29/06/2017

Nanni Moretti: “I miei film specchio di una generazione”

Il regista alla 31ª edizione del festival ha attraversato la sua carriera: “la cosa, il film sulla crisi del PCI, era la testimonianza di un dibattito oggi inimmaginabile”“Quando mi dicevano che i miei film erano lo specchio di una generazione provavo una certa insofferenza. Oggi rivedo con occhi diversi quei miei primi lavori e mi dico che se davvero, attraverso il racconto della mie personali vicende, ho saputo raccontare quelle di un’intera generazione non posso non considerare questa cosa un grande privilegio”.

È un Nanni Moretti che attraversa tutta la sua lunga carriera quello intervenuto oggi a Bologna, alla 31ª edizione del festival Il Cinema Ritrovato, promosso dalla Cineteca di Bologna fino al 2 luglio, in occasione della presentazione del libro-intervista L’autobiographie dilatée. Entretiens avec Nanni Moretti, curato dal critico Jean Gili, recentemente pubblicato in Francia da Broché.

Sono riemersi i momenti di formazione e i primi amori cinematografici: “Amavo molto il cinema dei fratelli Taviani, alla cui sobrietà stilistica ho cercato di ispirarmi nei miei primi lavori. Ero poi un tifoso del cinema di Carmelo Bene e mi chiedo ancora come potessi far conciliare nelle mie passioni cinematografiche due estetiche così lontane come quella di Bene e dei Taviani. Nostra Signora dei Turchi è uno dei film che ho visto più volte al cinema, assieme a La dolce vita e Otto e mezzo di Federico Fellini”.

E i ricordi di Nanni Moretti non potevano non incrociare quel 1989, anno della caduta del Muro di Berlino, della crisi del Partito Comunista Italiano e di Palombella rossa, seguito pochi mesi dopo da La cosa, documentario che ritraeva il dibattito interno al PCI di Achille Occhetto: “Ero affascinato dalla portata di quel dibattito, capace di coinvolgere non solo gli elettori di sinistra, ma tutti gli italiani. Oggi una cosa del genere sarebbe inimmaginabile”.