29/04/2020

Fuori Cinema | Film in TV (ma da vedere) _ giovedì 30 aprile

Un Costa-Gavras d’annata, un Totò (con Vittorio De Sica) che ci riporta al ricordo di una splendida serata di qualche anno fa in Piazza Maggiore con Carlo Croccolo, un Pasolini ai vertici della sua creatività estetica. Ma anche un Garrone meno noto da riscoprire…

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I DUE MARESCIALLI (1961, 92 min) di Sergio Corbucci
[Cine 34 (canale 34), ore 12.20]

I due marescialli parte come film sulla rivalità tra un maresciallo di pubblica sicurezza e un maresciallo dei carabinieri impegnati nella medesima indagine ma dopo l’intervento della censura il soggetto cambia radicalmente: De Sica conserva la qualifica (anche per ricollegarsi al popolarissimo personaggio interpretato nei Pane, amore e…) mentre Totò si trasforma in un ladruncolo che l’8 settembre del ’43 ruba la divisa al maresciallo lasciandogli in cambio una tonaca da prete. Il ladro e finto maresciallo Totò, il finto prete ma vero maresciallo De Sica, più Gianni Agus, gerarca sopra le righe, urlano e si agitano immettendo un po’ di sana comicità teatrale nel nuovo filone un po’ ipocrita del cinema resistenziale.
(Alberto Anile da Totalmente Totò, Edizioni Cineteca di Bologna 2017)

Approfondimenti

Nel film l’attore Carlo Croccolo doppiava Totò. Ma non solo…

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MISSING – SCOMPARSO (1982, 122 min) di Costa-Gavras
[Iris (canale22), ore 14.30]

A chi gli contesta un eccesso di azione e di schematicità nel disegno dei personaggi, Costa-Gavras, decano del thriller politico-cospirativo, ha sempre risposto che solo lavorando all’interno delle convenzioni e coniugando la tensione del giallo con lo shock della denuncia si può raggiungere e sensibilizzare un pubblico più vasto. Missing è emblematico di questo approccio: in piena era reaganiana il regista di Z utilizza capitali e star hollywoodiane (Jack Lemmon e Sissy Spacek) per lanciare il suo j’accuse contro gli scheletri nell’armadio della più antica democrazia del pianeta. Il senso di sgomento e di disillusione di un rispettabile uomo d’affari newyorkese alla disperata ricerca del figlio scomparso negli insanguinati giorni successivi al golpe di Pinochet, diventa il riflesso del nostro disgusto nei confronti delle storture del potere e della storia. Non mancano certo i particolari in cronaca (il coinvolgimento della CIA, le torture e le esecuzioni nell’Estadio Nacional, perfino il ruolo salvifico dell’ambasciata italiana), ma a intrigarci è soprattutto il vibrante dipanarsi di una narrazione che bilancia dramma umano e politico, imbastendo frammenti di memorie, doppie verità, opache e inconfessabili contiguità. E quel senso di orrore diffuso (memorabile la sequenza della camminata dei due protagonisti fra cumuli di cadaveri ammassati), che a tratti raggiunge la densità allucinatoria di un incubo a occhi aperti.
(A.C.)

Approfondimenti

Recensioni di Giorgio Rinaldi su “Cineforum” e di Vincent Canby sul “New York Times”; il regista presenta il film e parla della sua idea di cinema politico; l’Oscar a Costa-Gavras e Donald Stewart per la miglior sceneggiatura non originale; un articolo sul “Guardian” di Joyce Horman (interpretata da Sissy Spacek nel film); la puntata di “Il tempo e la storia” dedicata al golpe cileno.

 

ESTATE ROMANA (2000, 90 min) di Matteo Garrone
[Zelig Tv (canale 63) ore 21.30]

Garrone imbastisce un fecondo viaggio in una Roma sconosciuta, pronta ad ospitare il Giubileo, dove il melting pot è una dimensione del quotidiano, precaria ma possibile.

Una menzione speciale per gli attori e in particolare per la sofferta e trasognata Rossella Or che, con il cameo di Victor Cavallo, è un doveroso omaggio al mitico Beat 70.

Musiche della Banda Osiris.

Approfondimenti

Un’intervista a Matteo Garrone su Estate romana.

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DARK NIGHT (2016, 78 min) di Tim Sutton
[Rai 4 (canale 21), ore 23.30]

La notte del 19 luglio 2012, in un multiplex di Aurora, Colorado, il ventiquattrenne James Eagan Holmes spara sul pubblico inerme seduto in sala per la prima di The Dark Knight Rises (Il cavaliere oscuro – Il ritorno), ultimo capitolo della trilogia di Christopher Nolan. Il tragico bilancio è di dodici morti e settanta feriti. Una strage che il regista e sceneggiatore Tim Sutton decide di non spettacolarizzare. La ‘notte oscura’ del titolo è il punto terminale a cui la narrazione tende ineluttabilmente, con la tensione di un thriller, ma il film si sofferma a descrivere il disagio esistenziale della provincia americana, le vite di giovani immersi, quasi sospesi, in un quotidiano banale, alienante, attraversato da una cupa violenza latente. Le affinità narrative e stilistiche con Elephant di Van Sant non esauriscono le qualità di questo epigono, capace di materializzare un’atmosfera disperata e rarefatta, grazie anche alla fotografia della francese Hélène Louvart e alle musiche malinconiche di Maica Armata.
(A.A.)

Approfondimenti

Intervista al regista Tim Sutton; quattro film Sundance sull’uso delle armi.


IL FIORE DELLE MILLE E UNA NOTTE (1974, 125 min) di Pier Paolo Pasolini
[Rai Movie (canale 24), ore 0.45]

Paradjanov dichiarò ai “Cahiers” di amare l’ultimo film della Trilogia della vita, ispirato alla novellistica araba, probabilmente perché in ideale sintonia con Pasolini nella passione per un mondo antico e remoto dove ogni oggetto, dal più raffinato e prezioso al più umile, ha sempre un’origine artigianale. E l’intero, magico universo di ambienti, tessuti, monili, abiti, gioielli che vediamo nelle Mille e una notte reinventate da Pasolini con l’apporto essenziale di Dante Ferretti per le scenografie e di Danilo Donati per i costumi, deriva sempre dal lavoro delle mani umane. Anche se contrastato da innumerevoli “anomalie del destino” e ostacoli (com’è proprio delle fiabe), l’eros etero e omosessuale è vissuto qui per la prima e ultima volta nel cinema pasoliniano nella luce di una felicità carnale dovuta alla dimensione onirica delle storie quanto all’assenza del cattolicesimo (e paradossalmente anche dell’islamismo). Ma non mancano situazioni cifrate e segreti rimandi a Freud. La cornice di Sherazade è stata sostituita da Pasolini con la storia di Nur ed-Din e della schiava Zumurrud (personaggio scritto con Dacia Maraini). Gran Prix speciale della Giuria a Cannes, censura fortunatamente distratta, successo di pubblico.
(R.C.)

Approfondimenti

Scheda tecnica e artistica, critica di Morando Morandini e antologia di dichiarazioni di Pasolini raccolte da Nico Naldini; due sequenze tagliate dal film: il primitivo incipit del film e l’epilogo della storia della principessa Dunya; estratto della conferenza-stampa di Pier Paolo Pasolini al Festival di Cannes 1974.

Selezione titoli, commenti e approfondimenti a cura di Alice Autelitano, Alessandro Cavazza e Roberto Chiesi.