Fuori Cinema | Film in TV (ma da vedere) _ venerdì 3 aprile
Iniziamo questo anticipo di weekend consigliandovi un bicchiere di vino dalle cantine di Alexander Payne. La serata di venerdì 3 aprile è inaugurata dalla talentuosa Gwyneth Paltrow e prosegue con la coppia Tognazzi-Fenech, in una commedia nera e sexy. Ma c’è anche, tra le proposte, un imperdibile Scorsese sui generis e un gioiello nostrano da riscoprire.
Insomma, è tempo di svelare la cinquina di oggi:
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SIDEWAYS – IN VIAGGIO CON JACK (2004, 123 min) di Alexander Payne
[Sky Cinema 2, ore 14.50]
Pare che il delizioso film di Alexander Payne, una produzione low budget, abbia determinato il crollo, sul mercato statunitense, del Merlot californiano e aumentato quello del Pinot Noir, grazie a una sola battuta. Certamente ha contribuito in maniera determinante a dare nobiltà ai modesti vini californiani. Dei molti film che cantano le lodi del cibo e del vino questo è senza dubbio il più simpatico, grazie al talento di Alexander Payne, al suo sguardo umanista, alla sua cinefilia colta e mai scontata, all’amore che infonde nei suoi personaggi. Brillante e malinconico, ha vinto il premio Oscar per la migliore sceneggiatura originale.
(G.L.F.)
Approfondimenti
La colonna sonora su Spotify e l’Oscar per la miglior sceneggiatura non originale. In lingua inglese: recensioni sul “New Yorker“, su”Hollywood Reporter” e sul blog di Roger Ebert. Inoltre, l’effetto Sideways sulla domanda di pinot nero e merlot in America.
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POSSESSION – UNA STORIA ROMANTICA (2002, 102 min) di Neil LaBute
[La5 (canale 30), ore 21.10]
I due motivi per non perdersi Possession si chiamano Gwyneth Paltrow e Antonia Byatt. Paltrow è un’attrice dal talento etereo, dotata però di quel che ai tempi del ‘cinema puro’ si sarebbe detta aura, ovvero la capacità di irradiare ogni scena con la propria presenza (vedetela negli Iron Man, e dite se non è vero che le poche scene con la sua Pepper sono le più luminose). Byatt è una scrittrice dal talento grandioso, soprattutto nel romanzo da cui Neil LaBute ha tratto questo film, intrappolandone qualche bagliore narrativo. In una Londra accademica e piovosa, due giovani ricercatori, lei inglese lui americano, lui genere investigatore d’archivi lei genere teorico femminista, molto belli (lui è Aaron Eckhart) e con qualche problema relazionale, sprofondano nelle carte segrete che svelano la passione clandestina tra un celebre poeta vittoriano e una scrittrice bisessuale: mentre la detection letteraria procede, cadono preda dell’incantamento che aveva unito gli antichi amanti. Doveva essere un film di Sydney Pollack, che all’ultimo cambiò idea e si limitò a coprodurlo.
(P.C.)
Approfondimenti
Dal romanzo al film sul “New York Times”; l’accoglienza in Italia con le recensioni di Enrico Magrelli, Roberto Nepoti, e quella (tiepida) negli Stati Uniti. La lezione di cinema (e teatro) di Neil LaBute (in inglese).
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CATTIVI PENSIERI di Ugo Tognazzi
[Cine 34 (canale 34), ore 22.56. Replica: sabato 4 aprile, ore 8.30]
1976. I taxi erano ancora gialli, la Val Padana era invasa dalla nebbia e dai nuovi ricchi, i fucili erano utili a vari scopi. L’età d’oro del cinema italiano stava per finire, un grande imprenditore lombardo stava per annientarlo. Ugo Tognazzi, per la quarta e penultima volta, affianca alla sua straordinaria attività di attore, quella di regista, sempre coraggioso e personale. Cattivi pensieri è una commedia nera e sexy, ma anche un documento prezioso sull’Italia, sui pensieri del maschio italiano, sulla trasformazione in atto della borghesia meneghina. Fenech superlativa e non solo per la sua bellezza. Soggetto dell’anziano regista di colossal, Leonviola, dialoghi di Jannacci e Beppe Viola, conosciuti due anni prima sul set di Romanzo popolare. Il finale riserva molte sorprese, tra cui una delle poche apparizioni cinematografiche di Veruschka, supermodella e icona della bellezza anni sessanta.
