L’intervista: Giovanna Fossati, curatrice del volume ‘Fantasia of Colour in early Cinema’
Al termine dell’incontro di oggi “Ritrovati e restaurati: EYE Filmmuseum – Colori e dive” verrà presentato il volume Fantasia of Colour in early Cinema (Amsterdam University Press), a cura di Giovanna Fossati, Tom Gunning, Joshua Yumibe e Jonathon Rosen. Nell’intervista che segue, Giovanna Fossati spiega l’origine e lo sviluppo di questo progetto.
La nascita della pellicola a colori viene in genere associata al Technicolor, mentre non molti sanno che le tecniche di colorazione risalgono agli esordi del cinema. Fantasia of Colour in early Cinema si inserisce proprio in questo contesto, dimostrando, con le meravigliose immagini che raccoglie, quanto possa essere sorprendente il cinema delle origini. È un tipo di progetto editoriale che muta la natura di un prodotto artistico: dalle immagini in movimento alle immagini fisse.
Come è nata l’idea?
L’idea di questo libro origina dalla giovinezza di Tom Gunning, come lui stesso ha spiegato:
«I miei genitori avevano una copia del libro Movie Parade, pubblicato nel 1934 dal famoso storico del cinema inglese, Paul Rotha. […] Ancora prima che io potessi leggerlo, guardavo queste immagini che mostravano un’istantanea di un film, che con estrema probabilità io non avevo mai visto (e molte delle quali ancora non ho visto, quelle di pellicole che nel frattempo sono andate perdute). Ad ogni modo, la loro frammentata e misteriosa qualità, che veniva mostrata senza sinossi o spiegazioni, mi ha sempre fatto sognare».
Dalla prima volta che io e Tom Gunning ci siamo conosciuti ad Amsterdam, per il workshop Disorderly Order: Colours in Silent Film, tenutosi al Nederlands Filmmuseum (oggi EYE) nel 1995, abbiamo iniziato a discutere della nostra reciproca fascinazione verso queste pellicole, e l’eccezionalità dei colori ad esse applicati. Nel 2009 Tom Gunning espose, a me e a Joshua Yumibe, il suo progetto di un libro illustrato con immagini prese dalle pellicole a colori del cinema delle origini. Poco dopo, l’Amsterdam University Press e EYE espressero il loro interesse verso questa pubblicazione, all’interno della collana “Framing Film”. Nel 2012, grazie ad un cospicuo numero di donazioni, abbiamo finalmente intrapreso questo percorso. Nei tre anni necessari al completamento delle ricerche e della produzione, ci siamo incontrati diverse volte all’EYE ad Amsterdam per visionare le pellicole (sia restaurate, che stampe originali al nitrato), per selezionare le immagini, e discutere degli argomenti da trattare, del criterio di selezione e organizzazione di queste stesse immagini, e dell’aspetto grafico del libro.
Questo libro è stato sin dall’inizio la prova di una sincera collaborazione. Affianco a Tom Gunning, Joshua Yumibe e me, Jonathon Rosen ha presto aderito al progetto. Come pittore, illustratore e animatore, Jonathon ha offerto la sua importante e diversa prospettiva in merito alle immagini cinematografiche che avevamo selezionato. Credo che il suo apporto abbia contribuito a realizzare la nostra ambizione di raggiungere non solo un pubblico di ricercatori e archivisti, ma anche di lettori visivamente curiosi. Il curatore degli EYE Silent Film, Elif Rongen-Kaynakçi, è stato da subito la nostra preziosissima guida all’interno delle ricchezze della collezione, e ha compilato la filmografia del libro. Il ricercatore ed esperto di pellicole in nitrato, Guy Edmonds, è resposabile dell’impeccabile risoluzione delle scansioni dei fotogrammi che abbiamo selezionato tra le centinaia di pellicole in nitrato visionate durante il processo, e tra le centinaia di fotogrammi che abbiamo scelto. Alla fine, la stretta collaborazione tra i grafici editoriali, Laura Lindgren e Jonathon Rosen, ci ha condotto alla meravigliosa pubblicazione che possiamo stringere oggi tra le nostre mani.
I frame seguono delle scelte estetiche ben definite?
Abbiamo deciso di concentrarci sul cinema delle origini, sui film realizzati prima della Prima Guerra Mondiale, e la sua energia visiva ed ispirazione cromatica. Nei saggi discutiamo lo stile visivo dei primi film, la composizione, le tecniche di colorazione e le pratiche di restauro, e lasciamo la maggior parte della pagina alla galleria del cinema immaginario: 200 fantastici fotogrammi ingranditi che possono essere esperiti in un modo che la proiezione in movimento non consente. Come si fa notare nella nostra “Guida all’utilizzo di questo libro”, noi abbiamo disposto le immagini in modo che «si scatenino le associazioni tra di loro. Echi visivi, contrasti, cambiamenti di pattern formali, così come le traiettorie delle azioni o pezzi della storia uniscono le immagini – ma, si spera, in modo che ogni lettore possa trovare una sua traiettoria o cammino attraverso di esse. Al fine di evitare la sensazione di una serie sovra-estesa, le abbiamo raggruppate in cinque capitoli, ognuno coerente negli argomenti e nella struttura. Gli argomenti che hanno guidato le varie sezioni sono stati: Il Sogno; La Fiaba; Metamorfosi; Il Viaggio; e alla fine, una pressoché casuale sezione che abbiamo chiamato Fantasia. Ma il lettore non è obbligato a seguire le nostre aperte ed improvvisate indicazioni».
