Tichij Don

Ol’ga Preobraženskaja, Ivan Pravov

T. it.: Il placido Don. T. int.:. The Quiet Don. Sog.: dal romanzo omonimo di Michail Šolochov. Scen.: Ol’ga Preobraženskaja, Ivan Pravov. F.: Dmitrij Feld’dman. Scgf.: Dmitrij Kolupaev. Ass. regia: Nikolaj Boroviški. Consulente: Michail Šolochov. Int.: Nikolaj Podgornyj (Pantelej Melechov), Andrej Abrikosov (Grigorij, suo figlio), Aleksandr Gromov (Pëtr), Emma Cesarskaja (Aksin’ja), Raisa Pužnaja (Natal’ja), Georgij Kovrov (Stepan Astachov), Elena Maksimova (Dar’ja), Sergej Čurakovskij (Evgenij Listnickij), Ivan Bykov (Garanža), Galli Slavatinskaja (turca), Vasilij Kovrigin (Prokofij Melechov), E. Safonova (Il’inična), Sof’ja Levitina (madre di Natal’ja), Antonin Pankryšev (membro della famiglia imperiale), Leonid Jurenev (gendarme). Prod.: Sovkino. Pri. pro.: 14 settembre 1931. 35mm. L.: 2636 m. D.: 115’ a 20 f/s. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Il placido Don è il primo adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Michail Šolochov, capolavoro riconosciuto della letteratura sovietica ed equivalente realsocialista di Guerra e pace. Nel 1965 Šolochov vincerà il premio Nobel: un gesto politico, dato che fuori dei confini dell’URSS il libro non aveva ricevuto riconoscimenti né dal pubblico né dalla critica. Nel 1930, tuttavia, era stato completato solo il primo dei quattro volumi, quello meno politicizzato e più melodrammatico. Preobraženskaja e Pravov si concentrano proprio sul melodramma. Il placido Don è la diretta continuazione di Il villaggio del peccato. I due film, insieme al sonoro Vraž’i tropy (1935), formano una sorta di ‘trilogia rurale’. Gli autori furono lodati e criticati innanzitutto per l’approccio etnografico. Registi e attori in realtà conoscevano la vita delle campagne solo per averne letto nei libri: Emma Cesarskaja, per esempio, che dopo Il placido Don fu considerata l’incarnazione ideale della cosacca, era cresciuta in una colta famiglia ebraica e prima delle riprese non era mai stata in un villaggio. Per i registi la campagna era il mondo dell’istinto, della spontaneità e delle passioni primitive. Il villaggio del peccato si fondava sulla sensualità, Vraž’i tropy sull’odio (prevedibilmente, dato che il film è tratto dal romanzo Odio di Ivan Šuchov). In Il placido Don i due elementi si intrecciano. È significativo che il prologo, a prima vista non indispensabile e perfino eliminato dalla versione sonora del 1933, inizi con una poetica scena d’amore e si concluda con un omicidio. Nella trilogia rurale regna la fisiologia pura, che sospinge il melodramma ora negli spazi della tragedia, ora nel mondo della buffonata sinistra e grottesca. Quest’ultima è particolarmente evidente nelle scene delle nozze, cruciali in ciascuno dei tre film. In Il villaggio del peccato viene sottolineato l’ambiente soffocante della festa nuziale: la bella sposa si asciuga continuamente il sudore dal viso di bambola, mentre una donna scatenata nelle danze spalanca la bocca per prendere aria e rotea gli occhi gonfi prima di rimettersi a ballare ancor più freneticamente. In Il placido Don un contadino completamente sbronzo deve guidare il corteo nuziale e la moglie, per farlo tornare in sé, gli mette due dita in gola. La popolarità di Il placido Don non fece che crescere con il tempo, tanto che la Cesarskaja e Abrikosov continuarono a essere identificati con Aksina e Grigorij anche quando nel 1957-58 uscì il nuovo adattamento – a colori e sonoro – diretto da Sergej Gerasimov. Ma nell’immediato, il film conobbe un triste destino. Il biennio 1930-31 fu un momento difficile per il cinema sovietico commerciale e per l’avanguardia: fu sospesa la distribuzione dei film stranieri, Zemlja (La terra) di Dovženko fu massacrato dalle critiche negative e dalla censura, Prostoj slucˇaj (Un caso semplice) di Pudovkin fu bloccato. Anche Il placido Don venne ritirato dalle sale, seppure non definitivamente, e i due registi furono espulsi dall’Associazione dei lavoratori della cinematografia rivoluzionaria “per asservimento all’ideologia dello spettatore piccolo-borghese”.

                                                                                                                                             Pëtr Bagrov

Copia proveniente da