Sab
29/06
Cinema Lumière - Sala Scorsese > 21:45
LA PETITE VENDEUSE / LE FRANC
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Modalità di ingresso
LA PETITE VENDEUSE DE SOLEIL
Scheda Film
Il cinema è nato in Africa perché in Africa è nata l’immagine. Gli strumenti, certo, sono europei, ma la logica e la necessità creativa risiedono nella nostra tradizione orale. Come dico sempre ai bambini, per fare un film basta chiudere gli occhi e visualizzare le immagini. Quando apri gli occhi il film è già lì. Voglio che questi bambini capiscano che l’Africa è una terra di immagini, non solo perché le immagini delle maschere africane hanno rivoluzionato l’arte mondiale, ma anche come conseguenza, semplice e paradossale, della tradizione orale. La tradizione orale è una tradizione di immagini. Ciò che si racconta è più forte di ciò che si scrive; la parola si rivolge all’immaginazione, non all’orecchio. L’immaginazione crea l’immagine e l’immagine crea il cinema, e noi siamo dunque in linea diretta i progenitori del cinema.
Nwachucwu Frank Ukadike, Conversation with Djibril Diop Mambéty, “Transition 78”, n. 2, 1999
La Petite vendeuse de soleil è la seconda parte di una trilogia pensata da Djibril Diop Mambéty come una celebrazione della “piccola gente” presa nella morsa di un’economia globale che, per dirla con le sue parole, è “impazzita”. Il film fu girato nell’ultimo anno di una lunga e debilitante malattia, con finanziamenti scarsi o nulli, e alla morte del regista, il 23 luglio 1998, si trovava ancora in sala di montaggio. Fu completato e inserito nel circuito distributivo dei film africani da un gruppo di fedeli collaboratori che comprendeva anche il fratello musicista, Wasis Diop [e la produttrice Silvia Voser]. Eppure La Petite vendeuse è un film pieno di vita che riversa sugli spettatori tutto il suo amore, riservando ai cechi, ai paraplegici e ai disabili uno sguardo di rispettoso affetto. Vi prendono parte attori devastati dall’alcolismo e perfino poliziotti corrotti dipinti sotto una luce benevola. Nel suo ultimo gesto creativo Djibril Diop Mambéty riafferma i tratti dominanti del cinema senegalese degli anni Novanta e orchestra due delle tematiche più pervasive della sua opera: il destino dei bambini di strada e il valore dell’esperienza musicale in tutte le sue declinazioni.
Sada Niang, Histoires de petites gens: La petite vendeuse de soleil, “African Studies Review”, n. 1, aprile 2001
Cast and Credits
Scen.: Djibril Diop Mambéty. F.: Jacques Besse. M.: Sarah Taouss-Matton. Mus.: Wasis Diop. Int.: Lissa Baléra (Sili Laam), Moussa Baldé (il bambino in sedia a rotelle), Dieynaba Laam (la nonna), Tairou M’Baye (Babou Seck), Oumou Samb (la donna pazza). Prod.: Silvia Voser per Waka Films, Cephéide Productions, Maag Daan. DCP. D.: 45’. Col.
LE FRANC
Scheda Film
Dopo l’avventura di Hyènes (1992), immensa ed estenuante, che ha preso ben sette anni della sua vita, con la serie Histoires de petites gens Mambéty torna a raccontarci storie urbane di un’Africa contemporanea, in piccolo formato. Il progetto prevedeva tre mediometraggi che avrebbero, in seguito, formato un lungometraggio, un film da girare ogni anno: Le Franc nel 1994, La Petite vendeuse de soleil nel 1995, per celebrare il centenario della nascita del cinema, e L’Apprenti voleur nel 1996. Mambéty, purtroppo, riuscirà solo a chiudere il premontaggio di La Petite vendeuse de soleil, che Silvia Voser completerà nel 1999, un anno dopo la sua morte […].
In “un’epoca di incertezze”, come annuncia la radio nel film, che invita la popolazione, impoverita dalla svalutazione del franco CFA, a tentare la sorte con la lotteria, Mambéty viaggia al di là della semplice constatazione e sublima il suo desiderio anarchico e ribelle, creando il personaggio antisociale di Marigo. L’andatura scanzonata, l’abbigliamento chapliniano, già dalle prime immagini Marigo esprime il suo carattere irriverente: sputa sul pavimento della capanna e si soffia il naso nell’asciugamano come un adolescente riottoso. La sua comicità si fa arte come nel cinema muto di Chaplin, quasi senza parole. Marigo comunica con l’espressione del volto e non soccombe alla malasorte che sembra perseguitarlo. Come Chaplin lascia sempre uno spiraglio all’ottimismo: la forza dei personaggi di Mambéty sta nella dignità, nel coraggio e nel rifiuto del fatalismo e della rassegnazione. Sono lezioni di speranza in controtendenza rispetto all’afro-pessimismo, a quella mancanza di fiducia nelle capacità di sviluppo del continente, che stava nascendo in quegli anni.
Alessandra Speciale, Djibril Diop Mambéty o Il viaggio della Iena, L’Harmattan Italia, Torino 2019
Cast and Credits
Scen.: Djibril Diop Mambéty. F.: Stéphan Oriach. M.: Stéphan Oriach. Mus.: Issa Cissokho, Dieye Ma, Moussa N’Diaye. Int.: Dieye Ma (Marigo), Aminata Fall (l’affittuaria), Demba Bâ (il nano). Prod.: Silvia Voser per Waka Films, Scolopendra Productions, Maag Daan. DCP. D.: 45’. Col.
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