13/05/2020

Fuori Cinema | Film in TV (ma da vedere) _ giovedì 14 maggio

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In prima serata c’è l’esordio alla regia di Aaron Sorkin con il suo Molly’s Game, mentre nel pomeriggio mettiamo in tavola uno spaghetti western. Per chi non avesse visto Drive l’anno scorso in Piazza Maggiore (nella copia in pellicola portata dallo stesso regista!), questa sera ha l’occasione di recuperarlo.

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INDIO BLACK, SAI CHE TI DICO: SEI UN GRAN FIGLIO DI… (1970, 104 min) di Frank Kramer
[Rai Movie (canale 24), ore 16]

Avete presente l’ultimo Tarantino? Racconta questa storia: si prende un divo del cinema americano e lo si porta in Italia a fare lo spaghetti western. Nel nostro caso, si prende un vero gigante, magari uno che dieci anni prima aveva fatto I magnifici sette, uno come Yul Brinner, e gli si mette attorno un mondo di maestranze e attori italiani, di quelli che negli anni Sessanta hanno riscritto un genere. Il regista però deve essere uno di quei tedeschi emigrati in America: Frank Kramer… ah, no, scusate!, è il nostro Gianfranco Parolini, che piazzava questo Indio Black (1970) tra i due Sabata (1969 e 1971), e non a caso il titolo con cui verrà distribuito all’estero sarà Adiós Sabata. Il titolo completo del nostro film vi ricorda qualcosa? Ovviamente quel “Sei un gran figlio di…” è la battuta finale del Buono, il brutto, il cattivo, ma le citazioni (o i mezzi furti, chissà!) da Sergio Leone sono diverse, c’è persino un orologio trovato nella tasca di un morto, il cui carillon si distingue per un paio di semicrome da quello di Per qualche dollaro in più. La vicenda è quella della resistenza messicana contro gli austriaci: e allora una nota di merito va all’attore messicano Pedro Sanchez… ah, no, è il nostro Ignazio Spalla, grande volto del western all’italiana.
(A.R.)

Approfondimenti

Il documentario di Gianfranco Pannone L’America a Roma, dedicato al mondo produttivo dello spaghetti western.

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MOLLY’S GAME (2017, 140 min) di Aaron Sorkin
[Rai Movie (canale 24), ore 21.10]

Esordio alla regia dello sceneggiatore Aaron Sorkin (creatore di serie cult come West Wing e premio Oscar per lo script di The Social Network, biografia di Mark Zuckerberg diretta da David Fincher) il film racconta la storia vera di Molly Bloom, la sciatrice olimpionica del Colorado che si trasformò in regina del poker clandestino di Los Angeles, coinvolgendo intorno ai suoi tavoli da gioco attori di Hollywood, importanti stelle dello sport ed esponenti della mafia russa. Come aveva già fatto con il creatore di Facebook e con lo Steve Jobs del film di Danny Boyle, Sorkin indaga attraverso la parabola umana della protagonista (l’intensa Jessica Chastain) i lati oscuri del mito americano del successo. Candidato all’Oscar per la migliore sceneggiatura non originale.

Approfondimenti

La conferenza stampa del film al Toronto Film Festival.

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DRIVE (2011, 100 min) di Nicolas Winding Refn
[Rai 4 (canale 21), ore 22.40]

Adrenalina, velocità, violenza, e un amore infinito. Il protagonista di Drive ha la vita scandita in due parti ben definite: di giorno stuntman per il cinema e di notte autista per rapine. Fino a quando, come nelle favole, un innamoramento improvviso non irrompe nella sua vita, scardinandone gli equilibri. “Ho tratto tanta ispirazione dai fratelli Grimm. Le fiabe iniziano con una grande purezza fino a raggiungere toni oscuri, dove prevale l’aspetto morale. E il cattivo finisce per essere sconfitto”. Influenze di Dario Argento, Sergio Leone e Gualtiero Jacopetti: “Quindi posso dire che Drive è quasi un film italiano”. Premiato per la miglior regia al Festival di Cannes.
(V.D.D.)

