28/06/2019

Polidor: il primo grande comico del cinema muto italiano

Marco Giusti ricostruisce la vita di Ferdinand Guillaume, primo grande comico del cinema muto italiano, attraverso uno straordinario romanzo familiare e con materiali inediti che fanno luce su un capitolo ancora sconosciuto del cinema e dello spettacolo internazionale.

La mattina del 27 giugno si è tenuta la presentazione degli ultimi lavori di di Marco Giusti, storico del cinema popolare: il libro Polidor e Polidor (2019), edito dalla Cineteca di Bologna, e il documentario relativo intitolato Polidor (2019), un progetto realizzato con Rai Teche.

Entrambe le opere vedono come protagonista Ferdinand Guillaume, divenuto celebre con il nome d’arte Polidor, primo grande comico del cinema muto italiano, prima ancora di Chaplin e Keaton. Aveva due fratelli: Natale, col quale formò un duo comico e che morì durante le riprese aeree di un lungometraggio con la donna forzuta Astrea e Edouard che, una volta emigrato in America e divenuto un celebre clown, si attribuì anch’esso il nome di Polidor. Da qui nacquero numerosi fraintendimenti…

L’autore si trova per la prima volta a presenziare al Festival del Cinema Ritrovato e rientra perfettamente in questa edizione poiché, come ha spiegato il Direttore Gian Luca Farinelli: “uno dei temi che attraversa l’edizione di quest’anno è il fantasma del circo. […] Il volume coglie una questione ancora caldamente inesplorata che è il rapporto tra le origini del cinema e l’arte popolare di fine 800 e inizio 900”.

Marco Giusti si è avvicinato a tale tematica perché è rimasto sbalordito della scarsità di informazioni su Polidor e ha ritenuto fosse necessario portare alla luce questo materiale e raccontare la sua storia, come si evince dalla breve conversazione avuta con lui.

Per la pubblicazione del testo Polidor e Polidor come è andata la collaborazione con la Cineteca di Bologna?
La Cineteca di Bologna si è rivelata il posto perfetto per Polidor e Polidor in quanto, a differenza di altri grandi Festival che non avrebbero saputo dargli il giusto spazio o valorizzarlo, il Cinema Ritrovato si concentra principalmente sul cinema muto e la memoria storica di personaggi spesso trascurati o poco noti.

Ferdinand Guillaume, in arte Polidor, ha recitato anche in due film di Fellini: come fraticello in ‘Le notti di Cabiria’ e vecchio clown ne ‘La Dolce Vita’. A proposito di questo, cosa ne pensa dei personaggi circensi di Fellini?
Ho sempre avuto una passione per i personaggi Felliniani minori. Per esempio ne I Clowns, che abbiamo visto ieri pomeriggio al Cinema Arlecchino, recitavano attori come Gigi Reder o Nino Terzo, che io stesso ho intervistato e ognuno di essi porta con sé una storia particolare.

Fellini in realtà sapeva benissimo chi fossero e aveva in testa un quadro completo dei volti e delle voci dello spettacolo circense, dandogli il ruolo esatto dentro il suo cinema che però è anche il loro ruolo nella Storia del cinema italiano. Un’espressione e un insieme di memorie del passato privato e collettivo, di fantasie e paure di una società che ha bisogno dell’umorismo per nascondere e dimenticare.

Come è stato analizzare le vicende dei vari fratelli Polidor e da dove nasce l’urgenza di fare chiarezza su questa storia così ricca di fraintendimenti? 
Quando scopri una storia particolare di questo tipo in cui hai tutto: scambio di identità, il fatto che siano tre fratelli sparsi in tre diverse parti del mondo, in cui c’è dentro il circo, Fellini, il cinema italiano, il comico, le guerre, il dopoguerra e il sogno americano non puoi far altro che raccontarle e appassionarti all’argomento.

Ci vuole parlare di qualche capitolo del libro in particolare o raccontarci qualche piccola curiosità?
Ho dedicato una sezione del mio libro al viaggio di Edouard Guillaume che ha girato per tutto il Sud America, dal 1914 al 1923, per sfuggire alla guerra. Questo mi ha fatto capire che i personaggi del circo sono estremamente mobili… all’epoca andavano dalla Russia all’Africa, dalla Spagna all’Inghilterra mentre in America meno. Possiamo dire che questa rappresentava il punto di arrivo dopo anni di viaggi lavorativi.

Una curiosità è legata al fatto che la maggior parte dei circensi si autodefiniva francese malgrado non lo fosse… anche Chaplin, in quanto i comici, di fatto, all’epoca erano principalmente francesi.

A conclusione di questa presentazione è stato proiettato anche il rarissimo Le Cirque de Calder (1961) e per descriverlo queste sono state le parole usate dal Direttore: “Grazie alla disponibilità di Pathé, che lo ha restaurato in tempi record, possiamo ammirare la famosa valigia con gli oggetti del circo costruiti da Calder stesso negli anni 20 e che riprende vita in un film del 1961 in cui egli rimette personalmente in scena e anima i suoi personaggi…è il lui il vero direttore del suo circo”.

Report di Carolina Martin e Cinzia Baldi
Nell’ambito del corso di Alta Formazione per redattore multimediale e crossmediale, nel progetto di formazione della Cineteca di Bologna.