Il Cinema Ritrovato Book Fair: Intervista a Giovanna Fossati (EYE Filmmuseum)
Giovanna Fossati insegna Film Heritage and Digital Film Culture all’Università di Amsterdam (UVA) e lavora come Head Curator per l’EYE Filmmuseum. Insieme a Annie van den Oever ha curato il volume “Exposing the Film Apparatus. The Film Archive as a Research Laboratory”, in vendita alla Mostra mercato dell’editoria cinematografica durante Il Cinema Ritrovato.
“Exposing the Film Apparatus” è un titolo tanto interessante quanto, in un certo senso, enigmatico. Può spiegare brevemente a che cosa si riferisce?
Il volume “Exposing the Film Apparatus”, da me curato insieme alla collega Annie van den Oever, nasce dal simposio “The Film Archive as a Research Laboratory”, poi diventato sottotitolo del libro, che abbiamo organizzato nel 2013 in collaborazione con EYE Filmmuseum, l’Università di Groningen e l’Università di Amsterdam (UVA). Questo simposio ha avuto origine dalla collaborazione tra queste istituzioni sugli apparati. L’università di Groningen possiede infatti un piccolo archivio dedicato principalmente alla collezione di apparati. Si tratta di una di quelle rare situazioni in cui la collezione, essendo di appartenenza dell’università, è a disposizione degli studenti. Non e’ chiusa in un deposito e in questo senso è viva. Per il simposio del 2013 abbiamo invitato alcuni studiosi e archivisti a presentare ognuno un apparato a scelta sulla base della propria pratica archivista o ricerca accademica. L’idea era di “riattivare” questi apparati (dal pre-cinema allo smartphone senza limiti di medium) e discutere sulla loro rilevanza e utilità per la ricerca e la pratica museale oggi. “Exposing” è stata la tappa successiva in questa ricerca su come studiare e presentare al pubblico questi apparati, come riuscire a “riattivarli”.
Nella sua introduzione a “Exposing the Film Apparatus” discute, tra le altre cose, degli albori del cinema e della nascita del cinematografo, a cui è dedicata anche la mostra Lumière! L’invenzione del cinematografo a Bologna. Che tipo di relazione esiste tra la tecnologia ed il cinema, fin dalle sue origini?
La relazione tra cinema e tecnologia è profondissima e risale a prima della nascita del cinematografo. Questa è una delle convinzioni che ci hanno mosso in questo progetto. Alle origini del cinema esisteva un grande fermento sperimentale, basti pensare ai fratelli Lumière che erano in primo luogo sperimentatori e scienziati, più che creativi del cinema. E’ possibile farsene un’idea precisa alla mostra a loro dedicata qui a Bologna. Nella nostra introduzione sottolineiamo che nei centoventi anni di storia del cinema c’è sempre stato un interesse per la tecnologia, declinato ovviamente in modi diversi, dai primi sviluppi teorici alle sperimentazioni sull’uso del montaggio di Dziga Vertov e Sergej Ejzenstejn, alla fotogenia con Jean Epstein. Il fermento della sperimentazione delle origini ha similarità con quello odierno, legato all’avvento del digitale. Per questo abbiamo voluto includere anche contributi su apparati come lo smartphone e recenti installazioni digitali. La tecnologia digitale è alla portata di tutti, e ognuno di noi gira con in tasca un piccolo cinematografo, e più ancora con una videocamera, una app per il montaggio e un archivio. Questo ha aumentato l’attenzione e la curiosità da parte dei giovani nei confronti delle nuove tecnologie, ma anche di quelle storiche. Dunque siamo in un momento eccezionale per affrontare questo tema.
Oggi più che mai, la tecnologia è importante non solo nella produzione di un film, ma anche nella sua conservazione. Questo è uno dei temi principali del libro, nonché uno dei temi affrontati durante il congresso FIAF tenutosi quest’anno a Bologna. In che modo gli archivi cinematografici stanno affrontando i cambiamenti in corso nel cinema e nella tecnologia, districandosi tra passato, presente e futuro?
Gli archivi stanno cercando nuove forme di presentazione di collezioni che non siano solo quelle di film. All’EYE Filmmuseum, per esempio, gli apparati vengono messi in mostra in modo che si possa capire come funzionavano , per esempio creando repliche e facendo vedere che tipo di immagini producevano o proiettavano. In generale, nei musei di cinema esiste oggi una particolare attenzione nell’esporre questi apparati in un modo che il pubblico sia confrontato con il loro funzionamento.
Oggi l’utente non e’ spaventato dalla tecnologia, ne e’ in parte affascinato, ed è quindi un buon momento per parlare del lavoro gli archivi cinematografici, che devono raccogliere la sfida e dimostrare che questo patrimonio è accessibile e importante per tutti. Al pubblico interessato, che non è solo quello di accademici e cinefili, devono essere offerti gli strumenti per capire. Il nostro progetto e il volume “Exposing the Film Apparatus” sono dedicati esattamente a questo.