04/05/2020

Fuori Cinema | Film in TV (ma da vedere) _ martedì 5 maggio

Kirk Douglas grande protagonista della giornata di oggi, prima nei panni dell’eroe ribelle Spartacus, poi nel West, tra Uomini e cobra. Questa sera, e per tutti martedì del mese, Cine34 omaggia Pupi Avati: noi abbiamo scelto un titolo che da solo vale il film, La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone.

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SPARTACUS (1960, 197 min) di Stanley Kubrick
[Iris (canale 22), ore 16]

Il grande film fuori controllo di Kubrick: ovvero il film che non riesce a controllare, entrandovi in corsa quando gia dilagano i contrasti tra il produttore/protagonista Kirk Douglas e lo sceneggiatore Dalton Trumbo. Dallo squilibrio dei rapporti di forza nasce un kolossal sui rapporti di forza e le perversioni del potere. La storia è quella di Spartacus, il gladiatore trace che guida la rivolta degli schiavi contro Roma: “Crasso [è il personaggio interpretato da Laurence Olivier, le cui scene di sauna con Tony Curtis furono sforbiciate e poi reinserite negli anni Novanta], come il generale Broulard di Orizzonti di gloria, come il dottor Stranamore, come il ministro e il dottor Brodsky di Arancia meccanica, è un super-tecnocrate, un manipolatore, l’incarnazione stessa del potere” (Michel Ciment).
(P.C.)

Approfondimenti

Kirk Douglas, Peter Ustinov e Steven Spielberg sul film; saggi di Ruggero Eugeni e Stephen Farber; recensione d’epoca di Eugene Archer sul “New York Times”; il restauro del film; il matte painting per una scena; la puntata di Ulisse dedicata alla vera storia di Spartaco.

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LA LEGGE DEL MERCATO (La loi du marché, 2015, 93 min) di Stéphane Brizé
[Rai 5 (canale 23) ore 21]

Con otto lungometraggi in vent’anni, Stéphane Brizé si è imposto come uno dei più significativi cineasti francesi contemporanei, anche per il vigore con cui descrive i fenomeni sociali più drammatici del presente e per l’abilità con cui fonde le forme documentarie a quelle finzionali. In questo film (il primo ad essere distribuito in Italia), radicalizza e depura lo stesso dispositivo già adottato per Entre adultes (2006): una narrazione a frammenti disgiunti ellitticamente l’uno dall’altro, un individuo che cerca un lavoro; il dialogo, e quindi il confronto, con chi glielo dovrebbe fornire. Con la differenza che è intervenuta la crisi economica e il protagonista, Thierry, ha superato i cinquant’anni, è un operaio specializzato disoccupato da ormai venti mesi e sta quindi vivendo l’angoscia di “un uomo normale in una situazione brutale”. Brizé adotta un metodo simile a quello di Loach, l’uso del piano-sequenza e il formato Scope per far rientrare nel campo visivo ciò che avviene di fronte o accanto a Thierry, interpretato dal magistrale Vincent Lindon (premiato a Cannes). Mostrando una serie di situazioni umilianti, la regia mette a fuoco la disumanizzazione di un liberalismo sfrenato che ha abbandonato a se stessi, senza tutele, i cittadini più demuniti, mentre viene meno anche ogni senso di solidarietà fra le vittime, come si vede nella scena del colloquio cui partecipano altri disoccupati.
(R.C.)

Approfondimenti

Recensione di Jacques Mandelbaum su “Le Monde” (in francese); analisi e dossier pedagogico sul film (in francese); interviste video sul film a Stéphane Brizé e Vincent Lyndon (in francese).

