24/06/2017

La Corazzata Potëmkin in Piazza Maggiore: in evidenza il 25 e 26 giugno

Quanti conoscono La corazzata Potëmkin? Probabilmente tutti. Quanti lo hanno davvero visto? Più difficile a dirsi. E quanto dura davvero? Un’oretta e qualcosa, molto meno dei 92 minuti di applausi ricevuti dal ragionier Ugo Fantozzi nella più celebre ribellione della sua lunga saga di soggiogato.

Ebbene La corazzata Potëmkin ora sfida il grande pubblico di Piazza Maggiore, rischiando, con ogni probabilità, di conquistare sguardo e anima di chi sarà in piazza lunedì 26 giugno, alle ore 21.45, per una delle serate più attese del Cinema Ritrovato, il festival che la Cineteca di Bologna promuove fino al 2 luglio.

Una serata del tutto speciale, anche perché ad accompagnare il film di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn ci sarà l’orchestra, la Filarmonica del Teatro Comunale di Bologna, diretta da Helmut Imig, che eseguirà le musiche originali composte per il film da Edmund Meisel.

Un regalo in più: ad aprire la serata, l’anteprima assoluta del nuovo restauro del prologo di La Roue, monumentale (questo sì!) film diretto da Abel Gance nel 1923, il cui lungo lavoro di restauro è in corso d’opera: vedremo quindi il primo assaggio di La Roue, sempre con la Filarmonica del Comunale, questa volta diretta da Timothy Brock, che eseguirà le musiche originali di un grande compositore del Novecento come Arthur Honneger.

A presentare La corazzata Potëmkin ci sarà lo storico del cinema russo Naum Klejman, che così racconta il film: “Nella primavera del 1925 il giovane Sergej Ėjzenštejn, che aveva appena esordito alla regia con Sciopero!, si vide affidare la direzione di un film che doveva celebrare il ventesimo anniversario della Rivoluzione russa del 1905. Il film, intitolato Bronenosec Potëmkin, fu girato e montato in quattro mesi. Pur limitandosi formalmente all’episodio del 1905 – la rivolta dei marinai di una nave militare alla fonda nel Mar Nero – il film rifletteva i temi fondamentali della Rivoluzione: la crudeltà del regime autocratico e la tensione sociale verso la libertà. La prima si tenne il 21 dicembre al teatro Bol’šoj, in occasione delle celebrazioni per il giubileo. Nonostante l’accoglienza trionfale, la commissione per la cinematografia decise inizialmente di proiettare il Potëmkin solo nei circoli dei lavoratori, a conclusione di conferenze e riunioni: non si pensava infatti che il pubblico cinematografico sarebbe stato attratto da un film senza star e privo del consueto intreccio amoroso o avventuroso. La leggenda narra che il poeta futurista Vladimir Majakovskij minacciò di picchiare i responsabili con il suo pesante bastone se il film non avesse avuto una distribuzione di massa. I primi giorni di proiezione nelle sale dimostrarono che “senza eroi individuali” e “senza una storia di intrighi” il film sapeva competere efficacemente con il maggiore successo commerciale di Hollywood di quell’anno, Robin Hood con Douglas Fairbanks.

Nella primavera del 1925 la censura tedesca tentò di impedire l’uscita in sala del Potëmkin temendo che un film sulla Rivoluzione del 1905 in Russia potesse suscitare sentimenti rivoluzionari in Germania con la sua forza emotiva. I deputati socialdemocratici del Reichstag vinsero la causa contro la censura dimostrando che il film non risultava in alcun modo sovversivo. Anzi, esso si fondava non solo sullo slogan democratico “lotta al dispotismo e all’ineguaglianza sociale”, ma anche sull’appello umanistico a “cessare la violenza reciproca”. Ciò nonostante il film dovette subire i tagli della censura, e in alcune zone della Germania fu proibita la magnifica colonna sonora appositamente composta da Edmund Meisel. In gran parte dell’Europa, dell’Asia e dell’America meridionale i censori non si mostrarono meno miopi e timorosi dei colleghi tedeschi, tanto che Bronenosec Potëmkin fu a lungo interdetto. Solo dopo la Seconda guerra mondiale tornò a circolare: con colonna sonora nei cinema, muto nelle cineteche e ai festival. All’esposizione di Bruxelles del 1958 figurava in testa alla classifica dei dodici migliori film di tutti i tempi, e da allora è considerato un capolavoro indiscusso d’importanza mondiale”.

