Edizione 2017
Sezioni

Sotto la pelle. Il cinema di Bill Morrison

Programma a cura di Alina Marazzi

Nicole Vedrès. Quando il secolo prese forma

Nel 1947, grazie al mitico produttore Pierre Braunberger, Vedrès realizza, assistita da Alain Resnais, Paris 1900, uno dei primi film found footage. Per capire perché il Cinema Ritrovato è il festival perfetto per Nicole Vedrès, cineasta, scrittrice, pioniera della televisione, basta quello che Bazin ha scritto del suo primo film: “Vedrès ha realizzato qualcosa di mostruosamente bello, la cui comparsa sugli schermi destabilizza le norme estetiche del cinema con la stessa radicalità con cui Proust ha destabilizzato il romanzo. […] Proust ha trovato la propria ricompensa nel tempo ritrovato, nella gioia ineffabile d’immergersi a fondo nel ricordo. Qui, invece, la gioia estetica nasce da uno strappo, perché quei ricordi non ci appartengono. […] Paris 1900 segna la nascita della tragedia specificamente cinematografica, quella del Tempo”.

Programma a cura di Émilie Cauquy e Bernard Eisenschitz

Il Cinema Ritrovato Young

Anche quest’anno alcuni studenti di diverse scuole bolognesi parteciperanno al Festival in veste di ‘ambasciatori’ della storia del cinema: realizzeranno materiali promozionali per singoli film e rassegne destinati ai loro coetanei, vedranno i film in programma, intervisteranno i protagonisti del festival e il pubblico, gireranno clip di presentazione delle principali rassegne e promuoveranno attraverso il web e i canali social le proiezioni e gli eventi speciali in programma.

Il Cinema Ritrovato Young

Il Cinema Ritrovato Kids & Young

Il Progetto Schermi e Lavagne dedicherà una speciale programmazione ai piccoli cinefili presso la Sala Cervi della Cineteca: ogni pomeriggio i bambini potranno assistere a una serie di proiezioni articolate in rassegne. Il focus principale di quest’anno sarà un omaggio a Giulio Gianini ed Emanuele Luzzati: maestri del cinema d’animazione italiano, hanno realizzato alcuni capolavori ispirandosi a celebri opere liriche e fiabe della tradizione. Altre rassegne saranno dedicate al cinema di animazione dei Paesi dell’Est europeo degli anni Cinquanta e Sessanta e al cinema sperimentale. Dopo le proiezioni, i piccoli spettatori potranno partecipare a laboratori e giochi ispirati ai film visti in sala.

The Film Foundation's World Cinema Project

Compie dieci anni il progetto promosso da Martin Scorsese a sostegno del restauro e della diffusione delle cinematografie più fragili: voci libere di cineasti resistenti, opere dimenticate, rimaste ai margini della distribuzione o a rischio di distruzione. Presentiamo i restauri di Soleil Ô, opera prima abrasiva e autobiografica del mauritano Med Hondo, e Lucía, affresco ‘al femminile’ di cento anni di storia cubana. Hondo è autore anche di West Indies, musical rivoluzionario ambientato su una nave negriera, e Sarraounia, storia di una giovane regina guerriera che tenta invano di fermare l’avanzata delle truppe francesi. Altro pioniere e primo teorico del cinema africano, Paulin Soumanou Vieyra, autore di Afrique sur Seine, primo cortometraggio della storia del cinema girato esclusivamente da registi africani, un collettivo composto da Vieyra, Jacques Mélo Kane e Mamadou Sarr. Infine due capolavori di Tomás Gutiérrez Alea, controcampo virtuale rispetto alla spensieratezza della Cuba pre-rivoluzionaria vista lo scorso anno: Los sobrevivientes e Una pelea cubana contra los demonios.

Programma a cura di Cecilia Cenciarelli

 

Rivoluzione e avventura: il cinema messicano nell'epoca d'oro

Erano trascorsi poco più di dieci anni dalla fine della Rivoluzione quando Fernando de Fuentes, uno dei maggiori cineasti messicani, girò nel 1933 El compadre Mendoza, parte di una trilogia sull’insurrezione armata. Il film stabilisce il tono d’una rassegna che esplora il diffuso disincanto politico, economico e sociale lasciato in eredità dalla Rivoluzione, nonché le varie e interessanti risposte artistiche che ne risultarono. Dal singolare thriller gotico Dos monjes di Juan Bustillo Oro, all’opera più tradizionale e rurale di Emilio ‘El Indio’ Fernández (Maclovia) o al melodramma borghese Una familia de tantas di Alejandro Galindo, dall’esuberanza del genere cabaretero al sofisticato cinema urbano di autori quali Julio Bracho e Roberto Gavaldón, che sperimentarono con il noir e il thriller, la rassegna offre una vasta panoramica di uno dei periodi più importanti della storia e del cinema messicani: un’epoca rivoluzionaria e avventurosa.

