Documenti e Documentari 2021

A cura di Gian Luca Farinelli

Non ho mai visto così tanti documentari come quest’anno. Sarà stata la pandemia, il maggior tempo che ho avuto per visionare film, l’esplosione di questo genere, resta il fatto che abbiamo ricevuto, da tutto il mondo, un numero impressionante di documentari, la maggior parte dei quali difficilmente troverà una diffusione internazionale. Mi piace iniziare da questo tema perché, anche se oggi la diffusione del cinema attraverso le piattaforme ha raggiunto dimensioni capillari e numericamente tendenti a infinito, tuttavia i film indipendenti restano perlopiù invisibili e la funzione dei festival, almeno di quelli di ricerca, resta essenziale per vedere e conoscere il cinema documentario.
Partiamo dalla storia del cinema. Da anni mostriamo, man mano che il restauro della sua opera procede, i film di Lionel Rogosin. Ogni anno rimaniamo sorpresi dal suo cinema magistrale, dalla semplicità con la quale ha saputo raccontare i grandi problemi del Novecento. Accanto al bellissimo Woodcutters of the Deep South presenteremo il documentario girato quest’anno dal figlio Michael, Working Together, che dimostra come il cinema di suo padre permetta di capire i grandi nodi sociali e politici del presente.
Nell’ultimo anno abbiamo viaggiato molto meno, quindi vi proponiamo una sezione di film di viaggio, accompagnati dagli sguardi dei grandi direttori della fotografia italiani, Massimo Terzano e Mario Craveri, e da un outsider, Mario Fantin. Opere realizzate in un’epoca nella quale la parola ‘esplorazione’ era ancora credibile e il cinema era lo strumento per trasformare in storia viaggi ed esplorazioni irripetibili.
Molto difficile è stato scegliere tra i tanti ritratti di cineasti che ci sono stati proposti. Due (dedicati a Chaplin e Cimino) si sono imposti per l’enormità dell’impresa compiuta da Aymé, Jeuland e Thoret. È sorprendente vedere come anche nel nostro presente, così standardizzato, sia ancora possibile realizzare film fuori formato, vere riflessioni critiche e personali su maestri della storia del cinema. I documentari su Micheaux, Farrow, de Funès, Eisner colmano vuoti importanti e non potevano mancare in un festival che ha nel suo dna la ricerca di nuovi territori. Il ritratto di Anthony Hopkins ci avvicina a uno dei più misteriosi e grandi attori contemporanei, il documentario su Montand-Signoret e Monroe-Miller è un appassionante romanzo magistralmente raccontato attraverso le immagini.
I film di montaggio di Nico Naldini, Peet Gelderblom e Bill Morrison (i maestri non appartengono solo al passato) dimostrano come il cinema produce altro cinema, ma che l’arte del riuso esige un imponente lavoro di ricerca, selezione e ricostruzione.
La sezione è arricchita da due restauri (F for Fake e Fluchtweg nach Marseille) che forzano, per affrontare due grandi temi, i limiti del genere mescolando documentario e finzione. Ma il documentario non è forse la prima forma di finzione del cinema?

Gian Luca Farinelli

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