Henry Fonda for President

Programma a cura di Alexander Horwath 

A prima vista la figura emblematica di Henry Fonda (1905-1982) lo rende una scelta ovvia tra gli attori americani. Ma il suo ruolo nella vita sognata della repubblica del cinema va ben oltre l’‘integrità’ e la ‘semplicità’ dell’attore e della sua arte. La personalità filmica di Fonda è il prodotto polifonico di tre epoche e del modo in cui seppe farsene interprete. Divenne famoso incarnando l’uomo qualunque del Midwest dei tardi anni Trenta, angustiato dalle contraddizioni tra capitalismo e democrazia. Assunse sfumature di tormentata insicurezza durante la Seconda guerra mondiale e nell’immediato dopoguerra. Espresse poi le speranze e le paure che accompagnarono la ‘dissolvenza incrociata’ tra l’era McCarthy e gli anni Sessanta di JFK. Nella logica di una politique des acteurs, Fonda è allo stesso tempo ‘Best Man’, ‘Wrong Man’ e ‘Man with No Name’: l’idealista, l’uomo ingiustamente accusato, l’uomo senza nome. Al lascito di un attore contribuiscono spesso anche le occasioni perdute. Al di là della fantasticheria presidenziale cui il titolo della retrospettiva fa riferimento, il fatto che Vittorio De Sica e Sergio Leone volessero Fonda come protagonista di Ladri di biciclette e di Per un pugno di dollari è indicativo delle potenzialità storiche addensatesi attorno alla figura dell’attore. Questa rassegna può raccontare solo parte della sua eredità: abbiamo tralasciato alcuni dei film maggiori – Lady Eva, Sfida infernale, C’era una volta il West – e molti ruoli famosi, come quelli interpretati in Jezebel, Jesse il bandito, Alba fatale, La parola ai giurati, La nave matta di Mister Roberts e Sul lago dorato. Con un’unica eccezione, la retrospettiva include opere mai proiettate in questo festival. E tuttavia non si limita a essere una selezione di rarità, ma traccia una precisa traiettoria. Grandi scrittori e critici si sono appassionati all’opera e alla personalità filmica di Fonda; queste note sono segnate dalle loro osservazioni. John Steinbeck ci lascia intravedere l’uomo Henry Fonda: “Hank mi appare come un uomo espansivo ma irraggiungibile, mite ma capace di una violenza repentina, selvaggia e pericolosa, intransigente con gli altri ma in egual misura con se stesso, ingabbiato e insofferente alle sbarre ma intimidito dalla luce, violentemente contrario alle imposizioni ma pronto a imporsi una ferrea schiavitù. Sul suo volto si danno battaglia gli opposti”. Nei ruoli impersonati da Fonda questi opposti sono compresenti e confluiscono splendidamente perché appartengono allo stesso uomo: il ribelle fuorilegge e il rappresentante politico; il professore o milionario maldestro e il proletario arrabbiato. La fisicità di Fonda era unica, a riposo e in azione; la sua andatura e i suoi passi di danza goffamente incantevoli sono inconfondibili. Mostrava anche una straordinaria capacità d’introspezione e di contemplazione, “un’ossessione per la memoria”, l’ha definita Devin McKinney. “Quando sentiamo che i ricordi si fanno labili e il passato ci sfugge, possiamo guardare a lui. Possiamo guardare a Henry Fonda e ricordare con lui”.

Alexander Horwath 

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