24/04/2020

Il Cinema Ritrovato | Fuori Sala #7

I napoletani hanno costruito la loro città non sull’arena,
ma addirittura su una terra traforata di crateri e trasudante fuoco.

L’hanno fatto per sfida? Non lo sanno. Non ci pensano, cantano forse per non spaventarsi,
per stare anch’essi al gioco della natura, da pari a pari.

Napoli, città temeraria! Ci voleva qualcuno che ti proteggesse, ci voleva un patrono speciale!”

 

Settima puntata della rubrica online “Il Cinema Ritrovato | Fuori Sala“, alla scoperta di piccole perle di cinema conservate nei nostri archivi (guarda gli episodi precedenti).

In questo episodio viaggiamo nel tempo verso Napoli con il corto Il miracolo di San Gennaro di Luciano Emmer ed Enrico Gras (1948), per anni considerato perduto, ritrovato nel 2008 dalla Cineteca di Bologna e restaurato presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata.
Un breve ma straordinario film diretto da Emmer, colui che ha inventato il “cinema d’arte” (un genere inaugurato dieci anni prima con il Racconto da un affresco, alla scoperta della Cappella degli Scrovegni di Giotto), tra gli inventori negli anni ’50 della commedia all’italiana con Domenica d’agosto e, più tardi, pioniere della comunicazione pubblicitaria.

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Guarda l’introduzione e il film cliccando sull’immagine:

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La prima parte della carriera di Luciano Emmer è generalmente associata all’invenzione del documentario d’arte. Realizzati spesso a quattro mani con Enrico Gras, questi cortometraggi riescono a trasformare le opere di Giotto, Bosch, Botticelli (e svariati altri) in narrazioni squisitamente cinematografiche. All’interno di questo corpus di lavori, stupisce dunque la presenza di un film che si muove su terreni del tutto diversi, concentrandosi su luoghi e corpi del presente per fare dialogare la ruvida concretezza della terra con l’orizzonte incerto ma pressante dei cieli. 

Le immagini che aprono Il Miracolo di San Gennaro ci riportano inevitabilmente a Viaggio in Italia di Rossellini, di qualche anno successivo: i fumi densi e le bocche ribollenti dei Campi Flegrei, a ricordarci la nostra fragilità di uomini in transito su un mondo di poderosa indifferenza, pronto a spazzarci via senza rimorso alcuno. Purtroppo, la voce di commento boriosa e aggressiva si mette di traverso per distogliere l’attenzione dalla splendida eloquenza delle immagini e aggiungere considerazioni non necessarie (è una spiacevole tassa che storicamente ha infestato il documentario italiano per molti anni). Per fortuna, il testimone viene presto ceduto a un napoletano in vena di  confidenze colloquiali con il patrono della sua città, dolce come una sfogliatella: “Miracolate da par vostro!”, lo esorta. 

E così entriamo con la folla dei fedeli nel Duomo di Napoli per assistere alla liquefazione del sangue, in una calca frenetica di volti e suoni. Stiamo quasi spalla a spalla con la folla che attende impaziente il miracolo e si lancia scomposta a baciare l’ampolla (si intravede anche un principio di rissa). L’esperienza spirituale diventa tutt’uno con quella fisica, l’urgenza collettiva prende il sopravvento sulla piccolezza individuale.  Ma questo è già argomento per la prossima puntata.

P.S.: A proposito delle voce napoletana, c’è da segnalare un giallo intrigante. Secondo la testimonianza di Emmer, apparterrebbe a Eduardo De Filippo. La notizia ha sollevato varie smentite. Qualche studioso ipotizza che Eduardo, in realtà, abbia partecipato scrivendo il testo. Altri avanzano l’ipotesi che la voce appartenga a Pietro Carloni, pregevole attore (anche nella compagnia dei De Filippo) e marito di Titina. Ogni contributo che possa aiutare a svelare l’arcano è benaccetto.

(Andrea Meneghelli)

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Rubrica a cura del direttore della Cineteca Gian Luca Farinelli e del responsabile dell’Archivio Pellicole Andrea Meneghelli.