  • Thierry Frémaux per la B.B. di Henri-Georges Clouzot

1960: Brigitte Bardot all’apice della sua bellezza e del suo mito è la protagonista di La vérité, il film di Henri-Georges Clouzot (del quale ricordiamo i 110 anni dalla nascita), che vedremo restaurato sempre lunedì 26 giugno, alle ore 18.15 al Cinema Arlecchino, presentato dal direttore del Festival di Cannes, Thierry Frémaux, e dal curatore del restauro Grover Crisp di Sony Columbia.

Nel giugno del 1959 Henri-Georges Clouzot scrisse per il settimanale “Jours de France” una cronaca del processo a Clotilde Seggiaro, giovane donna accusata di omicidio a Draguignan. Quando il produttore Raoul Lévy gli propose di dirigere un film per valorizzare Brigitte Bardot al di fuori dei soliti schemi commerciali in cui era confinata, Clouzot pensò a quella storia “perché ero rimasto scioccato, nel senso chirurgico della parola, dal modo in cui si amministra la giustizia nelle cause criminali. Come si può pensare di arrivare alla verità? Volevo mostrare la continua ambiguità della verità e che uno stesso avvenimento può essere presentato sotto angolazioni diverse”. Affascinato dal magnetismo e dalla sensualità della Bardot, Clouzot le imprime le contraddizioni di un’eroina tragica, Dominique, vittima della sua selvaggia istintività e dei pregiudizi dei benpensanti, un personaggio emblematico delle irrequietudini giovanili sul crinale tra anni Cinquanta e Sessanta e con tratti speculari alla reale fisionomia dell’attrice. Nell’aula del processo che vede Dominique imputata per l’assassinio del suo amante Gilbert (Sami Frey), la sua turbolenta esistenza viene visualizzata in intermittenti e vividi flashback mentre l’accusa (Paul Meurisse) e la difesa (Charles Vanel) duellano mettendo a nudo la vulnerabilità della ragazza. In piena era nouvelle vague, Clouzot non si allontana da una vigorosa classicità, rimane estraneo all’analisi dei fenomeni sociali della “gioventù bruciata” e preferisce raccontare una nuova, crudele variazione sul tema delle derive perverse di una relazione amorosa, non senza attaccare l’ipocrisia e il cinismo della buona società e delle sue istituzioni. Il film fu un trionfo commerciale, forse anche per l’impressione provocata da alcuni clamorosi episodi di cronaca (il tentato suicidio della Bardot, poche settimane prima dell’uscita del film).

  • Il cinema africano (restaurato da Scorsese) racconta le lotte per l’integrazione

Ma Piazza Maggiore non è che la punta dell’iceberg del Cinema Ritrovato. Al festival arriva il primo frutto nato dalla nuova partnership tra The Film Foundation di Martin Scorsese e l’UNESCO per il restauro di 50 film del patrimonio cinematografico africano.

Domani, domenica 25 giugno, alle ore 10.45 al Cinema Lumière (Piazzetta Pasolini, 2/b), vedremo Soleil Ô, splendido film di denuncia della segregazione razziale subita dagli immigrati africani in Francia, realizzato nel 1967 dal regista franco-mauritano Med Hondo, figura vulcanica del mondo teatrale e cinematografico francese, noto per essere il doppiatore per le aree francofone di Eddie Murphy, Sidney Poitier, Morgan Freeman.

Lo stesso Med Hondo introdurrà il film, mentre il giorno successivo, lunedì 26 giugno, alle ore 15 in Sala Auditorium (sempre in Piazzetta Pasolini) terrà la sua Lezione di cinema.

