04/07/2022

Peter Bogdanovich e Wes Anderson… “They All Laughed!”

Wes Anderson chiamava affettuosamente Peter Bogdanovich “nonnetto” e Bogdanovich reputava il primo fonte di grande ispirazione.
Nati a trent’anni di distanza, ascoltarli parlare insieme di cinema è un po’ “studiare come si fa cinema”, o almeno come si fa il loro cinema.

In una splendida intervista di circa 30 minuti, Wes Anderson dialoga assieme a Bogdanovich di quello che il regista recentemente scomparso (nei primi giorni del 2022) ritiene essere il suo film più sentito e personale: They All Laughed (… e tutti risero, 1981).

E insieme a Wes Anderson, Bogdanovich parla dell’importanza di scrivere i ruoli ritagliandoli attorno agli attori che li interpreteranno:

“One of the reasons why movies were better written in the Golden Age is because the actors, not only the leading actors but the supporting actors, were all under contract. So they said: ‘How come Casablanca is so good?’ well you’re writing it for Sydney Greenstreet, Peter Lorre, Claude Rains, Conrad Veidt – I mean these are good actors, they have personalities, you are writing for a certain personality. It’s a lot easier, as you know, to write scenes if you know who is playing it”.

Parla delle star e della recitazione:

“My favourite kind of cast and my favourite kind of acting is when you don’t feel them acting […] I don’t wanna see a performance, I wanna see something happening that is real. And the movie stars, by their nature, were not acting, they were being! I’m talking about movie stars like John Wayne, Cary Grant, Audrey Hepburne, or the movie stars of the Golden Age… they were not acting, they were being stars”.

E citando Renoir, spiega la sua idea di cinema come di un processo il cui risultato si costruisce nel mentre e si scopre solo alla fine:

“There’s a great line of Jean Renoir’s (my favourite director) on that subject. When he was asked ‘when you start a picture, Jean, do you know what it’s going to look like?’, he said ‘Of course not, if I know what the picture will look like I have no reason to make the picture'”.

 

Sarà proprio Wes Anderson, non più in veste di intervistatore ma di regista con dei ricordi e delle fonti d’ispirazione, a introdurre stasera in Piazza Maggiore The Last Picture Show di Peter Bogdanovich, “uno dei film più significativi del cinema americano della prima metà degli anni Settanta. Uno dei più simbolici nel restituire lo spirito di un periodo nel quale il termine “Hollywood” e il termine “art” (nella sua accezione opposta a “entertainment”) non sono mai stai così vicini. Un film sul venir meno della sala e dello stare insieme (oggi attualissimo), raccontato però con distacco storico malinconico, con gli occhi di quel cinema che, tuttavia, le sale le stava facendo sopravvivere”.

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