Fuori Cinema | Film in TV (ma da vedere) _ venerdì 27 marzo
Aspettando la programmazione del weekend, una selezione spiccatamente cross-genre questa di venerdì 27 dai palinsesti TV e dai cataloghi dei distributori online, tra classici immortali, cult horror, lungometraggi di matrice documentaristica e cinema orientale.
I TRE DELLA CROCE DEL SUD (Donovan’s Reef, 1963, 109 min) di John Ford
[Rete 4 (canale 4), ore 16.25]
Ultimo film di Ford con John Wayne, e sua quart’ultima regia, non è un western, ma una commedia degli equivoci, non ci sono i paesaggi della Monument Valley, ma quelli della Polinesia. Ford settantenne ha ancora un’energia straordinaria a dirigere e a sondare i temi a lui cari, la famiglia, i rapporti tra le etnie, il passato militare.
(G.L.F.)
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Approfondimenti
John Ford sull’Enciclopedia del Cinema Treccani.
Intervista a Lee Marvin sul lavoro con John Ford e John Wayne.
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SUSPIRIA (1977, 100 min) di Dario Argento
[Rai 2 (canale 2), ore 1.25]
Scrive giusto Xavier Mendik nel gustosissimo volume 100 Cult Films: “Suspiria is more arthouse than atrocity”. In linea con una tradizione orrorifica antica (pensiamo ai capolavori dell’espressionismo tedesco), Argento pretende e ottiene la nostra contemplazione.
Assieme al direttore della fotografia Luciano Tovoli, concepisce ogni singola inquadratura come una composizione manierista esasperata. L’estasi è lo smarrimento, la coscienza un’allucinazione traslucida. Azzardiamo: parlasse di amabili nonnine e non di streghe, sprofonderemmo comunque nell’incanto.
(A.M.)
Approfondimenti
Dario Argento ci dà una lezione al Cinema Ritrovato; Luciano Tovoli intervistato da Cinefilia Ritrovata.
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BANDITI A ORGOSOLO (1961, 95 min) di Vittorio De Seta
[Rai 3 (canale 3), ore 2.50]
Con alle spalle una manciata di corti documentari e una solida cultura meridionalista, Vittorio De Seta esordisce nel lungometraggio a soggetto raccontando la scabrosa descensio ad inferos di un pastore sardo, ingiustamente accusato di omicidio e costretto alla macchia e al banditismo. Utilizzando solo attori presi della vita e una troupe ridotta all’osso, De Seta – “un antropologo che si esprime con la voce di un poeta” (Martin Scorsese) – reinventa il neorealismo raccontando l’insanabile distanza fra le dinamiche di un’arcaica società millenaria e uno stato lontano e oppressivo. E lo fa con uno stile secco e scarno come le pendici della Barbagia (è ancora la natura, aspra e matrigna, a incombere sull’uomo e sulla sua pretesa civilizzatrice), in cui gesti, sguardi e silenzi dominano sulle parole e su ogni tentazione romanzesca.
(A.C.)
Approfondimenti
Vittorio De Seta parla del film con il direttore della fotografia Luciano Tovoli e Carlo Lizzani; De Seta e i protagonisti del film parlano di Banditi a Orgosolo nei luoghi delle riprese (Rai Sardegna); un’illuminante lettura e contestualizzazione di Goffredo Fofi nel Dizionario dei film dell’Enciclopedia del Cinema Treccani; un collage di dichiarazioni del regista raccolte in occasione di una retrospettiva al Torino Film Festival; su RaiPlay il miglior De Seta televisivo con i quattro episodi in podcast di Diario di un maestro.
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KING KONG (1933, 100 min) di Merian C. Cooper ed Ernest B. Schoedsack
[Disponibile su Raiplay]
Non è mai esistito né prima né dopo, un film come King Kong. Concepito come sfida tecnica dai due registi, conosciuti soprattutto come pionieri del documentario etnico (Grass, 1925), è il primo film della storia a integrare in modo compiuto azione dal vivo e effetti speciali in Stop Motion, realizzati da Willis O’ Brien.
Gli autori spendono tutto in effetti speciali, tanto che devono limare il budget sul cast e sulle scenografie, alcune delle quali utiliizzate nel loro grande b-movie dell’anno prima, The Most Dangerous Game.
Il risultato è un classico senza tempo, un capolavoro d’avventura che non solo è anche un melodramma struggente su un amore impossibile, ma anche (involontariamente?) una riflessione profondissima sulla messa in scena del fantastico.
Gli effetti speciali non bastano a rendere grande un film, per questo gli autori rilanciano in continuazione lo stupore con invenzioni di messa in scena sorprendenti. Per fare un esempio, a tre quarti del film Kong viene catturato e sparisce dalla storia per qualche minuto. Ci ritroviamo a New York, in teatro, il sipario è calato, la gente attende “l’ottava meraviglia del mondo”. Il sipario si alza, scoprendo pian piano Kong incatenato. Il pubblico in teatro urla di sorpresa, ma è come se lo vedessimo per la prima volta anche noi spettatori, calato in un contesto urbano.
Una sequenza che contiene il segreto della messa in scena del “sense of wonder”, forse persino il segreto del cinema.
In molti hanno cercato di copiare o rifare King Kong, nessuno ci è mai riuscito. Solo Peter Jackson, pur limitato dall’ossessione fotorealistica del cinema digitale, nel suo remake del 2005, è riuscito a catturarne almeno il dolore.
(C.T.)
Approfondimenti
Analisi critica su Quinlan.it
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STRAY DOGS (2013, 138 min) di Tsai Ming-liang
[Disponibile su Ray Play]
A quanti è capitato, in questi giorni, di tornare con la mente a The Hole di Tsai Ming-liang e ai suoi protagonisti kafkiani sospesi in un tempo immobile e in uno spazio asfittico a causa di un’epidemia che minaccia di estinguere la civiltà?
È la stessa umanità capovolta e sfigurata da una solitudine senza fondo quella portata sullo schermo da Stray Dogs, decima e ultima opera di uno degli autori più talentuosi e radicali della seconda Nouvelle Vague taiwanese. I suoi cani randagi sono un padre e due figli: il primo lavora reggendo un cartello pubblicitario ai margini della strada mentre i bambini vagano per la città, lavandosi dove capita e mangiando quello che trovano. Tsai si congeda dal cinema anche in senso formale, spogliandosi quasi completamente della narrazione e spingendo il suo tanto invocato ‘rigore bressoniano’ fino alle soglie dell’istallazione artistica e della fotografia sperimentale, con inquadrature fisse che sfiorano i dieci minuti. Non importa che siate cinefili irriducibili o alle prime armi: non desistete e verrete lautamente ricompensati.
(C.C.)
Approfondimenti
Intervista con Tsai Ming-liang (Camberra, Australian National University, 2013); breve storia del cinema taiwanese: lezione di cinema dal canale della Cinémathèque royale de Belgique; la rappresentazione, in continua evoluzione, di Taipei al cinema.
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