Buster Keaton!

Programma a cura di Cecilia Cenciarelli in collaborazione con Serge Bromberg e Tim Lanza

Mentre il catalogo sta per andare in stampa, non abbiamo ancora la certezza di riuscire a inaugurare questa sezione con un’opera completamente inedita, l’unico cortometraggio realizzato a quattro mani da Chaplin e Keaton. Il titolo provvisorio è The Lockdowners. Dissolvenza in apertura: Charlie si lava forsennatamente le mani con qualunque liquido gli capiti a tiro, è pieno di tic. Per coprire naso e bocca durante la pandemia indossa imbuti, maschere da sub o reggiseni extra-large. Pur di uscire porta al guinzaglio un criceto, una testa di scopa o un coprilume a frange; cammina rasentando i muri e si arrampica sui lampioni appena vede un passante. La polizia lo multa di continuo ma lui non ha un centesimo e allora viene costretto a lavorare in una casa di riposo dove una banda di arzillissimi ultracentenari tenta quotidianamente la fuga. Il virus ingrossa le file dei disoccupati, la morte invece non si vede mai, perché Chaplin l’ha girato subito il film, senza sapere delle centinaia di migliaia che se n’erano andati. In quello stesso ospizio Buster è un tirocinante infermiere. Indossa una mascherina sproporzionatamente grande, gli copre tre quarti del corpo, dozzine di elastici gli intralciano i movimenti impigliandosi ovunque. Lui resiste, stoico. Un sospetto contagio lo costringe in quarantena. Pratica nuoto sincronizzato e sci di fondo in salotto. Panifica e inforna senza sosta, ma una volta esagera con il lievito e uno degli impasti deborda in tutta la casa mentre lui, ignaro, progetta carrucole, marchingegni e semovibili per cenare con la ragazza del palazzo di fronte, di cui è segretamente innamorato. I restanti cinque programmi, all’interno dei quali terremo a battesimo quattro nuovi restauri, guardano alla stagione d’oro di Keaton con un obiettivo più largo, includendo cioè anche The Saphead (1920) e Spite Marriage (1929), due film che oltre ad aprire e chiudere gli anni Venti segnano l’alba e il tramonto della carriera di Keaton. Neo-diplomato alla scuola di Fatty Arbuckle, viene ‘prestato’ da Schenck alla Metro Picture che gli offre di interpretare il suo primo lungometraggio. Simmetricamente a quanto accade in The Saphead, in cui il Keaton che verrà sembra prendere vita sotto i nostri occhi, in Spite Marriage ci pare di vederlo sbiadire dolorosamente sotto il peso della seconda tormentata produzione alla corte MGM. Eppure entrambi i film offrono più di una traccia di quel genio che straborda, in diversa misura, dagli altri film in programma. Guardandoli uno dopo l’altro, in versione restaurata, The Playhouse, The Boat, The Blacksmith (nelle sue due varianti), The Ballonatic e The Love Nest non hanno affatto l’aspetto di film minori ma di lucentissime tessere che, insieme, restituiscono la gigantesca presenza artistica di Keaton. Continueremo le trattative con Buster e Charlie per The Lockdowners, ma se proprio non dovessimo ottenerlo, allora saremo costretti a immaginarcelo.

Cecilia Cenciarelli 

Programma