‘Czechmate: in Search of Jiří Menzel’. Incontro con il regista Shivendra Singh Dungarpur
Czechmate: in Search of Jiří Menzel, il regista Shivendra Singh Dungarpur spiega le motivazioni che lo hanno portato ad esplorare la storia della nuova onda del cinema cecoslovacco e l’affascinante figura Jiří Menzel, regista portavoce della sua generazione.
L’inaugurazione della sezione Documenti e Documentari, della XXXIII edizione de Il Cinema Ritrovato, è affidata a Czechmate: in Search of Jiří Menzel (2018) di Shivendra Singh Dungarpur, regista, restauratore e fondatore della Film Heritege Foundation. “In questo festival ci sono molti documentari pazzi, ma il più pazzo di tutti è sicuramente quello di Shivendra”: così Gian Luca Farinelli consacra l’ultima fatica del regista indiano, che per 8 anni percorre repubblica Ceca e Slovacchia in compagnia dei fautori della nouvelle vague cecoslovacca.
A muovere il cineasta in questo lavoro imponente è il profondo interesse per l’arte di Jiří Menzel, fonte di ispirazione nei suoi anni di studio in India: in un’importante opera di cesellamento ricostruisce le intersezioni tra regime sovietico e quel movimento nato in seno alla FAMU, scuola praghese di cinema e televisione, riconosciuto dalla critica europea come il miracolo del cinema Ceco. Da una serie di interviste concesse da Menzel e motivate da una reciproca curiosità (“Penso che all’inizio si diede disponibile solo perché non si spiegava come qualcuno dall’India fosse interessato a parlare con lui”), nacque l’esigenza di documentare l’unicità del regista ceco, voce profondamente innovativa di una parte importante della storia del cinema mondiale. Il riverbero di questa ondata di innovazione, nata nel ’68, ha infatti incontrato il panorama internazionale fino ad influire sul lavoro di registi come Woody Allen, la cui testimonianza è anche raccolta dal documentarista indiano.
Il risultato di questo lavoro magistrale è un’opera dalla durata importante divisa in 4 episodi, proiettata tra le sale DAMS LAB e Scorsese alla presenza dell’autore e nonostante una pioggia scrosciante. Più che una proiezione si è trattato di un’esperienza vera e propria, in cui i due registi in un sodalizio intellettuale guidano il pubblico alla scoperta dei luoghi della storia cinematografica di una nazione che non esiste più. La figura di Menzel è trascinante nella sua semplicità e onestà, autentica tanto da aver mantenuto intatta la sua freschezza. E il panorama in cui questi si è formato ed espresso emerge in tutta la sua ricchezza di sfaccettature: un mondo popolato di artisti, geni e innovatori capaci di convertire le dure limitazioni imposte dal regime in motivi di sperimentazione. Tali condizioni hanno dato luogo ad un’esplorazione scanzonata della vita, convertita con naturalezza in un cinema autenticamente poetico in tutti le tonalità espressive, da quelle umoristiche alla drammaticità più nera.
Report di Annalisa Prestianni
Nell’ambito del corso di Alta Formazione per redattore multimediale e crossmediale di festival di cinema, nel progetto di formazione della Cineteca di Bologna.