Attrici, registe, attiviste. Le donne di cinema del festival
Anche quest’anno il programma del Cinema Ritrovato propone grandi figure di donne di cinema: grandi perché luminose, talentuose, libere, carismatiche, influenti, creative, politicamente consapevoli, attiviste, padrone assolute della propria arte e della propria persona, pubblica e privata.
Di queste professioniste il programma del festival è colmo. In maniera parziale ma significativa, segnaliamo in questo articolo cinque imprescindibili protagoniste della trentottesima edizione del Cinema Ritrovato.
Partiamo con una diva, Marlene Dietrich. Nell’ultimo secolo Marlene Dietrich è stata a tal punto celebrata, discussa, fotografata e, ovviamente, mostrata su pellicola che per molti spettatori europei e nordamericani il suo nome di battesimo è già sufficiente a presentarla. La sua carriera e la sua vita, indagate da ogni possibile angolazione, appaiono percorse da un filo conduttore: Marlene Dietrich non esitò a gettare scompiglio nel cinema e nella società, ora sfidandone le norme, ora imponendo sullo schermo una presenza sensazionale che disgrega le narrazioni classiche per far convergere tutti gli sguardi su di lei e sulla sua forza scenica. Proprio le tante sfide che Marlene ha lanciato al suo pubblico hanno fatto sì che ancora oggi diverse comunità la percepiscano come un esempio da seguire: Marlene è stata provocatoria come madre in carriera, come star bisessuale che praticava il cross-dressing, come icona della moda e dello stile che ha saputo creare la propria immagine, come attrice politicamente impegnata e nettamente schierata a favore della libertà, della tolleranza e della democrazia. Attraverso una selezione di grandi film, la retrospettiva a lei dedicata si sofferma quindi su Marlene come forza dirompente della storia del cinema.
Scopri la selezione dei film in programma nell’omaggio
Spostiamoci in Francia per esplorare il mondo – attoriale, registico, di attivista – di Delphine Seyrig. Attrice di culto protagonista della pellicola Jeanne Dielman, 23, quai du Commerce, 1080 Bruxelles, giudicata nel 2022 da Sight & Sound al primo posto nella classifica dei 100 migliori film di tutti i tempi.
Andate a ritroso, partendo da Sois belle et tais-toi!, e riavvolgete il nastro. Perché la carriera di Delphine Seyrig non può essere separata dal suo impegno femminista. Seyrig è allo stesso tempo un’icona per i cinefili e per le femministe, quindi più attuale che mai. Al festival andremo alla scoperta del suo lavoro di rottura e decostruzione portato avanti con le amiche militanti Chantal Akerman, Liliane de Kermadec e Babette Mangolte. Delphine per sempre, ma soprattutto ora. “Quel che è certo è che ogni volta che interpreto un ruolo ho l’impressione di dovermi rimpicciolire un po’. Ho l’impressione che oggi bisognerebbe creare, per le donne, personaggi come quelli che sono stati creati per gli uomini, cioè gli equivalenti di Amleto, di Macbeth, ruoli in cui le donne pensino e agiscano, ruoli che facciano venir voglia di partecipare alle cose, di vivere esistenze avventurose” (Delphine Seyrig).
Al festival, cinque film per (ri)scoprire Seyrig
Dirigiamo lo sguardo altrove e soffermiamoci sul programma della sezione Cinemalibero e, in particolare, su tre cineaste che hanno usato la loro arte come strumento di denuncia. La sottomissione femminile all’interno della società patriarcale, letteralmente intesa o come allegoria di un regime totalitario, è uno dei temi che attraversa con più coerenza le opere presentate quest’anno. A partire da due capisaldi del cinema femminista sul calare degli anni Settanta come La Nouba des femmes du Mont Chenoua e Khak-e Sar bé Mohr. Assia Djebar in Algeria e Marva Nabili in Iran (ma il film sarà trafugato e completato negli Stati Uniti), riescono a creare uno spazio cinematografico propriamente femminile attraverso una ricerca formale distintiva. Se Djebar si ispira alla tradizione musicale classica arabo-andalusa per raccontare la guerra di liberazione delle donne algerine, Nabili riconosce nella teoria brechtiana, nella poesia e nella tradizione miniaturistica persiana le matrici del suo cinema. La sua Jeanne Dielman, Roo-Bekheir, pagherà la sua presa di coscienza e il suo rifiuto del matrimonio addirittura con un esorcismo.
Di un’altra pioniera combattente come Sarah Maldoror presentiamo la luminosa ‘trilogia del carnevale’, realizzata in onore dell’amico Amílcar Cabral per celebrare la cultura guineana e capoverdiana come elemento di resistenza e liberazione dalla dominazione coloniale.