IL SECOLO DEL CINEMA: 1903

Nel 1903 Méliès si trovava all’apice della sua arte grazie a splendide opere come Le Royaume des fées, film destinato a costituire il pezzo forte di un programma composto da una varietà di generi, in cui era sempre presente un buon numero di comiche e di trucchi visivi. Mentre i registi britannici portavano nel cinema il loro spirito innovativo, negli Stati Uniti – si veda The Great Train Robbery di Edwin S. Porter – facevano  la loro comparsa film improntati alla violenza e a trame d’azione. Nello stesso anno, Pathé frères rivaleggiava ambiziosamente con le superbe féeries introducendo le spettacolari produzioni di Lucien Nonguet dedicate a personaggi storici (Napoleone, Maria Antonietta). Diversi titoli Pathé – appartenenti alla collezione dei Corrick, una famiglia di intrattenitori ambulanti – saranno presentati in versioni restaurate a partire da copie australiane magnificamente colorate a mano. Ma il cinema non consisteva solo di queste produzioni internazionali: operatori locali hanno documentato il loro 1903 con singolari immagini in movimento. Preparatevi a restare incantati di fronte al talento di Herr Mohr, bancario di Kronberg, che si esibisce in un ballo en travesti!
A cura di Mariann Lewinsky e Karl Wratschko

IL SECOLO DEL CINEMA: 1903

CENTO ANNI FA: 1923

Giunta al suo ventesimo anniversario, la sezione Cento anni fa continua a esplorare un singolo anno della ricca e varia storia del cinema offrendo una selezione di classici intramontabili, rarità d’archivio e stimolanti documentari del 1923. Quest’anno ci concentriamo sugli emigré russi che lavoravano nella casa di produzione francese Albatros, sulla nascita del western come genere serio a Hollywood, sull’apoteosi del cinema espressionista tedesco e sugli ultimi bagliori del ‘diva film’ italiano. Dai cinegiornali dell’epoca, la memoria di eventi di grande importanza come il  terremoto del Kanto che devastò Tokyo e la scoperta della tomba di Tutankhamon. La maggior parte dei film in programma sarà proiettata in 35mm, ma presenteremo anche alcuni nuovi restauri digitali. 
A cura di Oliver Hanley

CENTO ANNI FA: 1923

IL PROGETTO SAMAMA CHIKLI

Dopo aver sbirciato, nel corso delle precedenti edizioni, nell’opera nota di Albert Samama Chikli, siamo pronti a condividere alcune (spettacolari) scoperte che riemergono dagli archivi di questa straordinaria personalità, ora affidati dalla sua famiglia alla Cineteca di Bologna. Lo studio di lettere, fatture, appunti autografi e fotografie ha rivelato i dettagli di una carriera dietro la macchina da presa che va dal 1905 al 1924 e ha consentito di stabilire, per la prima volta, una filmografia di oltre cento titoli. Albert Samama non può più essere considerato una nota marginale nella storia del cinema, una presenza effimera ed esotica: è stato un pioniere, una figura di spicco degli albori del cinema e il primo cineasta del continente africano. Il Cinema Ritrovato si appresta a rivelare la portata e le articolazioni della sua eredità. Iniziamo con una prima selezione di restauri di film dal vero e cinegiornali a partire dai negativi conservati negli Archivi Gaumont Pathé e di un ritrovamento spettacolare da La Cinémathèque française.  
A cura di Mariann Lewinsky e Cecilia Cenciarelli

IL PROGETTO SAMAMA CHIKLI

DIVE RUSSE IN ITALIA

Talvolta il destino agisce in maniera imperscrutabile e ritrovamenti casuali in luoghi diversi possono finire per far luce su un medesimo aspetto, quasi vi fosse una regia superiore. Tra il 2022 e il 2023, la Cineteca di Bologna, la Cinémathèque française e il Gosfil’mofond di Russia, ciascuno per conto proprio, hanno fatto diverse riscoperte sorprendenti e hanno effettuato alcuni restauri di film con Diana Karenne, Ileana Leonidoff, Helena Makowska, tra le principali attrici russe attive nel cinema muto italiano. Fino a oggi, il tempo ha crudelmente negato ogni possibilità di apprezzarne il talento e la bellezza di molte di queste grandi interpreti, perché quasi nulla sembrava sopravvivere. Il programma include tre film con Diana Karenne appena riscoperti (tra cui The Two Sisters’ Tragedy, un breve melodramma del 1914 da lei scritto), il nuovissimo restauro di Thaïs di Anton Giulio Bragaglia, due film con Berta Nelson (grazie all’EYE Filmmuseum) e La tartaruga con Helena Makowska, riscoperto e conservato dalla Cineteca di Bologna.
A cura di Mariann Lewinsky e Tamara Shvediuk

DIVE RUSSE IN ITALIA

DOCUMENTI E DOCUMENTARI

La selezione di quest’anno dimostra la vastità del genere documentario, il valore della sua storia passata, le possibilità di quella presente, e riunisce opere apparentemente lontane. Quello del documentarista è un mestiere (d’arte) pericoloso, una narrazione partecipata piena d’insidie: lo scopriremo con Schroeder, intrepido testimone della dittatura in Uganda; con Roemer e il suo ritratto della violenza mafiosa; con Labudović, inviato da Tito a fomentare – con il cinema – la lotta anticoloniale in Algeria. Il documentario è ancorato al reale: ci parla della più grande rivoluzione sociale dell’ultimo secolo, quella femminile, attraverso i ritratti luminosi di tre artiste (della direttrice d’orchestra Antonia Brico e di due pioniere del cinema, Dorothy Arzner e Agnès Varda) e dell’inarrestabile conquista di visibilità dell’omosessualità. Il documentario è uno strumento di autoanalisi, con cui il cinema racconta se stesso, il proprio linguaggio: andremo alle origini del “cinema verità” a partire dagli archivi di Robert Flaherty, ripercorreremo il periodo messicano di Ėjzenštejn, ritroveremo le leggendarie lezioni canadesi di Godard. Il cinema parla di cinema, il cinema parla di noi.
A cura di Gian Luca Farinelli

DOCUMENTI E DOCUMENTARI