14/05/2020

Il Cinema Ritrovato | Fuori Sala #10

“Chaplin entra nel guardaroba della Keystone ed esce nei panni di Charlot:
bombetta sformata, giacchetta troppo stretta, pantaloni troppo larghi, scarpe troppo grandi… nasce il Vagabondo, la più luminosa star universale”.
Gian Luca Farinelli

 

Decima puntata della rubrica online “Il Cinema Ritrovato | Fuori Sala”, alla scoperta di piccole perle di cinema conservate nei nostri archivi (guarda gli episodi precedenti).

Da Torino a Venice, in tour negli anni Dieci del ‘900 dall’Italia alla California: in questa puntata proponiamo un nuovo viaggio nel tempo e nello spazio in una combo di corti apparentemente slegati, ma ricca di assonanze interne, tra cui lo speciale fil rouge geografico rappresentato dal rimando allo stabilimento della FIAT. Il marchio automobilistico italiano è solo un dettaglio marginale per amatori all’interno di una pietra miliare della cinematografia mondiale: parliamo infatti di Kid Auto Races at Venice, secondo film di Charlie Chaplin (diretto nel 1914 da Henry Lehrman per la Keystone), ma soprattutto esordio in pellicola dell’icona universale del Vagabondo.
Abbinato a Chaplin il corto italiano del 1912 La nuova cameriera è troppo bella, interpretato Nilde Baracchi, nota al pubblico dell’epoca come Robinette: un piccolo film della Società Ambrosio non solo divertente ma dotato di spirito particolarmente contemporaneo, con una chiosa dedicata alla complicità femminile.
p

Guarda l’introduzione e i due corti cliccando sull’immagine:


p

Ed ecco a voi un doppio programma comico che potremmo definire, come minimo, un tantino spaiato. Ma la riproposta del “cinema di una volta” può anche essere un esercizio di riprogrammazione giocosa e scriteriata: scelte arrischiate sulla base di legami e assonanze che stanno più nelle nostre teste che nelle intenzioni di chi quei film li ha pensati; dialoghi completamente immaginari che forse avranno il potere di illuminare angoli imprevisti. 

Così, abbiamo da un lato un’oscura commediola italiana girata negli studi dell’Ambrosio di Torino nel 1912, apparentemente una tra le tante, con un’attrice protagonista che solo gli espertoni del settore hanno sentito nominare (Nilde Baracchi), un rulletto sepolto dall’oblio che grazie al lavoro delle cineteche si scrolla di dosso i sedimenti del tempo e ricompare in tutta la sua tersa bellezza da gioiello (permetteteci il soprassalto di orgoglio). Dall’altro, un capolavoro che le storie del cinema assennate non mancano di raccomadare puntualmente, realizzato sulle strade della California nel 1914 da uno dei massimi geni dell’arte del Novecento, Charlie Chaplin. 

A parte essere entrambi film di inizio anni Dieci animati dall’obiettivo di strapparci qualche risata, abbiamo qualche altra giustificazione per farli ballare assieme? (Sempre ammesso che per ballare assieme ci sia bisogno di una giustificazione). Azzardiamo: ci parlano entrambi di magnetismo e scocciatori.

La nuova cameriera è troppo bella (film rinvenuto in un’edizione inglese col un titolo accattivante: The New Maid Is Too Much a Flirt) gira attorno al noto chiodo fisso del maschio medio, che perde la tramontana davanti alle grazie femminili sfoderando la propria autentica natura da perfetto idiota. Con un (altro) salto logico davvero inconsulto, possiamo intravedere una situazione sfuttatissima nella commediaccia scollacciata italiana degli anni ‘70. Solo che stavolta a fare la doccia non è la domestica. Trattandosi di un film sulla riscossa femminile, lo abbiamo a ragion veduta inserito in un cofanetto DVD dal titolo Attrici comiche e suffragette

Kid Auto Races at Venice, Cal. (circolato in Italia con titolo non troppo invitante di Charlot si distingue) non è certo uno dei film più divertenti di Chaplin. Ma la sua chiaroveggenza di pensiero è ogni volta sorprendente. Qui, ci insegnano gli studiosi, per la prima volta Chaplin appare nella sua maschera più famosa, il Vagabondo, con tutto l’armamentario che il mondo sarà presto felice di adorare: baffetti, abito, cappello, bastone, camminata, colpo di tacco. Lui e la macchina da presa si attraggono reciprocamente con una passione che definirei fatale. Chi cerca di estrometterlo a forza dal rettangolo dell’inquadratura è uno stolto: quel piccoletto buffo e testardo non può far altro che impossessarsi del centro della scena. E non mollarlo più.

Andrea Meneghelli

p

Rubrica a cura del direttore della Cineteca Gian Luca Farinelli e del responsabile dell’Archivio Pellicole Andrea Meneghelli.