26/06/2015

Il centenario del Genocidio degli Armeni SUL Venerdì

Il ricordo del genocidio armeno, un secolo dopo, è risuonato in tutto il mondo e ancora scuote l’opinione pubblica internazionale, e quella turca in particolare, nel tentativo – a colpi di
dichiarazioni – di cancellare un passato che continuamente riemerge. Un passato che le immagini testimoniano invece in modo indelebile: immagini di esodi, di povertà, immagini di bambini,
donne e uomini in cerca di un rifugio. Un mosaico che la Cineteca di Bologna cerca di ricostruire – in assenza di documenti visivi diretti dei momenti del massacro – attraverso un lavoro di ricerca che va dall’anno stesso del massacro, il 1915, alla fine degli anni Settanta, quando la vicenda del genocidio veniva tradotta in cinema da Malyan nel suo Naapet.

Ecco dunque un fotogramma tratto da un documentario, Armenia. Cradle of Humanity, che vuol dire culla dell’umanità, girato tra il 1919 e il 1923, in partica l’unica preziosa testimonianza visiva sulle durissime condizioni in cui versava il popolo armeno all’indomani del genocidio perpetrato cent’anni fa. Lo ripropone, a partire dal 27 giugno, la Cineteca di Bologna nella XXIX edizione del festival Il Cinema Ritrovato, e per gli spettatori sarà difficile assistervi senza pensare a quanto spaventosamente analogo spinge e costringe milioni di in individui ad abbandonare la Siria, la Libia, l’Africa centrale e orientale, il Bangladesh, la Birmania, il Messico, insomma i mille luoghi da cui non solo è naturale, ma anche indispensabile e vitale scappare, con qualsiasi mezzo“.
Continua a leggere il pezzo di Filippo Ceccarelli, da Il Venerdì (26/06/2015)

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La Cineteca di Bologna dedicherà il suo ricordo al genocidio armeno, portando a compimento un
lungo percorso di studio e relazioni internazionali con gli archivi armeni, inaugurato dal restauro di
un film-simbolo come Il colore del melograno di Sergej Iosifovič Paradžanov.
Immagini rarissime, scovate negli archivi della capitale armena Erevan, che gli spettatori del
Cinema Ritrovano potranno vedere in un programma che raccoglierà film di fiction e documentari,
e proporrà, tra le altre cose, i preziosissimi frammenti di Armenia. Cradle of Humanity (drammatica testimonianza delle devastazione in cui si trovava la popolazione sopravvissuta al genocidio) e il primo film di un cinema che svilupperà poi la sua nobile tradizione, Namus, diretto nel 1925 da Hamo Beknazarian.