Il Cinema Ritrovato | Fuori Sala #3
“Non fu certo il caso a stendere per le vie di Bologna trentacinque chilometri di portici,
la più lunga galleria di pietre oggi esistente nel mondo. […]
Il portico è un interno all’aperto, dove i sogni, gli ozi, i pensieri si espandono nel caldo riposo delle macchie di sole, dove la sosta è facile”.
Terza puntata della rubrica online “Il Cinema Ritrovato | Fuori Sala“, alla scoperta di piccole perle di cinema conservate nei nostri archivi (guarda gli episodi precedenti).
Proponiamo un nuovo viaggio nel tempo, lungo i portici della nostra amata Bologna, con Guida per camminare all’ombra, un film del 1954 diretto da Renzo Renzi recentemente restaurato in 4K a partire da positivo 35mm dal laboratorio L’Immagine Ritrovata della Cineteca di Bologna.
Guarda l’introduzione e il film cliccando sull’immagine:
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Renzo Renzi non ha mai avuto bisogno di esibire chiassosamente la propria cultura e il proprio acume. È così che fanno i grandi intellettuali. La sua scrittura è densa e accogliente, le sue osservazioni gustose e stimolanti. Un bel compendio dei suoi articoli (Il cinema è stato la mia vita) l’ha pubblicato qualche anno fa la Cineteca di Bologna. Nel campo dell’editoria non solo italiana resta una pietra miliare la sua collana “Dal soggetto al film”, 77 volumi monografici pubblicati da Cappelli, ancora oggi strumento di studio e approfondimento spesso insuperati. Nel 1950, assieme a un gruppuscolo di altri baldi trentenni bolognesi, Renzi dà vita a una casa di produzione: la chiamano Columbus per non privarsi del diritto di sognare in grande. L’esperienza ebbe vita breve, ma i pochi film che riuscì a portare a termine sono puntualmente una delizia.
Guida per camminare all’ombra, recentemente restaurato dalla nostra Cineteca, si apre sull’immagine di un pifferaio: sarà forse lui a condurci in questa armoniosa gita di piacere e di cultura, alla scoperta di una città che detiene il record della “più lunga galleria di pietre al mondo”? Il film, com’è giusto che sia per un’opera che ha oltre sessant’anni, è uno scrigno prezioso di memorie andate. È tornato di stretta attualità con la candidatura dei portici bolognesi a Patrimonio Mondiale UNESCO. Rivisto adesso, mentre siamo chiusi in casa dalle circostanze avverse, echeggia di una nuova potenza rivelatrice, per quella strana virtù che hanno i bei film di dialogare col presente in forme inaspettate. Ci insegna con naturalezza che il portico non serve solo a ripararsi da pioggia e solleone, ma è soprattutto un dono alla collettività, un veicolo di comunicazione, un valore di continuità. Improvvisamente, la città ci appare un posto bellissimo da vivere. Con gli altri. La città siamo noi.
Stiamo parlando di identità, e ne parleremo ancora la settimana prossima (Andrea Meneghelli).
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