Programma a cura di Daniela Michel e Chlöe Roddick

 

Documenti e documentari

Da qualche anno il programma del Cinema Ritrovato ha una nuova sezione, dove convivono recentissimi documentari sul cinema e documenti del passato, dimenticati. Tra questi Salesman, classico della storia del documentario e del cinema diretto, che segue un gruppo di venditori porta a porta di bibbie. Tra i nuovi documentari Becoming Cary Grant, affascinante ricostruzione della vita privata e professionale del divo con più charme che la storia del cinema ricordi.

Programma a cura di Gian Luca Farinelli

Progetto Keaton

Nella geografia chiusa di un cortile, due famiglie si detestano, due giovani si amano, una staccionata li divide. Personale, incantevole rivisitazione keatoniana di Romeo e Giulietta, Neighbors è il primo, cronologicamente parlando, dei tre nuovi restauri presentati in anteprima dal Progetto Keaton. Non meno irresistibile il tour de force di equivoci, scambi di persona e fughe di The Goat (1921), prima collaborazione ufficiale con Mal St. Clair. Lo strepitoso Keaton-boxeur di Battling Butler è al centro dell’ultimo lungometraggio realizzato per la MGM. Un programma speciale sarà dedicato alla lunga, pionieristica presenza di Keaton in televisione tra la fine degli anni Quaranta e l’inizio dei Cinquanta. Il Progetto Keaton, nato nel 2015, è promosso dalla Cineteca di Bologna e da Cohen Film Collection.

Programma a cura di Cecilia Cenciarelli in collaborazione con Elena Correra

 

1897. Cinema Anno due

Il 2016 è stato l’anno Lumière per Il Cinema Ritrovato. Ma i Lumière ci accompagneranno ancora per molti anni… Nel 1897, mentre la cattiva notizia dell’incendio del Bazar de la Charité veniva eclissata dal Giubileo di diamante della regina Vittoria, la cinematografia assunse molte forme e sperimentò varie tecniche. L’operatore Lumière Constant Girel trascorse quell’anno in Giappone, Alexandre Promio viaggiò dalla Tunisia a Costantinopoli passando per l’Egitto e la Palestina. Tra i punti salienti della sezione, copie inedite delle vedute di Promio stampate dal leggendario Laboratorio Boyer, un programma originale di film Joly-Normandin proiettato nel 1897 e un’anteprima dei più recenti restauri di pellicole grande formato.

Programma a cura di Mariann Lewinsky

 

Cauto sognatore: la malinconia sovversiva di Helmut Käutner

Negli anni Cinquanta Helmut Käutner (1908-1980) era il regista tedesco del dopoguerra più ammirato a livello internazionale: a partire da Unter den Brücken i suoi film furono proiettati a numerosi festival, venduti all’estero e acclamati dalla critica. Restò tuttavia un regista difficile da ‘inquadrare’: nessun movimento politico, nessun gruppo artistico si sentì mai rappresentato da un umanismo che si rifiutava di schierarsi in modo chiaramente identificabile, come attestano film quali Himmel ohne Sterne o Schwarzer Kies; inoltre, il fatto che la carriera di Käutner fosse iniziata durante il regime nazista era fonte di imbarazzo, anche se i primi ad avere problemi con capolavori come Große Freiheit Nr. 7 erano stati proprio i nazisti. Käutner è un estremista della moderazione, un malinconico ironico e modernista, un inventore di forme cinematografiche, un innovatore del genere popolare.

Programma a cura di Olaf Möller

Alla ricerca del colore dei film: Kinemacolor e Technicolor

Resta uno degli appuntamenti più attesi, il porto sicuro per chi dal cinema s’aspetta la meraviglia e l’avventura dello sguardo. Ricercati e ritrovati negli archivi del mondo, i preziosi Technicolor vintage porteranno quest’anno sullo schermo del cinema Arlecchino il melodramma impavido e puro (tre magnifici Sirk), i colori del tramonto d’una grande Dietrich soggiogata da Lang (Rancho Notorious) e i colori dell’aurora della nazione americana in La più grande avventura, il film più bello sulla guerra d’indipendenza americana e tra i meno visti di John Ford. Prosegue la rassegna avviata lo scorso anno sui cortometraggi in Kinemacolor, il sistema a due filtri che produsse tra il 1908 e il 1914 una serie di film meravigliosi resi finalmente disponibili dal restauro digitale. L’Academy Film Archive presenterà di nuovo una selezione di reference reels, le bobine di riferimento utilizzate per stampare le copie con i colori voluti dai registi.

