Mar

28/06

Cinema Lumière - Sala Officinema/Mastroianni > 10:30

Italia. Donne e guerra

Ugo Falena
Accompagnamento al piano di

Antonio Coppola, Donald Sosin

Nel 1916, tre anni dopo Ma l’amor mio non muore, prima apparizione sullo schermo di Lyda Borelli, il diva film è certamente il genere italiano più prolifico e influente, con una schiera di giovani attrici lanciate da case di produzioni minori o maggiori, e con artiste straniere come Diana Karenne, Fabienne Fabrèges e Elena Makowska che in Italia trovano eccellenti occasioni professionali. È una vera sorpresa tuttavia scoprire quante attrici siano state anche sceneggiatrici e registe. Tutti i film diretti nel 1916 da Bianca Virginia Camagni, Diana Karenne ed Elettra Raggio sono oggi perduti; per nostra fortuna film come Il figlio della guerra, scritto da Camagni, e Signori giurati…, scritto da Fabrèges, sono invece sopravvissuti e piuttosto interessanti.
Nei film di finzione la guerra appare variamente dislocata, lontana nel tempo come in Madame Tallien di Guazzoni, o in primo piano come in Il sopravvissuto di Augusto Genina, un film di propaganda chiaramente rivolto al fronte interno. Nel giugno 1916 il ventiquattrenne Genina riceve fin troppi elogi per la regia di La signorina Ciclone, un divertissement scritto da Lucio D’Ambra, autore molto in voga. Nei tempi di guerra, la commedia ha fortuna. Nel solo 1916 Rodolfi e Gigetta producono quattordici (o forse più) puntate, di durata corta o media, delle loro serie comiche. E se i futuristi nel 1916 avessero realizzato una commedia di prima qualità, invece del loro manifesto, sarebbe qui, in questo programma.

Mariann Lewinsky

Info sulla
Proiezione

Martedì 28/06/2016
10:30

Sottotitoli

Versione originale con traduzione simultanea in cuffia

Modalità di ingresso

Tariffe del Festival

IL FIGLIO DELLA GUERRA

Scheda Film

Giuseppe Amisani ne dipinge il ritratto, Emilio Sommariva la fotografa, e dopo la première del primo film da lei diretto, La piccola ombra (1916), un recensore la saluta come “la speranza più viva della nuova arte cinematografica”. Sappiamo troppo poco di Bianca Virginia Camagni. Attrice, scrittrice, regista e produttrice, partecipa alla realizzazione di oltre venti film dal 1914 al 1922. Nei primi anni compare nelle produzioni Milano Films. Nel 1916 diventa freelance. I suoi ultimi progetti, Fantasia bianca (1919-1921, insieme all’artista-scultore Severo Pozzati e al compositore Vittorio Gui) e La sconosciuta (1921, insieme allo scrittore Tito A. Spagnol), sono opere uniche e sperimentali. Non a caso, Bianca Camagni è la protagonista femminile dell’elusivo Il re, le torri, gli alfieri. Attualmente del suo lavoro restano La gelosia, one-reeler del 1915, Il figlio della guerra (1916, copia con didascalie mancanti) e un breve frammento, a malapena visibile, di Cavalleria rusticana (1916). I film che realizza a partire dal 1921-22 (Fantasia bianca, La sconosciuta, La bella nonna, Il cuore e l’ombra) sono andati probabilmente perduti in un incendio. Siamo grati a Emiliana Losma per questa informazione e per le sue ricerche su Bianca Virginia Camagni, pubblicate nel 2011 (“Bianco e Nero” n. 570), dettagliate e ricche di documenti originali. Losma ci informa che durante la guerra Camagni abbandonò il cinema per due anni e lavorò per la Croce Rossa.
Tenetelo a mente quando vedrete la sequenza d’apertura di Il figlio della guerra. Il negativo originale, mancante di didascalie, di questo film è stato scoperto tra i cinquantaquattro titoli della Pathé-Film d’Arte Italiana conservati nelle collezioni della Cinémathèque française, e ne è stata tratta una copia di preservazione. A giudicare da questo solo film, Camagni aveva il suo proprio stile interpretativo, sobrio e trattenuto. Qual era stata la sua formazione? Il suo non è uno stile diva film, e questa è una cosa notevole; tutte le attrici nel cinema italiano del 1916 imitano Lyda Borelli, usano i suoi gesti-chiave.
È un film sulle cose che una madre non dice al proprio figlio: che è stata violentata, che la sua nascita è il risultato di quella violenza, che una volta adulto lui ha ucciso suo padre. Entrambi i crimini, lo stupro e l’omicidio, sono avvenuti in guerra. La prima parte del film è di fortissimo impatto; dispiace che Camagni, autrice della sceneggiatura, non abbia messo se stessa al centro anche della seconda parte del film.

