30/04/2020

Fuori Cinema | Film in TV (ma da vedere) _ domenica 3 maggio

Antonio Pietrangeli è oggi il protagonista delle nostre scelte con Io la conoscevo bene e Auda e le compagne. Ma seguiamo ancora la traccia delle celebrazioni dei 40 anni dalla scomparsa del maestro del brivido Alfred Hitchcock.

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IO TI SALVERÒ (Spellbound, 1945, 47 min) di Alfred Hitchcock
[La7 (canale 7), ore 11.00]

“Volevo solo girare il primo film di psicoanalisi. Ho voluto rompere con il modo in cui il cinema presenta i sogni. Ho chiesto a Selznick di assicurarsi la collaborazione di Salvador Dalí. L’unica ragione era la mia volontà di ottenere dei sogni visivi con tratti netti e chiari. Volevo Dalí per il segno della sua architettura, le ombre lunghe, le distanze che sembrano infinite, le linee che convergono nella prospettiva, i volti senza forma” (Alfred Hitchcock). E voleva Ingrid per le ragioni di sempre: mettere in scena lo spettacolo di un’algida bionda persa in un amore che potrebbe esserle fatale. In realtà, Ingrid algida non è mai, gli occhiali e i capelli che sfuggono allo chignon fanno anzi della dottoressa Petersen uno dei personaggi più sexy della sua carriera. Quel palpitante titolo italiano che sostituisce l’enigmatico Spellbound nutrì fanciullesche vocazioni femminili alla psichiatria.
(P.C.)

Approfondimenti

Sempre dal palinsesto di La7, l’ultima puntata di Atlantide in cui Andrea Purgatori intervista Dario Argento in occasione dei 40 anni dalla scomparsa di Alfred Hitchcock.

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IO LA CONOSCEVO BENE (1965, 100 min) di Antonio Pietrangeli
[Rai Storia (canale 54), ore 21.15]

Nei decenni, è stata più volte notata la modernità narrativa e visiva del film, costruito in una serie di salti temporali arditissimi, con inserti di brevi flashback, e di piani-sequenza al limite del virtuosismo. L’assunzione di questo modello frammentato è anzitutto un elemento di prossimità alla protagonista, di resa del suo tempo e del suo spazio, di avvicinamento grazie anche all’uso dello zoom e degli sguardi in macchina, che un paio di volte servono a introdurre i flashback del passato, ma non solo. Il suo sguardo si sofferma sulla cinepresa, di sfuggita, anche in altri momenti come quando viene presa dalla delusione per il comportamento di uno dei suoi amanti (quello che la fa telefonare alla fidanzata) e soprattutto nell’intensa scena ‘sospesa’ in cui Adriana è in casa da sola, e guarda fuori dalla finestra mentre sul giradischi suona Mani bucate di Sergio Endrigo. Un piano-sequenza di tre minuti, una delle scene più potenti del film e di tutto il cinema italiano dell’epoca, che mostra appieno l’unione di modernità cinematografica e di dialogo con il suo sistema-cinema. In quella scena Stefania Sandrelli guarda in macchina come Anna Karina in Questa è la mia vita (1962) di Jean-Luc Godard, e sta proprio guardando noi, sta guardando gli spettatori (maschi) della commedia all’italiana. Insieme all’uso del flashback e del piano-sequenza, il terzo elemento fondante della prospettiva del film (e certo non il meno importante) è l’uso delle canzoni. Il film è praticamente sempre accompagnato dalla musica, talvolta quella originale di Piero Piccioni, ma più spesso canzoni italiane e straniere, per lo più provenienti da fonti sonore in scena: juke-box, orchestre, radioline. La centralità della musica doveva essere ben presente fin dalla concezione del film (il soggetto iniziale si intitolò a un certo punto Il giradischi), ma la costruzione a flashback e la presenza delle canzonette fu progressivamente accentuata nelle successive fasi di stesura. L’intero film è costruito in molti momenti in totale simbiosi con la musica. Le canzonette fanno parte del mondo della protagonista, delle sue illusioni; ma fanno parte anche del corpo del film.
(Emiliano Morreale dal catalogo del Cinema Ritrovato 2016)

Approfondimenti

La splendida canzone di Sergio Endrigo, Mani bucate, che ha contributo a rendere iconico il film di Pietrangeli e la bellezza di Stefania Sandrelli.

