23/05/2022

Musical tedeschi degli Anni Trenta: gli artisti e la persecuzione nazista

Per alcuni preziosi anni le sale cinematografiche tedesche furono attraversate da uno spirito decisamente spensierato, sensuale e frivolo. Le commedie musicali della tarda Repubblica di Weimar che presenteremo al festival sono alcune perle nascoste di quell’epoca. Ancor più di altri generi del cinema di Weimar, la commedia musicale è indissolubilmente legato al lavoro di registi, sceneggiatori, produttori, compositori e attori ebrei, che erano stati attratti dalla fiorente metropoli culturale rappresentata dalla Berlino degli anni Venti.  Il loro destino rispecchia la sorte degli ebrei tedeschi tutti. Alcuni riuscirono a fuggire, altri non fecero in tempo e furono sterminati nei campi di concentramento. Ecco le storie di alcune dei protagonisti che potremo ammirare quest’anno sul grande schermo del Cinema Ritrovato.

 

MAX HANSEN
(Mannheim, 22 dicembre 1897 – Copenaghen, 12 novembre 1961)

Max Hansen salì alla ribalta come comico, cantante e attore teatrale negli anni Venti. I suoi molteplici talenti brillarono anche nei film sonori dei primi anni Trenta, che gli diedero l’opportunità di cantare brani popolari e di esibirsi in numeri comici fuori copione. Dopo la presa del potere da parte dei nazisti la sua carriera nel cinema tedesco si dissolse rapidamente. Si trasferì prima in Austria e poi in Danimarca, la patria di sua madre. Lì sopravvisse all’occupazione tedesca e alla guerra grazie a un falso certificato ariano (nascose l’identità del padre ebreo perfino ai propri figli). L’attore riuscì a riprendere la carriera interrotta, lavorando in una serie di film svedesi negli anni Quaranta e nei primi anni Cinquanta.

 

FRITZ KORTNER
(Vienna, 12 maggio 1892 – Monaco di Baviera, 22 luglio 1970)

Fritz Kortner fu una delle personalità di spicco della scena teatrale in lingua tedesca degli anni Venti, sia come attore che come regista, arti che portò presto anche al servizio del cinema. Al festival quest’anno potremo vedere il suo So ein Mädel vergisst man nicht. La sua visione tenera e ottimista della vita come teatro riscosse all’epoca un grande successo di pubblico. Ebbe però breve durata: pochi giorni dopo la prima proiezione pubblica a Berlino, avvenuta il 20 gennaio 1933, Hitler fu nominato cancelliere del Reich inaugurando un nuovo tipo di messa in scena della realtà. Kortner, all’epoca in tournée in Scandinavia e da anni bersaglio di attacchi antisemiti, decise di non fare ritorno in Germania e fino al 1955 non diresse altri film.

 

RENATE MÜLLER
(Monaco di Baviera, 26 aprile 1906 – Berlino, 7 ottobre 1937)

Nata a monaco in una famiglia colta e agiata, Renate Müller si affacciò alla recitazione appena diciottenne. Entrata nell’accademia d’arte drammatica di Max Reinhardt, ebbe come insegnante Georg Wilhelm Pabst che ne riconobbe subito le doti e il talento e la introdusse negli ambienti del teatro di Berlino. Di lì a poco, l’esordio al cinema. Al festival la vedremo protagonista del film Die Privatsekretärin, commedia musicale rosa che ebbe un tale successo da spingere alla produzione di vari remake internazionali: uno in inglese, interpretato dalla stessa Müller, uno francese e uno italiano (La segretaria privata di Goffredo Alessandrini). A lungo corteggiata dal partito nazista, che voleva farne la nuova Marlene Dietrich, rifiutò sempre di prendere parte a film dichiaratamente schierati. Goebbels, insospettito, la fece pedinare e scoprì che l’attrice aveva una relazione con un attore ebreo. Renate Müller morì a soli trentuno anni in circostanze abbastanza misteriose: la sua dipartita fu inizialmente attribuita a un attacco epilettico, ma in seguito si ipotizzò che fosse stata giustiziata dalla Gestapo.

 

MAX PALLENBERG
(Vienna, 18 dicembre 1877 – Karlovy Vary, 26 giugno 1934)

Max Pallenberg ebbe un rapporto fugace con il cinema, ma come comico teatrale non ebbe eguali negli anni Dieci e Venti del secolo scorso. Per usare le parole di Kurt Tucholsky, Pallenberg era “un diavolo, un dio deragliato, un grande artista” che esplorava “la linea di confine oltre la quale la commedia si trasforma in terrore”. Lavorò con i principali registi teatrali del suo tempo, compresi Max Reinhard ed Erwin Piscator. Senza Der brave Sünder (1931) non potremmo apprezzare l’arte straordinaria di questo talento dell’improvvisazione. Era sposato con Fritzi Massary, la più grande diva dell’operetta dell’epoca. Alla fine del 1932 la coppia, che era stata idolatrata dal pubblico berlinese, dovette emigrare a Vienna. Pallenberg morì in un incidente aereo nel 1934, Massary fuggì negli Stati Uniti dopo l’Anschluss.

 

ERICH POMMER
(Hildesheim, 20 luglio 1889 – Los Angeles, 8 maggio 1966)

L’impronta lasciata da Erich Pommer sul cinema della repubblica di Weimar non ebbe forse eguali. Entrato nell’industria cinematografica già nel 1907, negli anni Venti Pommer divenne la mente creativa della neonata UFA, dove rese possibile la realizzazione di classici come L’ultima risata (1924) di Friedrich Murnau e Metropolis (1926) di Fritz Lang. Dopo una fallimentare parentesi hollywoodiana progettò l’ascesa del Tonfilmlustspiel all’UFA. Con la presa del potere da parte dei nazisti il suo contratto fu presto stracciato e Pommer, dichiarato di razza ebraica dal governo tedesco, andò in esilio dapprima in Francia e poi negli Stati Uniti, dove nei primi anni Quaranta sbarcò il lunario vendendo vasellame dipinto a mano da sua moglie. In seguito riuscì a riprendere la carriera interrotta lavorando negli Stati Uniti e in Europa, ma su scala molto più ridotta.

 

OTTO WALBURG
(Berlino, 21 febbraio 1889 – Auschwitz, 29 ottobre 1944)

Otto Wallburg fu uno dei caratteristi più emblematici della sua generazione, un pilastro della commedia musicale di Weimar che potremo ammirare in due film: Das Lied Ist Aus di Géza von Bolváry e Ihre Majestät die liebe di Joe May. All’avvento del nazismo perse il suo contratto con l’UFA e, subito dopo, anche il suo lavoro a teatro a Berlino. Dopo esser riuscito a recitare per un breve periodo a Francoforte, lasciò la Germania per l’Austria. Qui continuò a lavorare sia per il cinema che per il teatro fino al 1938, data dell’annessione alla Germania. Scappò nei Paesi Bassi ma quando anche questi furono annessi ai territori del Reich fu catturato e deportato ad Auschwitz, dove morì.