01/07/2018

Vittorio De Sica: il ritratto della figlia Emi al Cinema Ritrovato

Ieri sera una esilarante Emi De Sica ha intrattenuto tutto il pubblico di Piazza Maggiore condividendo racconti inediti legati alla figura del padre Vittorio e alla lavorazione di “Ladri di Biciclette”. Storie private, italiane che, pur appartenendo al piano del retroscena, del racconto di colore, rispecchiano il medesimo spirito del celebre film, proiettato ieri sera nella nuova versione restaurata. 

L’introduzione di Gian Luca Farinelli: “Ladri di biciclette è il simbolo del Neorealismo, ha vinto un oscar, un film che lasciò stupefatti tutti, i registi, gli spettatori, i critici. André Bazin ha scritto: questo è il nuovo cinema, è così perfetto perché non c’è cinema, è la realtà. Quest’anno al festival di Cannes, nella selezione ufficiale, quasi  la metà dei film erano in qualche modo debitori di Ladri di biciclette di Vittorio De Sica e Cesare Zavattini. Un film talmente nuovo che anticipa dei generi che verranno dopo: ad esempio nei personaggi secondari si avverte già la Commedia all’italiana, e poi si sente molto l’Italia. Un’Italia che era appena andata a votare, il 18 aprile, si sente che c’è la DC ma che c’è anche il Partito Comunista e il boom economico è ancora molto lontano. […]

Emi De Sica: “Quando papà ha iniziato a scrivere Ladri Di Biciclette a casa nostra, Zavattini rimaneva spesso a pranzo da noi. Era appena finita la guerra e mia madre per poter comprare il Parmigiano doveva vendere la gioielleria; Zavattini era solito versarsi tutta la formaggera nel piatto e in quel momento mia madre piangeva di dolore. […] Io da bambina non avevo ancora capito bene cosa facesse mio padre, finita la sceneggiatura papà se ne andava la mattina e tornava la sera e sentivo dire spesso: “Oggi papà è alla chiesa dove danno da mangiare ai poveri… oggi è a Porta Portese… oggi è al bordello…” Una volta incontrai con mia madre una marchesa dei Parioli che mi chiese dove fosse mio padre e io risposi ‘al bordello’”. […] Gli italiani hanno detestato Ladri di Biciclette… Mi ricordo una sera, ero in un piccolo cinema di quartiere a Roma, e un signore ha preso mio padre per il colletto dicendo: “De Sica, si vergogni di far vedere queste miserie!”
Beh, io credo che queste miserie siano servite a ridare una verginità all’Italia, che se l’era perduta con l’orrenda guerra appena passata!”

Il contributo della De Sica si è arricchito quest’oggi presso il Dams Lab, di una lezione di cinema dedicata al capolavoro Ladri di Biciclette: durante la lezione, la figlia del regista ha raccontato le tappe della carriera del padre partendo dall’attività di attore: “Quando era piccolo papà recitò la parte di San Tarcisio che morì lapidato. Un bambino il sasso lo tirò davvero, lui svenne e la gente disse che era un bravo attore invece era proprio svenuto!” Una carriera, quella di De Sica attore, dai promettenti inizi e continuata con i successi che conosciamo, ma sempre all’insegna di una grande umiltà “Non faceva il regista di se stesso, seguiva le indicazioni dei registi. La sua assistente lo chiamava Opera prima, perché ogni volta che faceva un film era emozionato come se fosse la prima volta. Non si è mai montato la testa, anche dopo 4 Oscar era sempre umile. […]
In casa i miei genitori parlavano spesso di politica. Mio padre è sempre stato di sinistra diceva: ‘sono socialista come Cristo’. Sulla capacità di dirigere gli attori Emi de Sica ha ricordato un aneddoto su Maggiorani: “La mano che lo schiaffeggia fuori campo alla fine era di papà. Gli tirò uno schiaffo perché aveva visto che Maggiorani stava perdendo lucidità”. 
La De Sica ha poi continuato ricordando l’emozionante incontro tra due mostri sacri del cinema: suo padre e Charlie Chaplin: “Mio padre lo adorava. Si sono incontrati in America e sono andati molto d’accordo. Gli ha fatto vedere Umberto D e quando ha visto che alla fine della proiezione non si muoveva gli si avvicinò e vide che stava piangendo”.
Parlando di Ladri di biciclette, la figlia di De Sica ha poi ricordato lo scarso successo del film in Italia: “Dopo l’uscita non ebbe successo, tanto che mio padre se prima andava a lavoro in macchina dopo il film ci andava in bici. Non avevamo più una lira. Sono stati i francesi a decretarne il successo, a dire che lui e altri registi italiani stavano facendo il Neorealismo”.

A cura di Claudia Balbi e Laura Di Nicolantonio

Guarda la diretta Facebook della presentazione di Ladri di Biciclette in Piazza Maggiore