(G.L.F.)
Approfondimenti
Dichiarazioni del regista e antologia della (pungente) critica dell’epoca sul sito Torino, città del cinema; su RaiPlay: Ugo Tognazzi: l’uomo, l’attore e la televisione; Ugo Tognazzi, ospite d’onore di una puntata di Blitz, parla anche di Cattivi pensieri; un profilo di Ugo Tognazzi dal Dizionario biografico degli italiani Treccani; il tema principale della colonna sonora composta da Armando Trovajoli.
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FUORI ORARIO (After Hours, 1985, 96 min) di Martin Scorsese
[Premium Cinema (canale Sky 313), 00.55]
Evadere, questo è il sogno proibito condiviso da molti oggi. È anche la necessità del protagonista del film, Paul Hackett (Griffin Dunne), un programmatore che lavora presso una società informatica a New York. Non sa che lo aspetta una notte che gli toglierà ogni illusione di poter fuggire dal proprio ristretto orizzonte quotidiano. Nello spazio di poche ore, in una Grande Mela truccata a festa dall’edonismo imperante dell’epoca reaganiana, ma nel cuore nera e violenta (il Vietnam è lontano, ma l’alienazione di Taxi Driver è a ogni angolo), popolata di donne sole (meravigliose, Rossana Arquette e Linda Fiorentino) e malviventi, Paul finirà per ripetere ossessivamente a se stesso «voglio solo tornare a casa».
A differenza del protagonista, Scorsese, riuscì a superare con un colpo da maestro l’impasse in cui si dibatteva in quegli anni. Rispose alla crisi sua personale e a quella dell’industria hollywoodiana, partendo da una sceneggiatura, Lies, di uno studente della Columbia University, Joseph Minion e mettendo in piedi una produzione indipendente a budget limitato.
Quest’opera perfetta, dall’andamento circolare che vinse al Festival di Cannes il premio per la miglior mise en scène, rappresenta un unicum nella filmografia del grande regista.
Non si può non ricordare qui Enrico Ghezzi e la sua mitica programmazione notturna dall’omonimo titolo che dal 1989 ci ha svelato un mondo di cose mai viste.
(M.Z.)
Approfondimenti
La recensione su “Sentieri selvaggi” e un (non) film di Enrico Ghezzi.
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Dalla mattina di sabato 4 aprile
CATENE (1949, 86 min) di Raffaello Matarazzo
[Rai Movie (canale 24), ore 9]
Raffaello Matarazzo è il negletto maestro del cinema popolare italiano, trionfante presso le platee degli anni Cinquanta, vituperato dalla critica comunista e cattolica, riabilitato da una brigata cinefila negli anni Settanta, poi di nuovo dimenticato. Di cosa parla, il cinema di Matarazzo? Di dolenti passioni carnali, di voluttuose espiazioni, di salvifici ritorni all’ordine familiare. Gli ambienti sono modesti e la guerra è finita da pochi anni, ma lui ha già chiuso la porta in faccia al neorealismo. A Matarazzo non interessa il quadro sociale, Matarazzo aspira all’assoluto. Da Catene, che lo incatena al genere, costruisce un mondo d’impuro sentimento, dominato dalla totemica figura di Yvonne Sanson, peccatrice e martire. Qui l’eroina attraversa la trama della tentazione e del fiero sacrificio femminile, col suo tailleur tagliato male, con le sue acconciature che sanno di periferia e di profondo passato, ma è solo una donna che vuole tutto, l’incendio della passione e il focolare domestico (e chi no?). Matarazzo sapeva far piangere e sapeva comporre l’inquadratura. Catene sfoggia una splendida ouverture in puro noir. Stamattina abbandoniamoci all’iperbole, in buona compagnia: “Da molto tempo penso che Raffaello Matarazzo sia stato il più grande regista italiano” (Jacques Lourcelles).
(P.C.)
Approfondimenti
Un’introduzione al cinema di Matarazzo di Goffredo Fofi (da “Cinegrafie”); una nota di Jacques Lourcelles sul regista in occasione di una retrospettiva alla Cinémathèque française; un saggio di Michael Koresky su Catene e i melodrammi di Matarazzo sul sito di Criterion.
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