  • I maestri di spade al Cinema Ritrovato

Curiosa riscoperta di questa 31ª edizione del Cinema Ritrovato sono i maestri di spada della famiglia Musumeci Greco: domenica 25 giugno, alle ore 16 al Cinema Lumière, vedremo L’assalto fatale, film italiano del 1913. Il film sarà presentato dal maestro di spada Renzo Musumeci Greco, nipote di Agesilao Greco, protagonista del film. Chi mastica di scherma sa che ci troviamo di fronte a una delle stelle più celebrate della disciplina, campione imbattibile a livello internazionale, teorico che accompagna lo sport nella modernità, inventore di un colpo infallibile in grado di disarmare puntualmente l’avversario.

Al termine della proiezione, lo stesso Renzo Musumeci Greco si esibirà in una dimostrazione di scherma in Piazzetta Pasolini.

  • Furlati al piano con il trio e il proiettore a carbone in Piazzetta Pasolini

E sempre in Piazzetta Pasolini, alla sera di domenica 25 giugno, primo appuntamento con il proiettore con lampade a carbone, per tornare al gusto delle proiezioni del cinema delle origini. Addio giovinezza!, realizzato nel 1918 da Augusto Genina, sarà accompagnato dal vivo da Daniele Furlati al pianoforte, Frank Bockius alla batteria e Filippo Orefice al sassofono.

“Per lavorare alla drammaturgia musicale di Addio giovinezza!racconta Daniele Furlati – ho recuperato lo spartito per pianoforte dell’omonima operetta in tre atti di Giuseppe Pietri con libretto di Sandro Camasio e Nino Oxilia, edito da Casa Musicale Sonzogno. Non ho seguito cronologicamente la musica dell’operetta ma ho scelto alcuni temi musicali che ho poi riadattato in funzione del film. I brani presi in prestito da Pietri si trovano tutti nel primo atto dell’operetta: per l’inizio del film, sui titoli di testa ho elaborato la Marcia Solenne che chiude il primo atto, mentre per la fine del film, sull’abbraccio struggente di Dorina e Mario, come tema della nostalgia, ho trovato funzionale il motivo del coro che conclude l’Introduzione. A Dorina e Elena ho associato due bellissimi valzer di Pietri, molto diversi fra loro, che ho sentito in perfetta sintonia con le caratteristiche psicologiche delle due donne antagoniste”.

Ebbene La corazzata Potëmkin ora sfida il grande pubblico di Piazza Maggiore, rischiando, con ogni probabilità, di conquistare sguardo e anima di chi sarà in piazza lunedì 26 giugno, alle ore 21.45, per una delle serate più attese del Cinema Ritrovato, il festival che la Cineteca di Bologna promuove fino al 2 luglio.

Una serata del tutto speciale, anche perché ad accompagnare il film di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn ci sarà l’orchestra, la Filarmonica del Teatro Comunale di Bologna, diretta da Helmut Imig, che eseguirà le musiche originali composte per il film da Edmund Meisel.

Un regalo in più: ad aprire la serata, l’anteprima assoluta del nuovo restauro del prologo di La Roue, monumentale (questo sì!) film diretto da Abel Gance nel 1923, il cui lungo lavoro di restauro è in corso d’opera: vedremo quindi il primo assaggio di La Roue, sempre con la Filarmonica del Comunale, questa volta diretta da Timothy Brock, che eseguirà le musiche originali di un grande compositore del Novecento come Arthur Honneger.

