29/06/2016

Il Cinema Cubano: Intervista a Luciano Castillo

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Luciano Castillo è direttore della Cinemateca de Cuba, ICAIC. Al Festival Il Cinema Ritrovato presenta quest’anno la proiezione del restauro di Memorias del Subdesarrollo (1968) di Tomás Gutiérrez Alea.

Come si è evoluto il cinema cubano nel passaggio dalla fase pre-rivoluzionaria a quella post-rivoluzionaria? E qual è stato il ruolo della censura nelle due fasi?

Alle sue origini pre-rivoluzionarie, il cinema cubano era il cinema dei sognatori. Non esisteva un cinema
“statale”, non vi erano i presupposti per finanziare le produzioni cinematografiche. Con ciascuna pellicola nasceva e moriva il cinema cubano. I film cubani avevano una distribuzione quasi inesistente e anche laddove presente – oltre a Cuba, in alcuni paesi dell’america latina e a Los Angeles – comunque malfunzionante, e le compagnie cinematografiche non vedevano futuro. Il cinema pre-rivoluzionario ha avuto tuttavia un grande merito: grazie a questi primi cineasti sono nati grandi film sulla cultura cubana, che viene impressa in pellicola. Rita Montaner è stata una grande figura del cinema di questo periodo, che è soprattutto testimone di un’epoca, un cinema melodrammatico, accompagnato da musiche cubane. Una particolarità di questo periodo è la diffusa co-produzione con il Messico: molti registi messicani si recavano infatti a Cuba per filmare i grandi protagonisti della musica cubana con l’aiuto di tecnici e professionisti locali. Vi sono stati alcuni tentativi da parte di alcuni governi di creare istituti per finanziare il cinema come un’industria, ma niente si concretizzò. Nel 1959, con la fine della rivoluzione cubana e la costituzione di un nuovo governa, fu emanata la prima legge in ambito culturale riguardante la creazione dell’Instituto Cubano del Arte y Industria Cinematográficos, che riconosceva l’importanza del cinema come mezzo per arrivare alla massa, divulgare la rivoluzione ed influenzare la cultura. Da allora, ogni decade ha avuto le sue caratteristiche: gli anni Sessanta sono gli anni in cui il cinema cubano viene finalmente riconosciuto e apprezzato, ma comunque senza trovare una distribuzione davvero ampia e importante. Il cinema cubano si vedeva ancora nelle cineteche, in circuiti underground o nei festival. Per molto tempo, le grandi opere del cinema cubano non sono state distribuite. A partire dalla fine degli anni Sessanta, per la prima volta a Cuba cominciò a prendere forma una vera e propria industria cinematografica finanziata dallo Stato, dove predominava non solo il cinema di finzione, ma anche il cinema documentaristico come quello di Santiago Álvarez Román, che si fece conoscere ai festival di cinema anche nel resto del mondo. Lo stesso cinema di finzione venne molto influenzato dallo stile del
documentario. Uno degli esempi più evidenti è Memorias del Subdesarrollo, che marca un prima e dopo nella distribuzione del cinema cubano, segnando un primo tentativo di varcare i confini nazionali in modo decisivo. Come in tutti i paesi, nel cinema cubano ci sono stati momenti in cui si è assistito ad alcuni esempi di censura. Però tengo a precisare che Memorias del Subdesarrollo non fu mai censurato. 

Memorias del subdesarrollo di Tomás Gutiérrez Alea è stato restaurato dalla Cineteca di Bologna presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata in associazione con ICAIC. Questo restauro, presentato al Festival di Cannes e ora al Cinema Ritrovato, è stato sostenuto da George Lucas Family Foundation, The Film Foundation (World Cinema Project) e Camelia Films, che hanno riconosciuto in questo film un capolavoro del cinema cubano. Qual è secondo lei l’importanza storica di Memorias del Subdesarrollo?

Come dice una mia amica cineasta cubana, Memorias del Subdesarrollo è la cattedreale del cinema cubano. È una pellicola tanto moderna che si potrebbe dire che è stata filmata ieri per domani. Si tratta di un film molto critico e rivelatore, che è stato molto visto a Cuba, molto studiato, e che, tengo a sottolinearlo ancora una volta, non fu mai, mai, mai censurato. È anche uno dei rari casi in cui un film cubano è tratto da un libro, l’omonimo romanzo di Edmundo Desnoes, nonché un esempio di cinema di finzione influenzato dallo stile documentaristico. Il linguaggio del documentario si integra perfettamente nel film, che tratta temi importanti non solo a Cuba: le riflessioni di Memorias del Subdesarrollo si collegano con argomenti universali. Grazie soprattutto al laboratorio L’immagine ritrovata della Cineteca di Bologna e al World Cinema Project, Memorias del subdesarrollo è la prima pellicola cubana che viene restaurata e siamo molto grati alla Cineteca di Bologna per aver reso possibile questo restauro.

In che modo il cinema italiano neorealista ha influenzato il cinema cubano?

I collegamenti tra cinema cubano e cinema italiano vengono dagli anni Cinquanta o fine dei Quaranta, quando nella programmazione delle sale si inseriscono poco a poco film del neorealismo italiano che ebbero un grande impatto soprattutto sull’intellighenzia. Giovani come Tomás Gutiérrez Alea e Julio Garcia Espinosa, entusiasmati dal neorealismo, andarono in Italia a studiare al Centro Sperimentale di cinematografia di Roma, dove ebbero contatti con altri importanti cineasti. Dopo i soggiorni in Italia, questi registi cubani rientravano a Cuba inserendosi nell’intellighenzia cubana in modo spontaneo e portando l’influenza della loro esperienza italiana.  Cominciarono ad essere organizzate a Cuba conferenze sul neorealismo e nacque il primo festival di cinema italiano a L’Avana, a cui parteciparono ospiti italiani tra cui Silvia Mangano e Dino De Laurentis. Il cinema italiano ha sempre avuto un pubblico affezionato a Cuba. Negli anni Cinquanta un produttore messicano molto importante, Manuel Barbachano Ponce, che ha prodotto tra gli altri un film diretto da Bunuel premiato al festival di Cannes, cominciò a lavorare con l’italiano Cesare Zavattini. Da questo incontro, in collaborazione con altri cinesti, nacque il progetto “Cuba mia”. Quando trionfò la rivoluzione Zavattini si recò a Cuba e contribuì alla nascita dell’Instituto Cubano del Arte y Industria Cinematográficos. Il nuovo cinema cubano post-rivoluzionario è interamente influenzato dal cinema neorealista italiano.

Abbiamo parlato del passato del cinema cubano. Qual è secondo lei il presente – e il futuro – del cinema cubano?
Il presente e il futuro del cinema cubano è un argomento molto vasto e complesso da affrontare. Posso
dire che oggi l’Instituto Cubano del Arte y Industria Cinematográficos è l’unico produttore riconosciuto a Cuba, ma esistono molti produttori indipendenti che cercano di trovare uno proprio spazio. L’Instituto Cubano sta lottando per la promulgazione di una nuova legislazione affinché questi cineasti possano essere riconosciuti legalmente. Ad oggi, non esistono altre leggi legate alla produzione cinematografica se non quella emanata nel 1959. Questo è quello che ci auguriamo nel futuro: una differenziazione della produzione cinematografica cubana e la speranza di dare al cinema cubano uno spazio importante nel cinema mondiale.