29/06/2016

Cinefilia Ritrovata, ‘Les sorcières de Salem’

Sorry, this entry is only available in Italian.

Continuano anche in sala le proiezioni dei film doppiamente ritrovati. Prima trasposizione cinematografica de Il crogiuolo del drammaturgo Arthur Miller (vi farà seguito un remake del 1996 con Daniel Day-Lewis, La seduzione del male), Les sorcières de Salem (1957) prosegue dunque il ciclo Ritrovati e Restaurati. Per la regia di Raymond Rouleau, con sceneggiatura di Jean Paul Sartre, il film è inspiegabilmente caduto nel dimenticatoio, sebbene la versione teatrale di Miller avesse ottenuto suo tempo un discreto successo.

Il racconto si ispira ai celebri avvenimenti della cittadina di Salem, Massachussetts, nel 1692, dove numerosi processi e condanne a morte per stregoneria colpirono centinaia di abitanti (specialmente donne) del villaggio. La vicenda del film parte però da un caso di adulterio: Abigail Williams è la nipote del reverendo Parris ed ha avuto una breve relazione con il fattore John Proctor, presso cui lavora, che è sposato con Elizabeth ed è padre di Fancy. Respinta in seguito dall’uomo e scacciata dalla moglie, Abigail giura tremenda vendetta e comincia a soggiogare alcune ragazzine del paese con la complicità di Tituba, una schiava di colore. Scoperto nei loro bizzarri rituali notturni, il gruppo comincia prima ad iscenare un’isteria collettiva, spacciandola per possessione demoniaca, e poi ad accusare di stregoneria diversi abitanti di Salem, finendo col diventare una sorta di “tribunale delle illuminate”, con poteri di vita e morte. Naturalmente, Abigail fa in modo che anche Elizabeth venga sospettata ed imprigionata, così che una volta giustiziata possa avere John tutto per lei. Ma l’uomo farà in modo di essere accusato a sua volta e si sacrificherà in nome dell’amore che prova per la moglie.

Se Miller compone la sua opera con l’intento di muovere una critica al maccartismo, trasponendolo all’epoca della caccia alle streghe, Rouleau si concentra naturalmente sulle conseguenze che suggestione e bigottismo erano capaci di produrre nella cittadina americana. In un gioco all’accusa architettato dalla diabolica e furente Abigail, verranno fuori bugie, gelosie e invidie dei membri di una comunità vittima del moralismo e dell’intolleranza, dove il fondamentalismo religioso non lascia spazio alle menti pensanti e la repressione individuale e sessuale, in nome di Dio e dei precetti biblici, fomenta la paura del Maligno. A tratti volutamente esagerate e ridicole, con lo scopo di deridere la superstizione dei cittadini, le messe in scena delle giovani “possedute” richiamano alla memoria il successivo I Diavoli di Ken Russell (naturalmente senza nudità e blafemie), condividendone per l’appunto il richiamo all’insoddisfazione sessuale.

Un film cupo e coinvolgente, fotografato magistralmente da Claude Renoir, con un ottimo cast composto dalla coppia Yves Montand/Simone Signoret (nei panni di John ed Elizabeth) e dalla giovanissima Myléne Demongeot. Un particolare plauso va a quest’ultima, così intensa, seducente ed isterica nel ruolo di Abigail da catturare totalmente la scena, un vero e proprio deus ex machina di una vicenda che a suo tempo fece toccare le vette dell’ignoranza e del moralismo dei puritani, determinando fortunatamente la fine di un periodo davvero oscuro della storia americana.

 

Denise Penna