Infatti, speriamo che ogni lettore possa trovare la sua strada attraverso il libro.
Allo stesso modo, per la scelta delle scansioni ad alta risoluzione dei singoli fotogrammi, nel libro spiego come questo tipo di presentazione risponda all’attuale richiesta in aumento per l’accesso al patrimonio cinematografico, così come è consentita dagli strumenti digitali. Infatti, le pellicole colorate delle origini possono essere attualmente reperite online e sono state recentemente celebrate nel film di Martin Scorsese, Hugo. Tuttavia, solo gli archivisti e gli studiosi hanno l’opportunità di spendere il loro tempo osservandone i fotogrammi. Con questo libro volevamo rendere l’esperienza possibile per chiunque.Per concludere, speriamo che sempre più lettori siano d’accordo con Martin Scorsese, il quale, nell’introduzione all’opera scrive:
«Io potrei fissare le immagini di questo libro per ore. Sono affascinanti come manoscritti miniati o ombre di laterne magiche. Ed ognuna, isolata dall’insieme di cui faceva originariamente parte, ci offre una sublime miniatura del mondo nel quale mille e una storia sono sul punto di realizzarsi».
Il tema della colorazione delle pellicole era già stato affrontato da altri editori? Potrebbe essere un tipo di lavoro di ricerca sul quale operare in collaborazione con altre realtà che si collocano al di fuori dell’EYE?
Dall’essere un capitolo dimenticato della storia del cinema, il colore nel cinema muto è diventato, negli ultimi due decenni, un noto argomento di ricerca che ci ha portato a numerose pubblicazioni di importanti studiosi. Sin dal workshop Disorderly Order: Colours in Silent Film, tenutosi ad Amsterdam nel 1995, che ha indotto specialisti di svariate discipline a esplorare il colore nel cinema muto, in un periodo in cui si sapeva ancora poco di questa tematica, molto è stato fatto in termini di ricerca ulteriore, restaurazione e presentazione delle pellicole colorate del muto. Giusto per fare qualche esempio: il libro di Joshua Yumibe Moving Color: Early Film, Mass Culture, Modernism (Rutgers University Press, 2012) esplora dettagliatamente il colore nel cinema muto, il database di Barbara Flueckinger Timeline of Historical Film Colors mostra un’ampia varietà di esempi presi da archivi internazionali, e la recente conferenza The Colour Fantastic. Chromatic Worlds of Silent Cinema (EYE, Amsterdam, 28-31 Marzo 2015) ha condotto specialisti internazionali a condividere le loro ricerche affrontate sull’argomento da diverse discipline, inclusa la restaurazione degli archivi, la tecnica della colorazione, la teoria del colore, pellicole sperimentali e intermedialità.
Basandomi su questi recenti progetti ed eventi e sulla risposta che abbiamo ricevuto alla nostra pubblicazione, mi aspetto che molti altri archivi e progetti editoriali possano formarsi su questo argomento nei prossimi anni.
La Framing Film è una collana nata nel 2009 dalla collaborazione tra EYE e Amsterdam University Press. Qual è la vostra mission e su quali temi vi siete concentrati fino ad ora? Avete in programma nuove pubblicazioni?
La collana “Framing Film” nasce nel 2009 da una collaborazione tra EYE e Amsterdam University Press. Si focalizza sugli studi teoretici e analitici delle pratiche d’archivio (ad es. raccolta, restauro, ed esposizione). La “Framing Film” mira a supportare gli studiosi ed i professionisti coinvolti nelle ricerche d’archivio o che lavorano negli archivi cinematografici e nei musei, e a coloro che sono interessati ad acquisire conoscenza sulla pratica d’archivio cinematografico e le ricerche ad esso correlate. In linea con il lavoro d’archivio e ricerca portati a termine dall’EYE, e all’interno della comunità degli archivisti e ricercatori nel suo insieme, noi abbiamo pubblicato libri riguardanti la conservazione e la presentazione della pellicola, così come sulle arti digitali, sulla pratica del found footage, sia nei film che nelle installazioni d’arte, e presto pubblicheremo diversi lavori incentrati sulle attrezzature del cinema (dal pre-cinema agli smartphone), e sulle opere dei registi olandesi Louis van Gasteren e Joris Ivens.
Intervista a cura di Roberta Cristofori