Mariann Lewinsky

Cast and Credits

T. copia: Le Fils de guerre. Sog.: Bianca Virginia Camagni. Int.: Bianca Virginia Camagni (Contessa D’Algo), Luigi Serventi (Gaston / barone Massimo Odder), Gioacchino Grassi (Ninkas), Alfonso Cassini (don Elia), Romano Zampieri (il generale), sig.na Miotti (Marta). Prod.: Film d’Arte Italiana. 35mm. L.: 1024 m. (incompleto, l. orig.: 1770 m.). D.: 49’ a 18 f/s. Bn.

GELOSIA

Scheda Film

Il giovane Augusto Genina dirige con brio questa commedia matrimoniale, indovinando tono e ritmo giusti. I conti di Valmonte sono una coppia simpatica e affiatata ma lui passa troppe sere al circolo, almeno a parere di lei. Che ci sia sotto qualcosa? Tra lettere profumate gravide di sospetti e bisticci postprandiali, la contessa decide di passare all’azione e mette in atto un piano per cogliere in flagrante il supposto marito fedifrago. Le conseguenze saranno inaspettate e difficili da gestire. Il mestiere di Genina si affida con fiducia ai suoi interpreti e in particolare a una Bianca Virginia Camagni in gran forma. L’attrice riesce a reggere i ritmi da commedia senza rinunciare a tracciare un ritratto a tutto tondo del personaggio di Laura, dimostrando una particolare abilità nel caricare di significati espressivi gli oggetti di scena: la lettera indirizzata al marito che non si decide ad aprire, le sigarette maneggiate con mani tremanti e un guanto galeotto abbandonato nel posto sbagliato.

Stella Dagna

Cast and Credits

Sog., Scen.: Augusto Genina. F.: Ferdinando Martini. Int.: Bianca Virginia Camagni (Laura di Valmonte), Luigi Serventi (il marito), Tranquillo Bianco. Prod.: Milano Films. 35mm. L.: 305 m. D.: 15’ a 18 f/s. Col.

IL SOPRAVVISSUTO

Scheda Film

Se tanti film del 1916 sono sopravvissuti, perché proprio Il re, le torri, gli alfieri, il film che cercavo e volevo più di tutti, dev’essere così totalmente perduto? I frammenti su nitrato trovati a Parigi e Washington avevano fatto volare le speranze. Gli archivisti francesi erano esultanti quanto io ero delusa, quando il rullo nella scatola contrassegnata Échec au roi è risultato essere in realtà la parte che mancava alla loro copia di La mirabile visione (1921). E quando il materiale proveniente dalla Library of Congress è arrivato a Bologna per essere estratto dalla sua scatola con trepidazione degna della torta più sontuosa, e abbiamo visto le prime immagini, per un attimo ci è sembrato di riconoscere l’attore Gigi Serventi, ma ben presto ci siamo accorti che non era lui; e dopo poche scene abbiamo dovuto mestamente rinunciare a vedere una brillante operetta e disporci a vedere un film di guerra: Il sopravvissuto.
Gli uomini hanno identità definite; le donne sono destinate al conflitto tra opposte lealtà. Naturalmente Livia, la passiva protagonista di Il sopravvissuto, sta con il proprio padre e il proprio figlio italiani e non con il marito austriaco – che è un bruto, e quindi liberarsene è una benedizione. Nella tautologica storia di eroi che fanno gli eroi, il destino tracciato per la donna porta con sé un residuo di tragedia. Antonio Rosso, un critico dell’epoca, si mostra poco entusiasta della trama patriottica, che giudica pesante e abusata (“v’è di vecchio, e di enfatico e convenzionale nell’intreccio di attualità patriottica”), ma apprezza il realismo di Genina nelle scene di battaglia. “Per la prima volta mi è stato dato vedere rappresentato, con sufficiente approssimazione alla realtà, quello che sia un movimento di truppe o un sistema di trincee […] Certamente v’è quanto di meno lontano dalla realtà che si opera alla frontiera sia stato finora ricostruito dal cinematografo”.

Mariann Lewinsky

Cast and Credits

Sog.: Giannino Antona Traversi. F.: Carlo Montuori. Int.: Fernanda Negri Pouget (Livia), Teresa Boetti-Valvassura (la contessa), Camillo Pilotto (l’austriaco), Leo Giunchi (Goffredo), Ugo Gracci (il vecchio conte). Prod.: Medusa-Film. DCP. D.: 19’. Imbibito e virato.