A presentare La corazzata Potëmkin ci sarà lo storico del cinema russo Naum Klejman, che così racconta il film: “Nella primavera del 1925 il giovane Sergej Ėjzenštejn, che aveva appena esordito alla regia con Sciopero!, si vide affidare la direzione di un film che doveva celebrare il ventesimo anniversario della Rivoluzione russa del 1905. Il film, intitolato Bronenosec Potëmkin, fu girato e montato in quattro mesi. Pur limitandosi formalmente all’episodio del 1905 – la rivolta dei marinai di una nave militare alla fonda nel Mar Nero – il film rifletteva i temi fondamentali della Rivoluzione: la crudeltà del regime autocratico e la tensione sociale verso la libertà. La prima si tenne il 21 dicembre al teatro Bol’šoj, in occasione delle celebrazioni per il giubileo. Nonostante l’accoglienza trionfale, la commissione per la cinematografia decise inizialmente di proiettare il Potëmkin solo nei circoli dei lavoratori, a conclusione di conferenze e riunioni: non si pensava infatti che il pubblico cinematografico sarebbe stato attratto da un film senza star e privo del consueto intreccio amoroso o avventuroso. La leggenda narra che il poeta futurista Vladimir Majakovskij minacciò di picchiare i responsabili con il suo pesante bastone se il film non avesse avuto una distribuzione di massa. I primi giorni di proiezione nelle sale dimostrarono che “senza eroi individuali” e “senza una storia di intrighi” il film sapeva competere efficacemente con il maggiore successo commerciale di Hollywood di quell’anno, Robin Hood con Douglas Fairbanks.

Nella primavera del 1925 la censura tedesca tentò di impedire l’uscita in sala del Potëmkin temendo che un film sulla Rivoluzione del 1905 in Russia potesse suscitare sentimenti rivoluzionari in Germania con la sua forza emotiva. I deputati socialdemocratici del Reichstag vinsero la causa contro la censura dimostrando che il film non risultava in alcun modo sovversivo. Anzi, esso si fondava non solo sullo slogan democratico “lotta al dispotismo e all’ineguaglianza sociale”, ma anche sull’appello umanistico a “cessare la violenza reciproca”. Ciò nonostante il film dovette subire i tagli della censura, e in alcune zone della Germania fu proibita la magnifica colonna sonora appositamente composta da Edmund Meisel. In gran parte dell’Europa, dell’Asia e dell’America meridionale i censori non si mostrarono meno miopi e timorosi dei colleghi tedeschi, tanto che Bronenosec Potëmkin fu a lungo interdetto. Solo dopo la Seconda guerra mondiale tornò a circolare: con colonna sonora nei cinema, muto nelle cineteche e ai festival. All’esposizione di Bruxelles del 1958 figurava in testa alla classifica dei dodici migliori film di tutti i tempi, e da allora è considerato un capolavoro indiscusso d’importanza mondiale”.

  • Thierry Frémaux per la B.B. di Henri-Georges Clouzot

1960: Brigitte Bardot all’apice della sua bellezza e del suo mito è la protagonista di La vérité, il film di Henri-Georges Clouzot (del quale ricordiamo i 110 anni dalla nascita), che vedremo restaurato sempre lunedì 26 giugno, alle ore 18.15 al Cinema Arlecchino, presentato dal direttore del Festival di Cannes, Thierry Frémaux, e dal curatore del restauro Grover Crisp di Sony Columbia.

Nel giugno del 1959 Henri-Georges Clouzot scrisse per il settimanale “Jours de France” una cronaca del processo a Clotilde Seggiaro, giovane donna accusata di omicidio a Draguignan. Quando il produttore Raoul Lévy gli propose di dirigere un film per valorizzare Brigitte Bardot al di fuori dei soliti schemi commerciali in cui era confinata, Clouzot pensò a quella storia “perché ero rimasto scioccato, nel senso chirurgico della parola, dal modo in cui si amministra la giustizia nelle cause criminali. Come si può pensare di arrivare alla verità? Volevo mostrare la continua ambiguità della verità e che uno stesso avvenimento può essere presentato sotto angolazioni diverse”. Affascinato dal magnetismo e dalla sensualità della Bardot, Clouzot le imprime le contraddizioni di un’eroina tragica, Dominique, vittima della sua selvaggia istintività e dei pregiudizi dei benpensanti, un personaggio emblematico delle irrequietudini giovanili sul crinale tra anni Cinquanta e Sessanta e con tratti speculari alla reale fisionomia dell’attrice. Nell’aula del processo che vede Dominique imputata per l’assassinio del suo amante Gilbert (Sami Frey), la sua turbolenta esistenza viene visualizzata in intermittenti e vividi flashback mentre l’accusa (Paul Meurisse) e la difesa (Charles Vanel) duellano mettendo a nudo la vulnerabilità della ragazza. In piena era nouvelle vague, Clouzot non si allontana da una vigorosa classicità, rimane estraneo all’analisi dei fenomeni sociali della “gioventù bruciata” e preferisce raccontare una nuova, crudele variazione sul tema delle derive perverse di una relazione amorosa, non senza attaccare l’ipocrisia e il cinismo della buona società e delle sue istituzioni. Il film fu un trionfo commerciale, forse anche per l’impressione provocata da alcuni clamorosi episodi di cronaca (il tentato suicidio della Bardot, poche settimane prima dell’uscita del film).