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IL GIARDINO DELLE VERGINI SUICIDE (The Virgin Suicides, 1999, 97 min) di Sofia Coppola
[Iris (canale 22), ore 23.10]

Alla luce della carriera successiva, l’esordio di Sofia Coppola a fine anni Novanta reca già in sé un preciso mood autoriale, uno sguardo diretto e delicato su personaggi, preferibilmente femminili e nel fiore della giovinezza, alle prese con un mondo sordo alle loro ansie e aspirazioni. Il ritratto delle cinque sorelle suicide, in un contesto familiare soffocante, sullo sfondo di un sonnolento quartiere della periferia americana dei primi anni Settanta, ha la grazia malinconica del racconto di un’età irripetibile e perduta. La scelta di una voce narrante che rievoca gli eventi ormai passati (quella di uno dei ragazzi che spiavano adoranti le giovani fanciulle, come nel romanzo di Jeffrey Eugenides da cui il film è tratto), la messinscena raffinata, l’atmosfera trasognata creata dall’uso delle luci e dalle musiche struggenti degli Air: tutto concorre a sfumare il dramma nella nostalgia del ricordo.
(A.A.)

Approfondimenti

Intervista a Sofia Coppola a vent’anni dall’esordio; introduzione di Emma Cline al romanzo di Eugenides pubblicata sul “New Yorker”.

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ADUA E LE COMPAGNE (1960, 106 min) di Antonio Pietrangeli
[Rete 4 (canale 4), ore 2]

Il 20 settembre 1958 entra in vigore la Legge Merlin e chiudono le case d’appuntamento. Così quattro prostitute si ritrovano disoccupate e decidono di gestire un’attività-paravento aprendo una fattoria grazie agli accordi con un losco intermediario che pensa di sfruttarle. Gli eventi prenderanno una piega imprevista e amara. Pietrangeli, narratore perfezionista e affascinato dalle psicologie femminili, deriva la materia della storia (scritta con Maccari, Tullio Pinelli e Ettore Scola) da un passaggio cruciale nella società e nel costume italiani della fine degli anni ’50, che gli offre il pretesto per disegnare complessi ritratti di donne, modulando insieme, com’è nel suo stile, tre registri diversi (realismo, commedia di costume, denuncia sociale). Sfumato e denso il contrasto fra due personalità differenti come Emmanuelle Riva e Simone Signoret, più schematici i personaggi maschili (Claudio Gora e Mastroianni). Nelle sue bellissime memorie, Signoret scrive: “Mi divertivo immensamente con gente cui ho voluto molto bene”.
(R.C.)

Approfondimenti

Scheda con dati tecnici e artistici del film e la recensione di Morando Morandini; Ettore Scola su Antonio Pietrangeli e i suoi personaggi femminili.

 

Dai cataloghi delle piattaforme online:

BOMBSHELL – LA VOCE DELLO SCANDALO (Bombshell, 2019, 109 min) di Jay Roach
[Disponibile su Amazon Prime Video]

È uno dei titoli che a causa dell’emergenza coronavirus ha saltato la distribuzione nelle sale italiane ed è arrivato direttamente in streaming. Bombshell significa ‘bomba’, anche nel senso figurato di notizia sensazionale e, attribuito a bellezza femminile, di schianto. Una polisemia che ben riassume il caso di Roger Ailes, potente CEO del canale televisivo Fox News, travolto nel 2016 da una causa per molestie sessuali. I rapporti di potere in ambito professionale, l’intreccio tra politica e informazione, la condizione femminile pre-MeToo sono al centro di un film che ricostruisce a ritmo sincopato le tappe della caduta del ‘capo’ intrecciando le storie di Gretchen Carlson, conduttrice e prima accusatrice, Megyn Kelly, giornalista di punta della rete, e della ‘novellina’ Kayla Pospisil, unico personaggio inventato (sono Nicole Kidman, Charlize Theron e Margot Robbie, Ailes ha invece il volto di John Lithgow). Nello stesso anno alla vicenda è stata dedicata anche una miniserie, The Loudest Voice (disponibile su Sky), segnale dell’accresciuta attenzione per le tematiche trattate, come dimostra anche The Morning Show, altra serie (disponibile su Apple Tv+) su un caso di molestie all’interno di un network televisivo.
(A.A.)

Approfondimenti

Intervista a Margot Robbie; un confronto tra Bombshell e The Loudest Voice; puntata di “La rosa purpurea” su Radio24.

Selezione titoli, commenti e approfondimenti a cura di Alice Autelitano, Alessandro Cavazza, Roberto Chiesi e Paola Cristalli.