28/06/2024

Damien Chazelle domani al Cinema Ritrovato

Sabato 29 giugno, il regista incontrerà il pubblico al Cinema Modernissimo e presenterà in Piazza Maggiore il musical francese Les parapluies de Chebourg di Jacques Demy (citato in La La Land). 

Domenica 30 giugno, sempre in Piazza Maggiore, presenterà il suo Babylon.

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Damien Chazelle arriva al festival Il Cinema Ritrovato: il regista è atteso domani, sabato 29 giugno, a Bologna per incontrare il pubblico alle ore 19 al Cinema Modernissimo e presentare in Piazza Maggiore, alle ore 21.45, il musical Les Parapluies de Chebourg (interpretato da Catherine Deneuve, immagine di questa 38ª edizione del Cinema Ritrovato), realizzato nel 1964 da Jacques Demy e citato in più occasioni nel film con il quale Damien Chazelle sbancò agli Oscar 2017, La La Land.

Il giorno seguente, domenica 30 giugno, Damien Chazelle tornerà sul palco di Piazza Maggiore per presentare il suo più recente Babylon.


Il programma degli incontri:

Sabato 29 giugno, ore 19, Cinema Modernissimo
INCONTRO CON DAMIEN CHAZELLE

Sabato 29 giugno, ore 21.45, Piazza Maggiore
LES PARAPLUIES DE CHERBOURG (Francia-Germania Ovest/1964) di Jacques Demy
Restaurato in 4K nel 2024 da CinéTamaris presso i laboratori Éclair Classics e L.E. Diapason, a partire dal negativo immagine originale scansionato sotto liquido e da un mix stereo a tre tracce di musica e voci. Restauro supervisionato da Mathieu Remy e Rosalie Varda-Demy

Jacques Demy realizza in Les Parapluies de Cherbourg, più che in ogni suo altro film precedente, il vecchio sogno della creazione totale, demiurgica, cui tendeva nei suoi progetti d’animazione e al quale non ha mai rinunciato. La straordinaria innovazione non risiede nel soggetto ma nel trattamento formale del soggetto, interamente all’insegna dello sfasamento.
Sfasare, per Demy, è innanzitutto scegliere di rendere interamente cantato un dialogo decisamente quotidiano. Di farne non un’opera, né una commedia musicale con canzoni (non si tratterebbe più di sfasamento ma di semplice ricorso a un altro tipo di codici, ben consolidati), bensì di inventare un’altra forma di espressione vocale, strettamente associata alla musica ma refrattaria a essere assimilata a qualsiasi modello noto.
Sfasare è anche giocare al gioco della regia classica e sovvertirlo sottilmente, trasformare i movimenti di macchina in coreografie discrete, rivendicare la macchina da presa come personaggio e allo stesso tempo farne dimenticare la presenza. Sfasare è realizzare il vecchio sogno degli universi paralleli caro alla fantascienza, inventare un mondo che il viaggiatore crede di riconoscere ma che, attraverso mille dettagli, rivela una natura diversa da quello, familiare, che pensava di ritrovare.
Demy sogna dunque un cinema totale, un cinema dalle armonie raffinate in cui regia, musica, colori, attori, dialoghi e scenografie sono tutti ugualmente coinvolti nella produzione di senso, senza che nessuno di questi elementi venga mai privilegiato, per elaborare un universo puramente cinematografico che non potrebbe esistere altrove come tale. Questo cinema richiede più di ogni altro il controllo assoluto di un creatore unico. Richiede più di ogni altro collaboratori e interpreti eccezionali, capaci di fidarsi ciecamente del capitano di una nave che si addentra nell’ignoto e di intuire ciò che egli si aspetta e che non può mostrar loro, perché nessuno l’ha ancora realizzato.
(Jean-Pierre BerthoméLes Parapluies de Cherbourg, Nathan, Parigi 1995)

 

Domenica 30 giugno, ore 21.45, Piazza Maggiore
BABYLON (USA/2022) di Damien Chazelle
Se vuoi raccontare una storia d’ampio respiro, una grande storia su Hollywood e le sue origini, devi includere gli alti e i bassi, il bello e il brutto. Perché, secondo me, ciò che rende Hollywood così affascinante è la coesistenza di questi due elementi, a volte persino nella stessa inquadratura. Insomma, limitarsi a condannare o celebrare Hollywood significa, a mio parere, lasciarsi sfuggire una parte importante del quadro complessivo.
(Damien Chazelle, Intervista  di Harper R. Oreck e Jaden S. Thompson, “The Harvard Crimson”, 31 gennaio 2023)