  • Il cinema africano (restaurato da Scorsese) racconta le lotte per l’integrazione

Ma Piazza Maggiore non è che la punta dell’iceberg del Cinema Ritrovato. Al festival arriva il primo frutto nato dalla nuova partnership tra The Film Foundation di Martin Scorsese e l’UNESCO per il restauro di 50 film del patrimonio cinematografico africano.

Domani, domenica 25 giugno, alle ore 10.45 al Cinema Lumière (Piazzetta Pasolini, 2/b), vedremo Soleil Ô, splendido film di denuncia della segregazione razziale subita dagli immigrati africani in Francia, realizzato nel 1967 dal regista franco-mauritano Med Hondo, figura vulcanica del mondo teatrale e cinematografico francese, noto per essere il doppiatore per le aree francofone di Eddie Murphy, Sidney Poitier, Morgan Freeman.

Lo stesso Med Hondo introdurrà il film, mentre il giorno successivo, lunedì 26 giugno, alle ore 15 in Sala Auditorium (sempre in Piazzetta Pasolini) terrà la sua Lezione di cinema.

  • I maestri di spade al Cinema Ritrovato

Curiosa riscoperta di questa 31ª edizione del Cinema Ritrovato sono i maestri di spada della famiglia Musumeci Greco: domenica 25 giugno, alle ore 16 al Cinema Lumière, vedremo L’assalto fatale, film italiano del 1913. Il film sarà presentato dal maestro di spada Renzo Musumeci Greco, nipote di Agesilao Greco, protagonista del film. Chi mastica di scherma sa che ci troviamo di fronte a una delle stelle più celebrate della disciplina, campione imbattibile a livello internazionale, teorico che accompagna lo sport nella modernità, inventore di un colpo infallibile in grado di disarmare puntualmente l’avversario.

Al termine della proiezione, lo stesso Renzo Musumeci Greco si esibirà in una dimostrazione di scherma in Piazzetta Pasolini.

  • Furlati al piano con il trio e il proiettore a carbone in Piazzetta Pasolini

E sempre in Piazzetta Pasolini, alla sera di domenica 25 giugno, primo appuntamento con il proiettore con lampade a carbone, per tornare al gusto delle proiezioni del cinema delle origini. Addio giovinezza!, realizzato nel 1918 da Augusto Genina, sarà accompagnato dal vivo da Daniele Furlati al pianoforte, Frank Bockius alla batteria e Filippo Orefice al sassofono.

“Per lavorare alla drammaturgia musicale di Addio giovinezza!racconta Daniele Furlati – ho recuperato lo spartito per pianoforte dell’omonima operetta in tre atti di Giuseppe Pietri con libretto di Sandro Camasio e Nino Oxilia, edito da Casa Musicale Sonzogno. Non ho seguito cronologicamente la musica dell’operetta ma ho scelto alcuni temi musicali che ho poi riadattato in funzione del film. I brani presi in prestito da Pietri si trovano tutti nel primo atto dell’operetta: per l’inizio del film, sui titoli di testa ho elaborato la Marcia Solenne che chiude il primo atto, mentre per la fine del film, sull’abbraccio struggente di Dorina e Mario, come tema della nostalgia, ho trovato funzionale il motivo del coro che conclude l’Introduzione. A Dorina e Elena ho associato due bellissimi valzer di Pietri, molto diversi fra loro, che ho sentito in perfetta sintonia con le caratteristiche psicologiche delle due donne antagoniste”.