24/04/2020

Fuori Cinema | Film in TV (ma da vedere) _ domenica 26 aprile

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Tra autori consacrati e nomi da scoprire, oggi parliamo spagnolo, partendo dalla madrepatria e raggiungendo l’Oltreoceano attraccando al Fronte del porto. Per finire con la rivisitazione di un oggetto di culto che ci scaglia in un futuro ancora molto lontano.

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FRONTE DEL PORTO (On the Waterfront, 1954, 108 min) di Elia Kazan
[La7 (canale 7), ore 14]

Fronte del porto fu il frutto di uno straordinario incontro di talenti brillanti, e questo probabilmente contribuì a farne un film così contraddittorio e straziante: si sprigiona un’energia in cui si confrontano crudo realismo, teatralità, un’atmosfera onirica straniata. Ma è anche uno scabro film d’esterni, dove la forza delle vere zone portuali newyorkesi piega e stravolge le tracce di un impianto teatrale. Vediamo il tremore dei personaggi sul porto e la condensa del loro respiro, quasi avvertiamo il freddo pungente e il vento implacabile che tormenta i volti: Kazan voleva calare i suoi attori in condizioni estreme, per esporli meglio alla verità fisica e spirituale. Il tessuto narrativo di Fronte del porto reca i segni di molti generi: film realista, ma anche opera intimista, melodrammatica, poliziesca. E naturalmente film di profondo impegno civile: nel quadro del gangsterismo interno ai sindacati, l’abuso va denunciato, fare i nomi è un atto responsabile, e anche una terapia personale da cui può nascere un rapporto felice tra un uomo e una donna. Elia Kazan e Budd Schulberg, autore del soggetto, davanti alla commissione McCarthy avevano “fatto dei nomi”: per loro, Fronte del porto fu uno sforzo terapeutico per trovare un’autoassoluzione.
(Peter von Bagh dal catalogo del Cinema Ritrovato 2004)

Approfondimenti

Un ricordo su “Repubblica” per i 60 anni dall’uscita del film.

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LA PELLE CHE ABITO (La piel que habito, 2011, 117 min) di Pedro Almodóvar
[Iris (canale 22), ore 21.10]

La diabolica vendetta escogitata da un chirurgo plastico (Banderas) e le sue perverse conseguenze si tramutano, nelle mani di Almodóvar, nella materia di un folle mélo sulla metamorfosi, l’identità transgender e l’eros come possesso distruttivo e autodistruttivo. Possesso che trova la sua visualizzazione nell’uso reiterato e claustrofobico di schermi di controllo, quindi nel moltiplicarsi di primi e primissimi piani, zoom e inquadrature nell’inquadratura. Liberamente ispirato al romanzo Tarantola di Thierry Jonquet, il film riecheggia con voluttà un ampio ventaglio cinematografico, da Occhi senza volto di Franju ai Frankenstein, da Cronenberg a Lang.
(R.C.)

Approfondimenti

Recensione di Paolo MereghettiPedro Almodóvar, commenta una sequenza del film (in spagnolo). Presentazione del film al Festival di Cannes e un’intervista video a Antonio Banderas.

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BLADE RUNNER 2049 (2017, 152 min) di  Dennis Villeneuve
[Rai 3 (canale 3), ore 21.20]

Blade Runner 2049, radicato su un’originale tanto ingombrante, è un replicante ossessionato dall’affermazione della propria autenticità, consapevole di quanto si tratti di un’impresa sfuggente, probabilmente vana. Il suo totem è la Memoria. Il suo dramma è che la Memoria non fornisce risposte.

Dennis Villeneuve, regista all’apparenza malato di eclettismo, rivela nella sua sfaccettata filmografia una costante netta: i luoghi sono un’estensione delle traiettorie interiori dei personaggi. Questo gli permette di costruire film intimisti anche quando viaggia in universi di estrema vastità. Il suo Blade Runner è un’opera di prospettive e scenografie gigantesche che riflettono la privata piccolezza delle coscienze smarrite.
(A.M.)

Approfondimenti

Intervista al regista; una panoramica tra i giudizi della critica.

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LA MADRE (Mama, 2013, 100 min) di Andrés Muschietti
[Italia 2 (canale 66), ore 23.30]

Due bambine, rimaste orfane tragicamente, vengono ritrovate dopo cinque anni trascorsi in totale abbandono in una foresta. Lo zio (Nikolaj Coster-Waldau, il Jamie Lannister del Trono di spade) e la sua compagna (Jessica Chastain in versione corvina) prendono in custodia le sorelline, ma un’oscura presenza s’insinua sempre più minacciosa nelle loro esistenze. L’argentino Andrés Muschietti esordisce alla regia trasformando in lungometraggio il suo corto del 2008 Mamá, particolarmente apprezzato da Guillermo del Toro, che sponsorizza l’operazione in qualità di produttore esecutivo. Muschietti combina l’armamentario di temi ed espedienti tipici dell’horror soprannaturale e originali soluzioni di regia in una ghost story tutta al femminile. Dopo questo riuscito debutto, è stato chiamato a dirigere i due capitoli di It, tratti da Stephen King.
(A.A.)

Approfondimenti

Intervista al produttore Guillermo del ToroMamá, il cortometraggio che ha ispirato il film, introdotto da Guillermo Del Toro. Un articolo del “Guardian” sulla figura materna negli horror da Psycho a Madre! di Aronofsky.

 

Dai cataloghi delle piattaforme online:

IL CLAN (El Clan, 2015, 110 min) di Pablo Trapero
[Disponibile su Rakuten, Chili, I Tunes, Infinity, Tim Vision]

Pablo Trapero è una delle più autorevoli figure del cinema latino americano. Dal 1999 è presente nelle selezioni di Cannes e Venezia e, in vent’anni di carriera, ha ricevuto premi e riconoscimenti prestigiosi in tutto il mondo. Recentemente ha diretto gli episodi 6, 7 e 8 (i migliori) della serie ZeroZeroZero. Come Campanella (Il segreto dei suoi occhi) e Szifron (Storie pazzesche) fa parte di quei registi argentini che si sono formati vedendo in tv o in vhs i classici del cinema italiano e quindi fanno un cinema che ricorda il nostro miglior cinema degli anni ’60 e ’70. Il Clan è un film autoriale, capace però di arrivare a un pubblico molto ampio, purtroppo in Italia, nonostante il Leone d’Argento a Venezia, non lo ha visto quasi nessuno. In Argentina ha battuto ogni record di box office, vendendo, nelle sale, 2.800.000 biglietti. Racconta del caso della famiglia Puccio, realmente avvenuto in Argentina, nella transizione dalla dittatura, finita miseramente dopo il disastroso esito della guerra nelle Falkland e il benemerito avvio, con Alfonsin, del processo democratico (1983). Un episodio tragico e rimosso che Trapero, anche grazie alla superba resa degli attori, su tutti il padre, Arquimedes Puccio, affettuoso e assassino, interpretato dall’immenso Guillermo Francella. Raramente il cinema ha saputo rendere così perfettamente la normalità, la banalità del male. 
(G.L.F.)

Approfondimenti

Antologia della critica italiana; making of del film; la storia della famiglia Puccio; un’intervista a Pablo Trapero; conferenza stampa di presentazione del film a Venezia.

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Selezione titoli, commenti e approfondimenti a cura di Alice Autelitano, Alessandro Cavazza, Roberto Chiesi, Gian Luca Farinelli e Andrea Meneghelli.