano a cavallo del secolo scorso, come si viveva, dettagli che non conoscevo. Avevano tutto un altro stile di vita: lavoravano dall’età di nove anni, vivevano in tre stanze con otto bambini e i genitori e ogni tanto spuntava fuori un neonato di cui la figlia maggiore doveva prendersi cura. Durante il giorno i letti venivano messi via e c’erano le sedie. Di notte la stanza diventava come un albergo, letti ovunque, bambini che dormivano in ogni dove. E si viveva tutti insieme e si doveva osservare l”ordine di beccata’ e rispettare la madre e il padre, sai, era un legame molto molto forte. Mio padre appare un po’ più riservato nel film, lui in un certo senso ha un lato più oscuro ed è più controllato quando parla. Mia madre e più aperta ma si bilanciano bene e li guardavo mentre giravo il film. Li ho ripresi per tre ore un sabato e tre una domenica, sei ore, e ho imparato molto su come si racconta una storia. Credo che l’ingrediente importante fosse, più ancora del senso del tempo e del ritmo, un certo approccio nei confronti della realtà, nel dire una cosa e ‘al diavolo!’, e lei era così. E poi era dotata di un senso dell’umorismo quasi surreale.
Roger Elbert, Scorsese, The University of Chicago Press, Chicago and London, 2008