NELLA CITTÀ L’INFERNO

Renato Castellani

Sog.: dal romanzo Via delle Mantellate (1953) di Isa Mari. Scen.: Suso Cecchi d’Amico, Renato Castellani. F.: Leonida Barboni. M.: Jolanda Benvenuti. Scgf.: Ottavio Scotti. Mus.: Roman Vlad. Int.: Anna Magnani (Egle), Giulietta Masina (Lina), Cristina Gajoni (Marietta), Renato Salvatori (Piero), Saro Urzì (il maresciallo), Umberto Spadaro (il direttore del carcere), Alberto Sordi (Antonio ‘Adone’), Anita Durante (Assunta). Prod.: Giuseppe Amato per Riama Film, Francinex. 35mm. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Tratto da un romanzo-verità, Via delle Mantellate di Isa Mari, e basato su un’attenta documentazione della sceneggiatrice Suso Cecchi d’Amico, questo film costituisce una parentesi di crudo realismo nell’opera di Castellani, alle prese con una galleria di personaggi femminili in un carcere romano: Egle (Magnani), prostituta incallita; Lina (Masina), servetta spaurita accusata ingiustamente; Marietta (Gaioni), ragazzina già pentita e innamorata di un ragazzo che vede dalla finestra. Egle insegna a Lina come farsi furba, ma verrà a sua volta trasformata da Marietta. Uno scontro di stili di recitazione tra Giulietta Masina e un’Anna Magnani che spadroneggia (“arrivò con la voracità di un leone”, disse Castellani), attorniate da attrici non professioniste, tra cui alcune autentiche ex detenute. La copia della Cineteca Nazionale, molto diversa da quella che circola in televisione e in Dvd, mostra il montaggio originale voluto dal regista, con alcune sequenze in più e un ordine delle scene, specie nella parte finale, molto differente.

Emiliano Morreale

 Per fare Nella città l’inferno ho frequentato moltissimo i ladri, erano simpaticissimi, non erano mica quelli di oggi. E siccome allora quando facevamo le cose ci documentavamo – poi se non veniva abbastanza bene è colpa nostra – partii dall’autobiografia di una ladra che era stata in carcere e poi cominciai a vedere le carceri, a chiedere permessi, a cercare ‘sti ladri. Ci sono stata nelle carceri, ci ho vissuto proprio parecchio. Quei ladri furono gli ultimi professionisti e quando ci furono un paio di furti ad amici li chiamai in aiuto. In pochi minuti furono sistemati e si recuperò la refurtiva perché gli dicevi cosa era successo, come e in che quartiere e loro sapevano subito chi era stato perché riconoscevano la mano. […] Quando poi li ho chiamati anni dopo per un furto, mi dissero: signora mia, abbiamo smesso, son tutti dilettanti, son tutti manovalanza, drogati o altro, non sappiamo più nulla del lavoro che fanno questi.

Suso Cecchi d’Amico, in Scrivere il cinema. Suso Cecchi d’Amico, a cura di Orio Caldiron e Matilde Hochkofler, Edizioni Dedalo, Bari 1988

Copia proveniente da

per concessione di RTI Mediaset