Approfondimenti

La lezione di cinema e un’intervista a Nicolas Winding Refn in occasione della sua partecipazione al Cinema Ritrovato 2019; le foto della serata in Piazza Maggiore con il regista e la proiezione di Drive.

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Dalla mattina di venerdì 15 maggio

TOLGO IL DISTURBO (1990, 105 min) di Dino Risi
[Rai Movie (canale 24), ore 6.45]

Questo film nasceva in realtà per raccontare la marginalizzazione di un malato mentale. Ma l’epidemia che ci ha colpito in questi mesi, e che ha improvvisamente portato a galla il nostro rimosso, quello del nostro rapporto con gli anziani, il senso di solidarietà – o, al contrario, di distanza – che abbiamo sviluppato con una fascia di popolazione che abbiamo relegato in un angolo, fa di Tolgo il disturbo un film da rivedere. Certo, il contesto in cui Risi e Gassman costruiscono il personaggio di un ex direttore di banca che esce dopo vent’anni da un ospedale psichiatrico è del tutto diverso, ma la denuncia di un’anzianità bistrattata emerge anche qui. Bistrattata, ma che non si lascia bistrattare: è straordinaria la sequenza per il cui il film è famoso, l’ingresso inatteso di un Vittorio Gassman, relegato, appunto, nelle sue stanze, nel bel mezzo di una festa dall’altro profilo d’ipocrisia, il cui velo viene squarciato dai serafici “complimenti” rivolti da Gassman al notabile di turno: “Che bella faccia da c….! Non ne ho mai viste così. Bravo, complimenti”.
(A.R.)

Approfondimenti

Per chi non si alzerà all’alba per vedere il film, ecco almeno la mitica sequenza.

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Dai cataloghi delle piattaforme online

NEMICO PUBBLICO – PUBLIC ENEMIES (Public Enemies, 2009, 140 min) di Michael Mann
[Disponibile su Netflix]

“Siamo qui per i soldi della banca, non per i vostri”. La battuta pronunciata da John Dillinger nel corso di una rapina è la stessa che diceva De Niro in Heat (1995): questo suggerisce quanto la storia del “nemico pubblico numero uno” degli anni ’30, abitasse da tempo l’immaginazione di Michael Mann. Ispirandosi ad un saggio di Brian Burrough e coinvolgendo nella consulenza l’FBI (appena nata quando il bandito imperversava), Mann e lo scenografo Nathan Crowley hanno ricostruito con scrupolo gli ambienti (oltre un centinaio di set) dell’America della Grande Depressione, per raccontare il duello a distanza fra Dillinger (Johnny Depp) e l’agente federale Melvin Purvis (Christian Bale) con cui si instaura una dialettica di paradossale simbiosi (come sempre nei confronti a due, cari al regista). Lo stile del film, condotto come al solito su un piano di alto virtuosismo anche tecnico (Mann ha adottato due camere HD appena messe a punto per riprendere in modo ravvicinato i volti degli attori anche quando usava focali lunghe, così da dare l’illusione di una ripresa in diretta), appare più epurato rispetto agli altri noir del regista. L’atmosfera di malinconia che aleggia nei momenti di stasi fra un’azione e l’altra, sembra accompagnare con gravità la corsa autodistruttiva di Dillinger. Fotografia di Dante Spinotti. Depp è il tredicesimo Dillinger cinematografico dal 1945 (fra i suoi predecessori citiamo almeno Leo Gordon diretto da Don Siegel nel 1957 e Warren Oates da John Milius nel 1973).
(R.C.)

Approfondimenti

Recensione di Roger Ebert (in inglese); analisi di Andrew Sarris (in inglese); Michael Mann presenta il film a Roma (in inglese); un’intervista a Michael Mann sul film (in inglese).

 

Selezione titoli, commenti e approfondimenti a cura di Alessandro Cavazza, Roberto Chiesi, Valeria Dalle Donne e Andrea Ravagnan.