21/06/2017

Tutti i colori del Festival

Da alcuni anni il tema del colore è un filo (rouge e non solo) che percorre il Cinema Ritrovato, sia perché il colore è una delle grandi magie del cinema, sia perché è una delle questioni sensibili quando si parla di restauro del film. Ma mai come quest’anno i colori del Cinema Ritrovato (i film a colori, i colori ‘d’autore’, i sistemi di colorazione) saranno tanti, stupefacenti, emozionanti, e spesso mai visti prima.


Il cinema nasce in bianco e nero ma subito aspira al colore. E subito ci furono le imbibizioni, i viraggi, le delicate pennellature del pochoir (ne vedremo anche quest’anno incantevoli esempi, nelle sezioni Cento anni fa. 1917 e Ritrovati e Restaurati, fino allo splendido canto del cigno del colore nel cinema muto, Casanova di Alexander Volkov). Poi nel 1909 appare un sistema audace, e meraviglioso nella sua sperimentale imperfezione, che si chiamava Kinemacolor. Non si trattava più di tingere la pellicola, ma di catturare la luce in fase di ripresa, attraverso un filtro rosso e uno verde, e di restituire sullo schermo le immagini della vita quotidiana, delle città, del paesaggio nei colori puri e nelle loro combinazioni. Era la cosa più vicina all’utopia del ‘colore naturale’ che il cinema avesse conosciuto, e che avrebbe conosciuto fino al Technicolor. Sistema complesso e costoso, ebbe vita breve (fino al 1914), ma finché durò fu il più grande spettacolo del mondo. Il Kinemacolor sarà una delle grandi scoperte del Cinema Ritrovato 2017: la Cineteca di Bologna ne conserva la più ampia collezione, e dodici film, dopo un sapiente restauro digitale, verranno presentati al festival e saranno per la prima volta disponibili nel Dvd I colori ritrovati. Kinemacolor e altre magie. Sarà un Grand Tour che ci condurrà a caccia nelle campagne inglesi, a una sfilata di elefanti nell’India coloniale, sulle rive del lago di Garda, a Venezia, in Grecia, in Libia, in Giappone… Testimonianze uniche che riportano il passato alla vita in un tripudio di colori.
Il Kinemacolor segnò il punto più alto nella ricerca del colore della sua epoca, così come il Technicolor avrebbe fatto per la sua, qualche decennio dopo (e con definitivo successo). Alle meraviglie del Technicolor lo spettatore del Cinema Ritrovato è abituato, ma è una meraviglia che ogni anno si rinnova. Questa volta saranno le copie vintage dei film di Douglas Sirk, esteta che del colore sa cogliere ogni risonanza emotiva, la complessa partitura dei blu in Magnificent Obsession, i ‘colori della plastica’ anni Cinquanta della tragedia americana Come le foglie al vento; o sarà lo sfolgorio naturalistico e divistico di River of No Return, con Marilyn e Mitchum; o l’uso barocco e maledetto che del colore fa Fritz Lang nel western claustrofobico Rancho Notorious; a volte un solo colore porta con sé la memoria d’un film intero, l’azzurro abbagliante della piscina su cui galleggia il graduate Dustin Hoffmann, a volte è una policromia astratta e smagliante (di abiti, make up, oggetti d’arte) a restituirci un glamour della ‘modernità’, anch’esso molto vintage, come nel nuovo restauro di Blow-up
Film swinging London e dunque internazionale d’un grande regista italiano, Blow up appartiene per così dire alla via italiana al colore cinematografico, di cui il Cinema Ritrovato propone tappe importanti e a volte poco note. Dai rarissimi Kinemacolor di Luca Comerio all’arcana sinfonia visiva di Malombra, riportata ai suoi viraggi azzurri e violacei, dal Technicolor della copia francese di Maddalena, dove i colori aggiungono un’enfasi allucinata allo straziante mélo blasfemo di Genina, alla sequenza a colori di Break Up, uno dei grandi film disgregati e ‘perduti’ del cinema italiano, oggi finalmente ricostruito: e Mastroianni sospeso, inghiottito dal suo mare di palloncini colorati, è l’immagine che porta più in alto la riflessione di Ferreri sulla follia regressiva della civiltà – una delle tante immagini del Cinema Ritrovato 2017 che proprio il colore rende indimenticabili.