Foolish Wives: il film più costoso della storia (nel 1920)
Questa sera in Piazza Maggiore, imperdibile appuntamento con il primo cineconcerto di questo Cinema Ritrovato: l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna diretta da Timothy Brock musicherà dal vivo Foolish Wives (1920), di Erich Von Stroheim. Come ricorda Dave Kehr dalle pagine del catalogo del festival, «Foolish Wives fu pubblicizzato durante la lavorazione come “il primo film da un milione di dollari”: il budget veniva aggiornato ogni settimana su un tabellone di Times Square, e le riviste di costume erano piene di aneddoti sulle folli stravaganze di Stroheim». Ma quali stravaganze?
Von Stroheim fece recapitare ai suoi attori sontuose camicie da notte, calze di seta e raffinata biancheria monogrammata per fare in modo che potessero “sentirsi più aristocratici“. Decorò i suoi set con vera porcellana, arazzi e lampadari in cristallo. Per le scene dei banchetti usò champagne e caviale veri. Quando dalla produzione gli chiesero se non fosse possibile sostituirli con ginger ale e marmellata di mirtilli, negò categoricamente, affermando che non era possibile perché “i miei attori sapranno la differenza, io saprò la differenza e la cinepresa saprà la differenza”.
In nome del realismo e del perfezionistmo, Von Stroheim chiese anche a un incisore di stampare delle banconote francesi. Ma le banconote false erano così realistiche che, poco dopo l’inizio delle riprese, il regista fu arrestato con un’accusa di contraffazione. Fu scagionato quando dichiarò al giudice che il denaro era stato stampato per essere usato solo ed esclusivamente all’interno del film.
I set furono certamente la spesa più ingente, da soli costarono 421mila dollari. Comprendevano una replica integrale di Monte Carlo, completa di lago artificiale! In un’intervista con Stroheim affermò di conoscere la città a menadito, perché era stato sorpreso lì due volte.
L’aumento sostanzioso del budget del film in corso di ripresa spinse Carl Laemmle, allora a capo della Universal, a mandare sul set un suo assistente per convincere von Stroheim a concludere in fretta le riprese del film. L’assistente in questione, Irving Thalberg, allora appena ventunenne, minacciò il regista di licenziarlo, ma quest’ultimo gli rise in faccia: avrebbero perso in un solo colpo sia regista che attore protagonista, non potevano fare a meno di lui. Ma Thalberg ebbe un’idea. Restò sul set a monitorare la produzione e, quando si rese conto che c’era abbastanza girato per chiudere la storia, requisì le telecamere, ricordando a von Stroheim che quelle erano proprietà delle produzione. Di lì a poco Thalberg sarebbe stato promosso a capo della produzione di Universal Pictures!