RITROVATI E RESTAURATI

Quest’anno, ancor più che nelle precedenti edizioni, abbiamo ricevuto da tutto il mondo centinaia di proposte di nuovi affascinanti restauri. Al termine di un lungo processo di selezione, abbiamo elaborato un programma nel quale ogni spettatore potrà trovare la propria felicità cinefila. Tra gli eventi più attesi, il ritorno, come non l’avete mai vista, di un’opera monumentale e ‘invisibile’ per eccellenza, il Napoléon vu par Abel Gance, di cui presentiamo, grazie al lavoro decennale della Cinémathèque française, la prima parte (3 ore e 47 minuti). La collaborazione tra la Warner Bros. e la Film Foundation di Martin Scorsese ha permesso il restauro di alcuni classici eterni del cinema USA – Sentieri selvaggi di John Ford e Intrigo internazionale di Alfred Hitchcock – in 70mm, il ‘glorioso’ formato che raddoppia la larghezza delle pellicola come il piacere della visione su grande schermo. Ma teniamo viva anche la  nostra passione per le pellicole 35mm vintage Technicolor con alcune copie preziosissime che l’Academy Film Archive presenterà eccezionalmente al nostro festival. Celebreremo anche il centenario della Sony Columbia, una casa di produzione che ha attraversato (e fatto) la storia del cinema. Se avete l’impressione che ci siano troppi film a stelle e strisce, vogliamo rassicurarvi: potrete vedere anche restauri definitivi di opere di Yasujiro Ozu, Hans Fischinger, Carlo Rim, Akira Kurosawa, Carlos Saura, Jacques Demy, Mario Bava, Antonio Pietrangeli, François Truffaut, Miklós Jancsó, Seijun Suzuki, Satyajit Ray, Peter Zadek, Ester Krumbachová, Marco Bellocchio…
Per il terzo anno Pratello Pop aprirà le porte del Cinema Europa (dove il festival è nato trentotto anni fa) ai film cult e ‘alternativi’. All’interno dell’ampia selezione di film muti, segnaliamo in particolare il restauro Gaumont del serial in dodici episodi del 1916 Judex di Louis Feuillade, e una selezione di corti con Stanlio e Ollio del 1927, finalmente restaurati da FPA Classics.
Abbiamo la conferma di tantissimi ospiti amici, registi, colleghi, restauratori. Ne annunciamo uno per tutti: Wim Wenders che presenterà due dei suoi film più emblematici, Paris, Texas e Buena Vista Social Club.
A cura di Gian Luca Farinelli

RITROVATI E RESTAURATI

MARLENE DIETRICH, FORZA DIROMPENTE DEL CINEMA

Nell’ultimo secolo Marlene Dietrich è stata a tal punto celebrata, discussa, fotografata e, ovviamente, mostrata su pellicola che per molti spettatori europei e nordamericani il suo nome di battesimo è già sufficiente a presentarla. La sua carriera e la sua vita, indagate da ogni possibile angolazione, appaiono percorse da un filo conduttore: Marlene Dietrich non esitò a gettare scompiglio nel cinema e nella società, ora sfidandone le norme, ora imponendo sullo schermo una presenza sensazionale che disgrega le narrazioni classiche per far convergere tutti gli sguardi su di lei e sulla sua forza scenica. Proprio le tante sfide che Marlene ha lanciato al suo pubblico hanno fatto sì che ancora oggi diverse comunità la percepiscano come un esempio da seguire: Marlene è stata provocatoria come madre in carriera, come star bisessuale che praticava il cross-dressing, come icona della moda e dello stile che ha saputo creare la propria immagine, come attrice politicamente impegnata e nettamente schierata a favore della libertà, della tolleranza e della democrazia. Attraverso una selezione di grandi film, questa retrospettiva si sofferma quindi su Marlene come forza dirompente della storia del cinema.
A cura di Deutsche Kinemathek

MARLENE DIETRICH, FORZA DIROMPENTE DEL CINEMA

PIETRO GERMI, TESTIMONE SCOMODO

Autore di successi internazionali, centrale in alcuni momenti decisivi del nostro cinema (il neorealismo, la commedia all’italiana), amato da registi di tutto il mondo (spesso insospettabili, come Wes Anderson), Pietro Germi si presentava però come burbero, appartato, sospetto per la cultura di sinistra, politicamente scorretto nella sua visione dei rapporti tra i sessi. Solo qualche decennio dopo la sua morte l’opera di Germi ha ottenuto il giusto posto tra i grandi del cinema italiano. La sua visione pessimista dei rapporti umani si incarna in una rilettura dei generi, dei quali ha fornito versioni originalissime: dal western (In nome della legge, il primo film mai realizzato sulla mafia) al melodramma (Il ferroviere), dal noir (La città si difende) al giallo d’inchiesta (Un maledetto imbroglio) e a una personale versione della commedia nera, di critica sociale diretta e violenta (Divorzio all’italianaSedotta e abbandonata). Rispetto ai registi della sua generazione, pur non volendo mettersi in mostra come autore e rimanendo fedele a una vocazione popolare, Germi è tra quelli che più hanno puntato, oltre la perfezione dei copioni, sulla forza della messa in scena, sulla potenza nella costruzione dell’inquadratura, della scena, del ritmo.
A cura di Emiliano Morreale