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UOMINI E COBRA (There Was a Crooked Man, 1970, 125 min) di Joseph L. Mankiewicz
[Iris (canale 22), ore 21.10]

Il cobra più pericoloso è l’istrionico Paris Pitman (Kirk Douglas), criminale che nell’Arizona del 1883 non esita a ingannare e a sopprimere i complici per godere da solo del tesoro di una rapina, né, una volta arrestato e incarcerato, ad architettare un piano diabolicamente machiavellico. Sul finire di carriera, la disillusione e la misantropia di Mankiewicz si nutrono di un sarcasmo beffardo e crudele nel mettere in scena il suo unico western (in effetti frutto di una felice contaminazione col genere carcerario), basato su un copione di David Newman e Robert Benton (reduci dal successo di Gangster Story di Penn). Alla poetica del regista sono congeniali elementi come il tradimento, la menzogna, il gioco di maschere, l’amoralità trionfante e la sovversione dei codici (si vedano i riferimenti espliciti all’omosessualità nei personaggi di due vecchi imbroglioni e di un secondino sadico). In contrapposizione al luciferino Douglas (diretto per la seconda volta da Mankiewicz dopo Lettera a tre mogli), lo sceriffo puritano impersonato da Henry Fonda incarna i valori di un tempo (e di un altro cinema). La massiccia struttura carceraria, ideata dallo scenografo Edward Carrere, venne costruita dalla Warner nel deserto del Joshua Tree National Monument.
(R.C.)

Approfondimenti

Recensione di François Forestier (in francese); analisi del film (in francese); il documentario su Joseph L. Mankiewicz (con interviste video) All About Mankiewicz (1983) (in inglese) e un’intervista a Kirk Douglas sulla sua carriera (1979).

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LA MAZURKA DEL BARONE, DELLA SANTA E DEL FICO FIORONE (1974, 110 min) di Pupi Avati
[Cine34 (canale 34), ore 21.10]

Ugo Tognazzi, nel ruolo di un feroce mangiapreti, vuole abbattere un fico che l’ha reso zoppo, considerato però ‘sacro’ dalla gente del luogo. Ma il lestofante Paolo Villaggio inscena una finta apparizione religiosa che trasforma l’antagonista in un fervente bigotto. “Storia priva di pudore e di senso della misura” (Pupi Avati), ambienta nella campagna romagnola e popolato dai ricordi e dalle fantasie infantili del regista, “con un grottesco spinto fino alle estreme conseguenze, è un film popolato di mostri: le zie zitelle, la cugina imbecille canterina, un prete viscido, il servitore ritardato ed erotomane, il notaio nano, il maresciallo dei carabinieri ottuso. E anche le comparse sono scelte in base a un evidente fellinismo lombrosiano. […] La mazurka si impone come un prodotto bizzarro, fuori dagli schemi e dalle regole di un cinema italiano spesso decisamente più conformista. La follia naïf è la tavolozza sulla quale Avati, al terzo film e al primo realizzato nella vera grande industria cinematografica, spennella i suoi colori esasperati”.
(Andrea Maioli, Pupi Avati. Sogni incubi visioni, Edizioni Cineteca di Bologna 2019)

Approfondimenti

La scheda completa con la storia del film, dal volume di Andrea Maioli; Gianni Cavina, Pupi e Antonio Avati a proposito del film; il catalogo della mostra Pupi Avati. Parenti, amici e altri estranei.

 

A HISTORY OF VIOLENCE (2005, 96 min) di David Cronenberg
[Rai Movie (canale 24), ore 22.55]

Tratto da una graphic novel di John Wagner e Vince Locke, il film sembra a prima vista una ‘vacanza’ di Cronenberg dai suoi temi abituali. In realtà, Una storia violenta ribadisce con estrema sottigliezza le costanti del suo cinema. Il regista spiazza qui i suoi stessi estimatori, realizzando il suo film più classico, quasi un western moderno abitato da figure doppie, che si camuffano come quegli insetti che, per sfuggire agli attacchi, si mimetizzano tra le foglie. Chi è Tom Stall/Joey Cusack? Un buon padre di famiglia o un violento killer? A volte basta un gesto inatteso per comprendere meglio le cose.
(Rinaldo Censi dal mensile “Cineteca” di giugno 2012)

Approfondimenti

Antologia della critica italiana; un articolo di Francesco Ruggeri su “Cineforum” e la recensione di Manohla Dargis sul “New York Times”; il regista sul film; dal fumetto al film; master-class di David Cronenberg a Venezia.

Selezione titoli, commenti e approfondimenti a cura di Alessandro Cavazza, Roberto Chiesi e Paola Cristalli.