Documenti e documentari

Programma a cura di Gian Luca Farinelli

Ogni anno, lavorando alla selezione dei film nuovi e ‘antichi’ di questa sezione vengo travolto dalla bellezza e dal coraggio del cinema documentario. Che dire, ad esempio, di Sepa, realizzato nel 1987 da uno dei produttori di Fitzcarraldo, Walter Saxer, rimasto folgorato dalla foresta amazzonica, dove ha scoperto la prigione più libera del mondo. Un film impregnato di libertà e di una volontà utopica che esce dallo schermo e conquista noi abitanti di un’epoca che pare avere dimenticato la parola utopia. Come non essere stupiti dalla vitalità di FTA, un’opera che dimostra come il pacifismo possa essere non solo un’azione giusta, ma anche geniale. Come non essere felici di scoprire che quasi la metà dei film che presentiamo ha come registe delle donne. Soprattutto dopo aver visto il bellissimo documentario I Am an Ox, I Am a Horse, I Am a Man, I Am a Woman, che Sally Potter ha dedicato alle donne del cinema sovietico. Una delle protagoniste, Nana Gogoberidze, racconta che i registi maschi, per farle un complimento, le dicevano, “hai fatto un film veramente maschile”… I ritratti di Jane Birkin e Jane Fonda riescono, in meno di un’ora, a darci la dimensione artistica e rivoluzionaria di queste donne, che hanno fatto della loro carriera artistica un fronte da cui combattere grandi battaglie civili. Quello su Isabelle Huppert ci conduce nella profondità di un’attrice che distilla ogni sua interpretazione. I due mediometraggi su Giuditta Rissone e Mara Blasetti ci fanno capire meglio quanto sia stato difficile fare cinema, per una donna, nell’Italia tra fascismo e dopoguerra. Non sono da meno i ritratti di Charles Aznavour, Tonino Delli Colli, Don Rugoff, Jia Zhang-ke, Jean-Pierre Melville e Volker Schlöndorff, tutti frutto di un lavoro complesso, di un vero corpo a corpo tra i registi dei documentari e i protagonisti dei loro film. Speer Goes to Hollywood della regista e giornalista israeliana Vanessa Lapa è una lezione di come si può raccontare la storia del Novecento e fare un film straordinario, utilizzando esclusivamente materiale d’archivio. Grazie a Ehsan Khoshbakht ho scoperto Cuadecuc, vampir dell’immenso Pere Portabella e The Negro Soldier. Anche se Stuart Heisler avesse fatto solo questo film meriterebbe di essere ricordato tra i grandi registi di Hollywood. Della Hollywood che sta davanti alla società americana, che è portatrice di ideali di rinnovamento e grandi valori civili. Grazie al lavoro di Cinemazero, l’archivio di Gideon Bachmann sembra essere una fonte senza fine di testimonianze preziose. Quest’anno potremo vedere tre interviste, a Liliana Cavani, ai fratelli Taviani e a Fellini e avere conferma che nessuno ha ritratto i grandi del cinema italiano come questo giornalista, cineasta antropologo. Nella categoria film impossibili vorrei, invece, inserire il Fellini degli spiriti di Anselma Dell’Olio, che è riuscita a raccontare l’altra faccia di Fellini, il Federico artista della vita, quello che nutriva il Federico artista del cinema.

Gian Luca Farinelli

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