21/05/2020

Il Cinema Ritrovato | Fuori Sala #11

“I Lumière avevano compreso immediatamente che nell’acqua era l’arte del movimento, che il cinematografo poteva tramite questo elemento realizzare delle carrellate naturali, sul dolce fluire del fiume.
La pittura inseguiva da secoli il movimento, il cinema l’aveva trovato.
Il cinema è da sempre un’arte popolare, per tutti,
ma anche un’arte della sperimentazione, linguistica e tecnologica”.

Gian Luca Farinelli

 

Undicesima puntata della rubrica online “Il Cinema Ritrovato | Fuori Sala”, alla scoperta di piccole perle di cinema conservate nei nostri archivi (guarda gli episodi precedenti).

In questo episodio la macchina del tempo ci porta agli inizi del Novecento con due corti “dal vero” – genere molto in voga all’epoca, con le immagini di luoghi “esotici” provenienti da ogni parte del mondo – firmati dalla più grande casa di produzione del periodo, la parigina Pathé.
Iniziamo con Coiffures et types de Hollande (Cuffie della Frisia, 1910) e il fasto dei cappelli e i merletti che arricchivano le mise delle donne olandesi nei giorni di festa.
Segue Les Bords de la Tamise d’Oxford à Windsor (Le rive del Tamigi, 1914): va in scena qui una “civiltà dell’acqua”, quando non esistevano ancora autostrade e grandi vie di collegamento, e i centri urbani erano attraversati dai canali. L’acqua diventa strumento per la camera da presa e lo scorrere del fiume si fa cinema con splendide carrellate naturali.
Trait d’union dei due corti la straordinaria qualità della fotografia e la magia del colore, con l’applicazione delle tinte, fotogramma per fotogramma, sulle immagini in bianco e nero tramite la tecnica del pochoir.

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Guarda l’introduzione e i due corti cliccando sull’immagine:


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Di che colore erano i dinosauri? Per molto tempo, le illustrazioni davanti alle quali molti di noi hanno sgranato gli occhi erano frutto esclusivo di abile speculazione fantasiosa. Oggi le cose cominciano ad assumere contorni meno aleatori, grazie a recenti scoperte che permettono di esaminare l’importante questione con approccio scientifico. La verità è però ancora lontana: rimaniamo in un guado affascinante che ci lascia sguazzare tra il dato oggettivo e la libera interpretazione. 

Il colore del cinema muto prospera sulla stessa vibrazione. Prendiamo il Pathécolor, che fra tutte le tecniche ed estetiche di colorazione muta resta ai nostri occhi la più sontuosa. Guardare un Pathécolor significa entrare in un regno della visione che, con gusto del paradosso, evoca un allontanamento dalla familiare solidità del mondo, ci accompagna in un altrove che si riveste di riverberi esotici e di contorni fiabeschi. Simula una vocazione realistica e finisce puntualmente per allontanarsene di netto, spingendoci gentilmente in una sorta di esperienza onirica traslucida. 

I due film che vi proponiamo questa settimana sono un’occasione perfetta per godere di questa vertigine condivisa, anche se a prima vista si concentrano su presupposti del tutto differenti: la figura umana plasmata dalla cultura, il paesaggio rigoglioso per legge di natura. 

Le cuffie in Olanda sembrano un po’ come i dialetti italiani: percorri pochi chilometri e tutto è già cambiato. Attraversiamo tutta una nazione ad altezza copricapo: dalla Frisa all’Overijssel, da Assen a Zwolle, da Walcheren a Volendam… Ogni figura è un rigoglioso monumento locale di nastri, cappelli, gioielli e capi di vestiario. 

La navigata lungo il Tamigi scombussola quel che sapevamo della cosiddetta soggettiva al cinema, che di regola ci fa guardare con gli ipotetici occhi di un personaggio. Qua il principio si torce nel magico: il nostro sguardo diventa quello del fiume. Ne assumiamo il ritmo, il respiro, la profondità vertiginosa, i riflessi infiniti, le generose tonalità verdi azzurre e argento del suo mondo, dove le parole non possono dire.

Entrambi fanno parte di un’avventurosa escursione nei colori del muto che abbiamo pubblicato in DVD, in ottima compagnia. 

Andrea Meneghelli

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Rubrica a cura del direttore della Cineteca Gian Luca Farinelli e del responsabile dell’Archivio Pellicole Andrea Meneghelli.