30/06/2022

Al Cinema Ritrovato, erotismo… e oltre

Deep Throat

Giornata calda, oggi, al Cinema Ritrovato, e non solo a causa del clima bolognese! Questa sera alle 22.15 al Cinema Europa, infatti, potremo vedere il recente restauro di Deep Throat (USA/1972), un film dai retroscena tristemente noti ma il cui travolgente impatto culturale, al tempo dell’uscita, fu indiscutibile. Erotismo e pornografia d’altra parte sono da sempre parte integrante del mondo del cinema. E, senza portarci alle performance estreme del film di Gerard Damiano, quest’anno al festival ne abbiamo diverse espressioni più… raffinate.

Sempre oggi alle 14.30 in Sala Scorsese potremo per esempio vedere Rote Ohren fetzen durch Asche (Austria/1991), «film pop di fantascienza lesbica ambientato nel 2700 nell’immaginaria Asche, una città distrutta da un incendio. Il film segue le vite intrecciate di tre donne: Spy, autrice di fumetti; Volley, artista performativa e sessuomane incendiaria; e Nun, aliena immorale con una predilezione per i rettili. È una storia d’amore e di vendetta e un appello antiromantico all’amore nelle sue tante forme. È anche una storia intrisa di sesso, violenza e una pulsante colonna sonora: un film cyberlesbico che stimola il corpo e il cervello. “Girato in Super8 e gonfiato a 16mm, Rote Ohren fetzen durch Asche è un Blade Runner tedesco su una piromane ipersessuale, la sua compagna vestita di plastica rossa e un’autrice di fumetti vendicativa – un film caratterizzato da un ritmo punk feroce e da effetti speciali gelatinosi. Come thriller saffico è venti volte più divertente di Basic Instinct” (“Interview”, giugno 1992).» (Karola Gramann)

Contemporaneamente in Sala Mastroianni abbiamo la possibilità di esplorare un’approccio più morigerato e anni Venti con Serpentin fait de la Pinture (Francia/1922) di Alfred Machin. «Tendiamo a dare per scontato il fatto che il cinema delle origini e la produzione degli anni Venti siano due mondi distinti, separati, e solo raramente ci chiediamo cosa fecero più in là nella vita i protagonisti del cinema d’anteguerra. Nel corso delle ricerche per la sezione Cento anni fa, quando in un database spunta il nome di uno dei nostri amati registi attivi intorno agli anni Dieci come Mario Caserini, Albert Capellani o Alfred Machin è un po’ come ritrovare un vecchio amico. Serpentin fait de la peinture di Alfred Machin è una splendida commedia condita da molto erotismo nella quale un professore evade dalla realtà dipingendo nudi. Anche se la sua modella è solo una statua di bronzo, la moglie del professore si ingelosisce e gli impedisce di portare avanti il suo ‘sconcio’ passatempo. Così l’uomo decide di cambiare soggetto. Le sue nuove modelle sono mucche. Ma il ripiego ha vita breve e innesca una serie stravagante di situazioni ambigue e divertenti.» (Karl Wratschko)

Alle 18.30 al Cinema Jolly invece assisteremo a una delle rare incursioni di Hugo Fregonese nel campo dell’erotismo con Decameron Nights, tratto – come è intuibile – da Boccaccio. «Alla ricerca della bella vedova Fiametta (Joan Fontaine, nell’interpretazione più sensuale della sua carriera), il poeta Giovanni Boccaccio (che ha l’imperturbabile garbo di Louis Jourdan) la trova nella sua tenuta di campagna nei pressi di Firenze dove si è rifugiata con cinque dame di compagnia per sfuggire alla peste. Boccaccio riesce a entrare nel convento improvvisato (dove Fontaine indossa un monacale abito bianco e nero) offrendosi di intrattenere le signore con le sue novelle. Il film a episodi, composto da una cornice narrativa e tre o quattro storie indipendenti, doveva la sua popolarità a titoli come Dead of Night (Incubi notturni, 1945) e Le Plaisir (Il piacere, 1952), ma con Fregonese e il suo sceneggiatore George Oppenheimer la formula prende una nuova direzione. I racconti sono presentati come un arguto e ironico dialogo di seduzione in cui Fiametta e Boccaccio si immaginano in tre diverse situazioni erotiche. Lavorando con il direttore della fotografia britannico Guy Green, Fregonese manipola abilmente la palette dei colori, contrapponendo l’illuminazione naturale e le tonalità terrose della cornice narrativa alle ombre espressionistiche e agli audaci colori primari degli episodi. Un film seducente e generoso che contrasta piacevolmente con le opere più cupe del regista.» (Dave Kehr)

Ma non finisce qua, l’erotismo ha molte declinazione e milioni di sfaccettature. Nei giorni passati, ad esempio, abbiamo già potuto apprezzare le sensuali danze della Salomè (USA/1922-1923) di Alla Namizova e della Carmen (Francia-Italia/1984) di Julia Migenes-Johnson (diretta da Francesco Rosi). O l’erotismo più ‘politico’ di opere come Il conformista (Italia-Francia-Germania Ovest/1970) di Bernardo Bertolucci e La Maman et la Putain (Francia/1973) di Jean Eustache.

Un discorso a parte forse può meritarlo la prorompente sensualità di Sophia Loren, protagonista quest’anno di una delle sezioni del festival, Forever Sophia. «Simbolo dell’Italia, anzi di un’Italia mediterranea, esotica, e dunque esportabile per queste sue caratteristiche vistose», la definisce Emiliano Morreale nell’introduzione scritta per il catalogo del festival, «talmente italiana da risultare esotica anche per l’Italia stessa, agli inizi, tanto che i suoi primi ruoli furono spesso eccentrici (Aida, Cleopatra, imperatrice innamorata di Attila). Grazie a De Sica nell’Oro di Napoli e a Blasetti in Peccato che sia una canaglia questa sua fisicità diventò espressione di un’Italia esuberante […]. La sua figura divistica si trova davanti a un paradosso: quello di un glamour fatto di colori vistosi e intriso di umori popolari. La sua forza plebea poteva incarnarsi in figure eleganti e regali. Qualcosa che dalla realtà arriva al sogno, ma che alla realtà deve continuamente tornare per trovare forza. In un articolo del 1964, Mario Soldati fa il confronto con un modello opposto, quello di Audrey Hepburn, e paragona Sophia a “un’antica miniatura persiana” (l’esotismo, ancora): se l’attrice inglese, scrive, è “un simbolo intellettuale”, Sophia è qualcosa di paradossale: “un simbolo viscerale”.»

Come dimenticare la celebre scena dello striptease nell’episodio Mara di Ieri, oggi, domani (Italia-Francia/1963)? Lo abbiamo già visto qualche giorno fa al Cinema Arlecchino, ma potremo rivederlo in Piazza Maggiore giovedì 7 luglio in accoppiata con un’altra prorompente interpretazione di Loren, La Riffa (episodio del film a puntate Boccaccio ’70).