Programma a cura di Gian Luca Farinelli

 

Robert Mitchum, un attore con due volti

C’è voluta una giovinezza americana di lavori vagabondi, carcere e naso rotto sul ring, ma anche una sensibilità di poeta, per dargli quell’aria di sublime indifferenza, di massiccia conoscenza del mondo, quella capacità d’indossare l’anima della follia come la cinica eleganza del fallimento. Molti dei registi che lavorarono con lui lo consideravano uno dei migliori attori del mondo. È stato il più carismatico loser del cinema americano, e uno dei suoi massimi talenti naturali, capace di nascondere il proprio genio dietro un atteggiamento strafottente e autoironico. Il nostro programma, che abbraccia tre decenni del suo periodo migliore, ci mostrerà l’attore dietro le maschere e i personaggi dietro la star, dall’avventuriero indifferente all’antieroe intrinsecamente americano alla ricerca di qualcosa che non sa definire. I due volti di Mitchum saranno illustrati da Bandido! di Richard Fleischer e The Wonderful Country di Robert Parrish, forse la sua interpretazione più rivelatrice, nonché da film di Wellman, Tourneur, Wise, Preminger, Minnelli, Pollack e Yates.

Programma a cura di Bernard Eisenschitz e Philippe Garnier

 

Jean Vigo ritrovato

Abbiamo festeggiato due anni fa i 120 anni della Gaumont. Quest’anno la casa della Margherita porta a Bologna il restauro che attendevamo da sempre, quello dell’opera di Jean Vigo. Bernard Eisenschitz lo ha curato, con approccio da filologo, consentendoci di leggere in maniera ancora più precisa ciò che Vigo voleva. A partire dal nuovo restauro de L’Atalante che ci restituisce il film nella sua piena limpidezza, permettendoci di vedervi, più che mai un inno al desiderio sessuale. Non mancheranno le scoperte, come un primo montaggio di Zero in condotta, più lungo e più ‘censurabile’ di quello conosciuto e alcuni giornalieri del film; o la totalità degli scarti e dei giornalieri di L’Atalante, a proposito dei quali Henri Langlois disse: “Ho visto cose così belle che Vigo le aveva eliminate, nella sua ricerca della semplicità assoluta”.

Programma a cura di Bernard Eisenschitz, grazie a Gaumont

 

Ritrovati e Restaurati 2017

La più classica sezione del Cinema Ritrovato porta a Bologna i migliori restauri eseguiti in tutto il mondo, in 35mm e in digitale. Dal 1917 di Caligula al 1977 di Io e Annie, la selezione di quest’anno percorre sessant’anni di cinema tra film-sirena cui sarà impossibile resistere (Lubitsch e Truffaut, Ray e Laurel&Hardy…) e rarità che sarà impossibile perdere (uno per tutti Secrets, di Frank Borzage).

Le serate in Piazza Maggiore

Ancora una volta, sera dopo sera, nuovi restauri, nuove esperienze di film indimenticabili. Sabato 24 si inaugura con il più celebre tuffo nel fiume, il più celebre volo di piume della storia del cinema: L’Atalante e Zero in condotta di Jean Vigo, due film imprescindibili sull’eterna giovinezza dell’amour fou e sull’insopprimibile anarchia dell’infanzia. In anteprima, venerdì 23, il più caustico e romantico racconto di formazione del new american cinema, Il laureato; e in mezzo la californiana summer of love nel memorabile documentario di Pennebaker; domenica 2 luglio il mitico fotografo Bruce Weber presenterà Let’s Get Lost, struggente ‘ritratto’ del jazzista Chet Baker.

 

Le serate in Piazza Maggiore

I cineconcerti in Piazza Maggiore e in Piazzetta Pasolini

Sullo schermo del ‘cinema più bello del mondo’, la nostra Piazza Maggiore, lunedi 26 giugno tornerà a risplendere la più trascinante sinfonia visiva sull’idea di rivoluzione, La corazzata Potëmkin di Sergej Ejzenštejn, con le musiche originali di Edmund Meisel eseguite dalla Filarmonica del Teatro Comunale di Bologna diretta da Helmut Imig.

