‘Apocalypse Now – Final Cut’: l’incontro sul restauro
A 40 anni dal suo esordio e dalla vittoria al Festival di Cannes dove era stato presentato come work in progress, il capolavoro coppoliano Apocalypse Now ritorna nel 2019 sul grande schermo in una nuova versione. Apocalypse Now – Final Cut è il frutto di un lungo lavoro di restauro, durante il quale il regista, grazie al team di American Zoetrope, ha rimesso mano sia al montaggio che alla qualità dell’immagine e del suono, regalando una esperienza inedita del grande classico.
Il 28 giugno all’interno della cornice degli “Incontri sul restauro del Cinema Ritrovato 2019” James Mockoski (American Zoetrope) e Vincent Pirozzi (VP of Mastering, Roundabout Entertainment), moderati da Lee Kline (Criterion) hanno parlato al pubblico del festival di quella impresa di recupero, svelando i segreti di un lavoro di anni tra nuove tecnologie, metodi di conservazione e aneddoti.
“Un restauro che vuole dialogare con il passato e che non vuole cancellare le tracce del tempo”: questo il modus operandi e l’obiettivo dell’operazione, terza versione in quattro decadi con cui Coppola ha ammesso di avere trovato finalmente la “misura perfetta” per il suo film. Se la prima versione, quella presentata nel 1979 a Cannes, era a detta di Coppola troppo corta poiché priva di tutti gli elementi più “strani”, e la versione Redux del 2001 era troppo lunga, comprensiva di tutto ciò che era stato girato e non incluso nella prima, la Final Cut ha saputo trovare un giusto equilibrio tra le due e la soddisfazione del regista.
Partendo per la prima volta dal vero e proprio negativo e non dal cosiddetto Interpositive, il team di restauratori è riuscito ad ottenere la migliore qualità possibile, diversamente ottenibile con copie digitali di altre copie o dall’analog printing. Grazie alle nuove tecnologie disponibili come i software digitali e i print scanners si è ottenuta una maggiore stabilizzazione e una visibile riduzione del flicker. I dettagli – come i contorni delle nuvole nel cielo mattutino – sono stati resi ancora più nitidi e la color correction è rimasta fedele alla complessa fotografia costruita dal DOP Vittorio Storaro.
Proprio nell’ottica di fedeltà all’originale e di rispetto dei segni del tempo, il team ha deciso di mantenere visibile la pasta della pellicola con quella consistenza tipica dell’analogico. L’unica parte dove si è intervenuti leggermente di più che per il resto delle immagini è stata la prima inquadratura, l’apertura iconica con la linea di palme mosse dal vento sovrastate da un cielo rossastro: proprio in quanto “prima cosa che vedono gli spettatori”, i restauratori hanno deciso di ridurre la grana, altrimenti molto visibile, sempre però “quel poco che bastava per mantenerla naturale”.
Coppola voleva che il pubblico fosse parte dell’esperienza, e in questo senso la cura del sonoro ha portato questa versione del film a un livello di qualità altissimo, creando un ambiente sonoro vivo, dinamico, caldo. La vicenda sul sonoro del film è curiosa: nel 1979 furono fatti due master del sonoro, uno per Zoetrope e uno per MGM, che per qualche motivo scomparvero. Tuttavia ci fu una copia, mandata ai Pinewood Studios nel Regno Unito per fare il doppiaggio straniero. Quell’unica copia nel 1980 fu miracolosamente ritrovata in un cassonetto proprio da un impiegato della Zoetrope che all’epoca lavorava a quegli studi, e che l’ha poi conservata per dieci anni. “Tutto ciò che abbiamo fatto sul suono dal 1991 viene da quella copia del cassonetto, una copia a 44 kiloheartz, a un livello ciò inferiore allo standard di 48 – inferiore quindi a un master di tre generazioni prima!”.
Come per le immagini, l’audio è stato trasferito a una più alta risoluzione (anzi più alta che mai) grazie soprattutto al lavoro del tecnico del suono Walter Merch, che aveva lavorato anche alla versione Redux e che quindi conosceva quel sonoro forse più di qualsiasi altra persona al mondo. L’uso del Dolby Surround, di cui tuttavia non si è abusato ma anzi fatto un uso molto moderato, ha permesso di creare un ambiente sonoro immersivo, facendo percepire allo spettatore in modo dinamico e profondo l’ambientazione del film – in tutta la sua potenza.
Apocalypse Now – Final Cut sarà distribuito nelle sale italiane nel prossimo autunno dalla Cineteca di Bologna nel progetto Il Cinema Ritrovato al cinema.
Bianca Ferrari
Nell’ambito del corso di Alta Formazione per redattore multimediale e crossmediale, nel progetto di formazione della Cineteca di Bologna.