22/07/2021

Meraviglie della tecnica cinematografica: la lanterna a carbone, il proiettore a manovella e poi… l’archeoscopio!

Il Cinema Ritrovato non è il paradiso dei cinefili solo per la grande quantità di film introvabili e piccole e grandi scoperte e riscoperte che ogni anno l’appassionato di cinema può fare immergendosi nel buio delle sue sale. Il festival è anche uno dei pochi posti in cui è possibile vivere l’esperienza del cinema nei suoi più svariati formati, grazie alla grande varietà di tecniche di proiezione messe in campo.

Alle classiche proiezioni in digitale e in 35mm, si aggiungono ad esempio formati come il super8 e il 16 mm, protagonisti anche quest’anno di un’intera sezione del festival, supportati da proiettori dedicati.

Ma c’è anche tempo per un vero e proprio viaggio nel tempo, che ci permette di goderci film d’epoca proiettati con gli stessi macchinari con cui erano stati proiettati originariamente. Torna infatti l’appuntamento con le proiezioni con lanterna a carbone, ospitate nella suggestiva cornice di Piazzetta Pasolini. Dopo aver visto ieri sera I raggi “Z” di Eleuterio Ridolfi e due corti francesi di inizio Novecento (accompagnati dal programma originale mostrato sempre a inizio Novecento al Reale Cinematografo Lumière di Bologna, presentato da Nikolaus Wostry con un proiettore a manovella Wrench Model AA), il 26 luglio potremo vedere Die Bergkatze, sottovalutato e sorprendente film di Ernst Lubitsch con una protagonista femminile strepitosa e indimenticabile.

Sempre in tema di tecniche e formati di proiezione, venerdì 23 luglio alle 12 in Sala Scorsese potremo assistere a una performance eccezionale di Jan Kulka e del suo Archeoscopio, uno strumento capace di proiettare… qualunque formato!

“L’Archeoscopio può proiettare tutti i formati standard (8, 16, 35, 70mm, ecc.), ma anche vari tipi di materiali fino a 14 centimetri di larghezza (nastri trasparenti, bende, merletti, tessuti, carta da imballaggio a bolle d’aria, nastri segnaletici, ecc.). Ha quattro fonti luminose e sistemi ottici indipendenti che permettono di proiettare contemporaneamente quattro diverse aree di una pellicola. Ciascuna luce può essere accesa e spenta in tre modi: ‘metronomicamente’, con precisi intervalli di accensione e spegnimento; con un sequenziatore ciclico ottico; per mezzo di impulsi (segni/punti) sulla pellicola letti otticamente. Esistono quindi moltissime combinazioni e possibili ritmi e poliritmi in base ai quali può essere attivata ciascuna luce. La frequenza dei fotogrammi non segue più uno schema fisso, regolare e monotono, ma può essere ‘musicale’, composta in strutture cicliche più brevi o in intervalli lineari più ampi.” (Jan Kulka)