Mercoledi 28 giugno, ci sarà inoltre The Patsy (Fascino biondo) di King Vidor, strepitosa tra le ultime commedie del muto americano e irresistibile banco di prova del talento di Marion Davies, verrà accompagnato dalle musiche composte da Maud Nelissen ed eseguite dal suo gruppo The Sprockets.

Venerdì 30 giugno serata travolgente con il genio impassibile di Buster Keaton in Steamboat Bill, Jr. (Io e il ciclone), capolavoro restaurato nell’ambito del Progetto Keaton, con partitura composta e diretta da Timothy Brock ed eseguita dall’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna.

In Piazzetta Pasolini prosegue la ricerca del tempo perduto che ha incantato il pubblico delle ultime edizioni. Tre le proiezioni con lampada a carbone: Nikolaus Wostry del Film Archiv Austria presenterà un programma di film delle origini con un proiettore a manovella d’epoca; il chitarrista austriaco Florian Kmet accompagnerà Die kleine Veronika di Robert Land; infine Addio giovinezza di Augusto Genina con l’accompagnamento di Daniele Furlati al pianoforte e Franck Bockius alla batteria.

 

I cineconcerti in Piazza Maggiore e in Piazzetta Pasolini

Universal Pictures: gli anni di Laemmle Junior (seconda parte)

Dopo la fortunata rassegna dell’anno scorso, presentiamo un’altra selezione di film Universal prodotti durante la gestione di Carl Laemmle Junior e recentemente riscoperti e restaurati. Tra i nuovi restauri figurano il caustico poliziesco di Tod Browning Outside the Law con Edward G. Robinson e Sensation Seekers, fiammeggiante melodramma scritto e diretto dalla più importante regista del cinema muto, Lois Weber. E ancora la versione originale, per molto tempo inaccessibile, di The Road Back di James Whale, seguito di All Quiet on the Western Front. Saranno inoltre proposte, in copie 35mm stampate dalla Universal dai negativi camera originali, cinque autentiche rarità, tra cui Destination Unknown di Tay Garnett, stupefacente parabola di un ‘Cristo tra i contrabbandieri’, e Ladies Must Love di E.A. Dupont, storia turbolenta e cinica di tre golddiggers a Broadway.

Programma a cura di Dave Kehr, in collaborazione con The Museum of Modern Art, New York e Universal Pictures

 

Cento anni fa: 50 film del 1917 in 35mm

La sezione è dedicata a uno degli anni più drammatici della storia mondiale. La guerra in corso e le rivoluzioni in Russia ridussero la quantità di film prodotti, ma non la loro qualità. Tra film di finzione, documentari, frammenti e film d’animazione scoprirete capolavori come Ne nado krovi di Jakov Protazanov con Ivan Mosjoukine, straordinarie attrici quali Maria Orska, Pola Negri e Pauline Starke e divi amatissimi come Gunnar Tolnæs. Siete invitati a seguire i programmi dedicati al gender bender nell’esercito francese, al tema Bellezza e Scenografia nel cinema italiano e alle ricerche visive espressioniste ante litteram.

Programma a cura di Karl Wratschko e Mariann Lewinsky

 

Il film storico nel Giappone degli anni bui

Sul finire degli anni Trenta del Novecento, in pieno periodo militarista, fu nel film storico – o jidai-geki – che i registi progressisti giapponesi si rifugiarono per commentare criticamente i problemi del loro tempo. Il Narutaki-gumi, gruppo informale di cineasti impegnati nella modernizzazione del cinema, creò un nuovo tipo di jidai-geki che preferiva il realismo alla stilizzazione e il pessimismo ironico all’ottimismo eroico. La rassegna si concentra soprattutto sui film realizzati alla Toho da membri del Narutaki-gumi e interpretati dagli attori della troupe teatrale progressista Zenshin-za. Figurano nella rassegna sia il capolavoro Ninjo kamifusen (Humanity and Paper Balloons) di Sadao Yamanaka, sia classici meno noti come Abe ichizoku (The Abe Clan) di Hisatora Kumagai, raramente proiettati in Occidente. A questi film si affianca lo splendido Hana chirinu (Fallen Blossoms) di Tamizo Ishida, che offre un singolare sguardo femminile sulla turbolenta storia giapponese.