PIETRO GERMI, TESTIMONE SCOMODO

VIAGGI NELLA NOTTE: IL MONDO DI ANATOLE LITVAK

Maestro ingiustamente ignorato, con una carriera internazionale lunga sessant’anni, Anatole Litvak ha realizzato alcuni dei film più appassionanti e innovativi della storia del cinema: una produzione oggi poco vista e analizzata, con l’eccezione di qualche titolo. Originario di Kiev, regista di capolavori come L’Équipage (1935) e La città del peccato (City for Conquest, 1940), lavorò in Germania, Francia e Regno Unito per approdare infine a Hollywood. Questa prima panoramica della sua brillante carriera include film provenienti da tutti questi paesi di produzione. Opere pronte per essere riscoperte, con i loro eleganti movimenti di macchina, i piani sequenza, il montaggio ironico e lo splendido uso delle scenografie. I film di Litvak si immergono in un mondo notturno di uomini e donne imperfetti e instabili, la cui crisi d’identità riflette per il regista la crisi del mondo tra la Rivoluzione russa e la Seconda guerra mondiale: un’epoca di risveglio e di drammatici sconvolgimenti politici che Litvak visse in prima persona.
A cura di Ehsan Khoshbakht

VIAGGI NELLA NOTTE: IL MONDO DI ANATOLE LITVAK

DELPHINE SEYRIG, UNA STREGA COME LE ALTRE

Andate a ritroso, partendo da Sois belle et tais-toi!, e riavvolgete il nastro. Perché la carriera di Delphine Seyrig non può essere separata dal suo impegno femminista. Seyrig è allo stesso tempo un’icona per i cinefili e per le femministe, quindi più attuale che mai. Cinque proiezioni per incendiare lo schermo con le apparizioni nottambule di Fabienne Tabard (Baisers volés, 1968), per vagare con l’irresistibile contessa vestita di strass in Lèvres rouges (1971), capire il lavoro di rottura e decostruzione portato avanti con le amiche militanti Chantal Akerman, Liliane de Kermadec e Babette Mangolte. Delphine per sempre, ma soprattutto ora. “Quel che è certo è che ogni volta che interpreto un ruolo ho l’impressione di dovermi rimpicciolire un po’. Ho l’impressione che oggi bisognerebbe creare, per le donne, personaggi come quelli che sono stati creati per gli uomini, cioè gli equivalenti di Amleto, di Macbeth, ruoli in cui le donne pensino e agiscano, ruoli che facciano venir voglia di partecipare alle cose, di vivere esistenze avventurose” (Delphine Seyrig).
A cura di Emilie Cauquy

Crediti immagine: Archives Familles Seyrig et Roussopoulos / Centre audiovisuel Simone de Beauvoir (Seyrig and Roussopoulos’ families archives / Centre audiovisuel Simone de Beauvoir)
DELPHINE SEYRIG, UNA STREGA COME LE ALTRE

I COLORI DEL CINEMA A PASSO RIDOTTO

Quest’anno presentiamo una guida essenziale agli sviluppi e agli impieghi del colore nel cinema a passo ridotto. Il viaggio inizia con copie d’epoca 16mm colorate negli anni Venti e prosegue con i film amatoriali degli anni Trenta. Grazie ai sistemi per la realizzazione di film a colori attraverso il procedimento lenticolare, come Kodacolor, e alle pellicole monopack multistrato, come Kodachrome, l’utilizzo del colore divenne incredibilmente più comune nel cinema in piccolo formato che nei film commerciali in 35mm. Dopo la Seconda guerra mondiale la pellicola a colori fu molto usata anche nei film promozionali e industriali. Negli anni Settanta il cinema a colori era ormai all’ordine del giorno e non catturava più come prima l’attenzione degli spettatori. Questo forse spiega perché un numero sempre crescente di artisti innovativi come Bill Brand, Arthur e Corinne Cantrill e Christian Lebrat abbia iniziato a sperimentare con le possibilità del colore per dargli nuova visibilità.
A cura di Karl Wratschko in collaborazione con Cinémathèque16, INEDITS & Lichtspiel/Kinemathek Bern

I COLORI DEL CINEMA A PASSO RIDOTTO