Programma a cura di Alexander Jacoby e Johan Nordström, in collaborazione con il National Film Center di Tokyo

 

Colette e il cinema

Figura monumentale della letteratura francese, Colette non fu solo scrittrice, mima e attrice ma intrattenne un rapporto intenso e vario con la settima arte. Le sue recensioni di Mater dolorosa e di Itto rivelano una formidabile sensibilità da regista. Colette ammirò Mae West in She Done Him Wrong, adattò Lac aux dames per Marc Allégret, scrisse i sottotitoli di Mädchen in Uniform, la sceneggiatura di Divine per Max Ophüls e i dialoghi per la prima versione cinematografica di Gigi, di Jacqueline Audry. La rassegna ci guida alla scoperta di un cinema francese scritto, diretto o prodotto da donne come Simone Berriau, Solange Térac, Yannick Bellon e Musidora, che di Colette fu grande amica.

Programma a cura di Mariann Lewinsky e Emilie Cauquy

 

William K. Howard: Alla riscoperta di un maestro dello stile

La carriera di William K. Howard fu interrotta da problemi con l’alcol e con gli studios, e di lui oggi ci si ricorda appena. Ma il leggendario direttore della fotografia James Wong Howe disse che Howard era “il regista più creativo” con cui avesse mai lavorato, e il giudizio è confermato dai film tecnicamente all’avanguardia che Howard firmò tra la fine degli anni Venti e l’inizio dei Trenta per la Fox Film Corporation. Il pezzo forte di questa mini-retrospettiva è il capolavoro sonoro Transatlantic, una rarità che nel recente restauro del Museum of Modern Art svela in tutta la sua forza l’innovativo lavoro di Howard e Howe sulla profondità di campo. Tra gli altri titoli, The Trial of Vivienne Ware è un dramma giudiziario dal ritmo vertiginoso, il cui impiego del flashback anticipa la complessità strutturale di The Power and the Glory, epica narrazione della vita di un magnate delle ferrovie che eserciterà un’influenza indiscutibile su Citizen Kane.

Programma a cura di Dave Kehr, in collaborazione con The Museum of Modern Art, New York

 

Augusto Genina: un italiano in Europa

Augusto Genina (1892-1957) è uno dei registi più cosmopoliti del cinema italiano. Nel cinema dai primi anni Dieci, attivo tra Francia e Germania, autore di maliziosi ritratti femminili e di un film fondamentale nel passaggio dal muto a sonoro (Prix de beauté, con Louise Brooks), negli anni Trenta gira film di guerra fascisti che portano il gusto dell’esotico all’astrazione (Lo squadrone bianco). Nel dopoguerra, mostra la sua doppia anima: da un lato, sperimenta varianti cattoliche del neorealismo (Cielo sulla palude, amatissimo da Bazin) e del mélo (Maddalena), dall’altro, recupera le radici di libertino della belle époque (Frou Frou). Un regista europeo dai mille volti e dalle mille stagioni.

Programma a cura di Emiliano Morreale

 

Tehran Noir: i thriller di Samuel Khachikian

Detective privati, femmes fatales, notti piovose in una giungla di cemento, uomini disperati stretti nei loro trench… sembra un film noir, e infatti lo è, ma ambientato in un tempo e un luogo davvero inaspettati: la Teheran degli anni Cinquanta! Quest’anno Il Cinema Ritrovato concentra la sua attenzione sul periodo d’oro del cinema di genere, riportando alla luce quattro film diretti da una delle figure più popolari della cinematografia iraniana, Samuel Khachikian. I film, mai proiettati fuori dell’Iran, mostrano il regista alle prese con i territori a lui più congeniali del poliziesco, del thriller e del noir: storie che documentano l’imminente modernizzazione del paese e al contempo, attraverso il mito del cinema, vi contribuiscono. Dallo stile asciutto ed elegante di questi film emerge un aspetto del cinema iraniano ancora tutto da scoprire.

Programma a cura di Ehsan Khoshbakht e Behdad Amini, in collaborazione con il National Film Archive of Iran

Una domenica a Bologna

Gli spettatori del Cinema Ritrovato conoscono certo Menschen am Sonntag, ma il capolavoro di Siodmak e Ulmer non è che la punta dell’iceberg. Tutti i film di questa sezione raccontano storie che si svolgono di domenica. Tra gli altri: un grande film sperimentale del primo sonoro, Ze soboty na neděli (From Saturday to Sunday) di Gustav Machatý; un cupo thriller postbellico britannico, It Always Rains on Sunday di Robert Hamer; un incantevole documento sull’Italia popolare del dopoguerra, Domenica d’agosto di Luciano Emmer… C’è anche spolverata di cortometraggi tra i quali spicca Gai dimanche con Jacques Tati. L’intera rassegna verrà proiettata… quando, se non di domenica?

Programma a cura di Neil McGlone e Alexander Payne